L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







martedì 18 maggio 2010

Drammaterapia: lavorare con la nostra storia evolutiva


@ Bleu

Secondo il Mito, Prometeo rubò agli Dei il fuoco sacro per donarlo agli uomini e per questo fu punito orribilmente: incatenato sulle montagne del Caucaso, un’aquila di giorno gli divorava il fegato, che ricresceva di notte. Solo Eracle, l’Ercole romano, lo liberò dal supplizio.
Le Scritture giudaico -cristiane raccontano della cacciata di Adamo ed Eva dalle delizie dell’Eden dopo aver addentato la mela proibita.
La religione e il mito hanno sottolineato come, per la specie umana, la conoscenza e la sua diffusione siano state un’acquisizione che ha portato con sé anche una diversa consapevolezza del senso del dolore, della percezione della realtà e una visione più complessa della vita di relazione. Potrei parlare di “peccato di evoluzione”. Darwin ha largamente dimostrato che la natura percorre la propria strada senza un disegno preordinato, senza un obiettivo fisso. Io continuo a credere in Darwin e rifiuto le teorie creazioniste, ma questo è un punto di vista. E credo che ci sia più Etica, persino più spiritualità, nella teoria evoluzionistica che in molte religioni e filosofie. Vince il più adatto, non il più forte: basti pensare che il potente leone e la mite gazzella sono ancora oggi presenti sul pianeta, (nonostante l’uomo).
Se l’Uomo ascolta la ragionevolezza del suo cervello “rettile”, quello che gli suggerisce le azioni più coerenti con lo stato di natura, io credo che, in tal caso, l’Uomo sia buono.
La crudeltà gratuita è un lusso che gli animali non possono concedersi, è uno spreco di energia, energia che potrebbe essere più vantaggiosamente utilizzata per procurarsi il cibo, per la riproduzione, per la cura della prole, per la sopravvivenza del gruppo, obiettivi “positivi” anche per la società umana. Il desiderio di vendetta, il rancore, il risentimento, il desiderio di affermazione attraverso mezzi esterni e non attraverso le proprie risorse possono mai essere compatibili con i meccanismi di relazione degli animali?
Forse l’evoluzione delle capacità cognitive e relazionali degli animali ci ha tolto la semplicità della nostra vita da scimmie nude e il mito di Prometeo incarna questa punizione esistenziale.
Ma se consideriamo anche il linguaggio, l’espressione creativa, la complessità del pensiero, la capacità di risolvere problemi, come strumenti evolutivi in senso darwiniano, allora possiamo ritrovare anche il senso del nostro ruolo di fronte all’Universo, alla complessità del “fuori”.
Non più una Natura ostile, non più un capriccioso destino da sopportare, non più una giungla dove sopravvivere, non più cioè un avversario da fronteggiare, da vincere o da sopportare, bensì una danza infinita i cui entrare a far parte che offre mille occasioni di esperienza.
I mistici orientali hanno ben teorizzato questo aspetto: c’è un senso di vita che anima il mondo e noi ne siamo una manifestazione. L’individuo non è solo, deve riconoscere in sè il legame con la natura e gli altri esseri, e se viene meno questa percezione, si cade allora nel peccato più grave: la disarmonia con il cosmo, punizione peggiore del supplizio di Prometeo.

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