L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







martedì 18 maggio 2010

Drammaterapia: tra vivere e governare la vita


@ Nero

Libertà, leggerezza di piuma, pesantezza dell’essere.
Caro director, come posso non apprezzare i tuoi scritti, che cercano di dar luce alle ombre della nostra esistenza, facendo considerazioni giuste, anche se a volte, dure da accettare.

Già, è duro condividere il pensiero di chi, in un certo qual modo, sovverte le regole e ribalta il tavolo zoppicante per andare alla ricerca di un tavolo nuovo; magari più piccolo ma più solido e stabile. In fondo alla condizione di "peccatori" ci eravamo abituati, come ci siamo adattati alla condizione di animali che agiscono in un istinto di sopravvivenza, sottomessi all’ineluttabile volontà di un destino volatile e capriccioso, malvagio o gioioso.

Accettando la tua interpretazione dell’esistenza legata ad un’autocoscienza che ci pone sempre e comunque di fronte alle nostre responsabilità, ci si deve far carico delle proprie scelte, si devono accettare i propri errori, si deve, per farla breve, accettare la necessità di VIVERE. Parola stupenda e spaventosamente grande, perché racchiude un insieme tale di altri verbi, aggettivi e sostantivi, da poterci scrivere un libro, e perché una delle domande a cui l’uomo forse non troverà mai risposta è proprio questa. Perché viviamo? In fondo il senso che diamo alla vita è si legato a ciò che facciamo dal momento della nascita in poi, ma  anche alla fine della stessa e alla paura di morire…
Ed ecco affacciarsi il bisogno irrazionale di delegare a qualcun altro il nostro destino, il bisogno di religiosità, aver fede, credere in qualcosa di soprannaturale, salvifico e buono, giudice e castigatore. In nessuna cultura, razza, etnia, società civile o allo stato primordiale, in nessun luogo sul pianeta che abitiamo, esiste un popolo, una tribù, un nucleo di persone che non adorano, venerano, si prostrano, si sacrificano in nome di uno o più dei e di una fede. Vorrà pur dire qualcosa? Ed allora la libertà, nel senso lato del termine, quella intesa come ricerca di un’autocoscienza, come presa di posizione consapevole verso la vita e il mondo che ci circonda, può diventare un peso, se non abbiamo gli strumenti per supportarla.
Arrivano ad aiutarci i comportamenti eccessivi rivolti a tamponare e nascondere i nostri difetti, e a farci credere di essere liberi, ma prigionieri delle nostre paure. Sono libero di prendere e fare ciò che voglio, comprare, viaggiare, ecc.. dotandomi del denaro necessario. Mi assumo responsabilità legate al quotidiano, perché necessarie all’obbiettivo, ma rinnego i sentimenti e le mie necessità interiori. Oppure sono libero di muovermi senza tener conto degli altri e del loro pensiero, i miei rapporti cambiano ed evolvono secondo le mie personali necessità, e non mi assumo responsabilità legate ai rapporti che ho con loro e con il quotidiano.
In altri casi rifiuto la realtà e mi rifugio in un ideale mondo fatto di sogni. E ancora per paura di muovermi e far danni mi rifugio in un immobilismo che rende la mia vita una prigione a cui io stesso ho messo le sbarre. In ogni caso il peso dell’autocoscienza ci condiziona e ci “zavorra” l’esistenza. Che dire della nostra società relativista, in cui tutto ha un prezzo, e in cui gli scandali ormai all’ordine del giorno fanno gridare “vergogna”! Scandali che coinvolgono uomini politici, religiosi, gente di spettacolo, malavitosi, in un mix indistricabile di rapporti governati dall’unico obiettivo di avere denaro e potere a dismisura.

In questa società, dicevamo, le sette religiose prolificano, ai maghi si rivolge il 30% della popolazione dai 18 anni in poi, si gioca e ci si rovina economicamente cercando il bacio della Dea Bendata mentre lo Stato lucra.Questo bisogno di soprannaturale è forse l’altra faccia del materialismo?
E’ una visione delle cose del tutto personale.. Mi sta bene così, forse perché sto cercando di capire cosa è veramente importante per vivere.

Nessun commento:

Posta un commento