L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







lunedì 10 maggio 2010

Drammaterapia e Filo Rosso di Langs

Azzurra, Mareliz, Sole, Beatrice, Stage Drammaterapia, 9 maggio 2010
@ director

Accade...che il "bisturi" -anche cauto- del processo drammaterapico in un setting per le risorse affondi a liberare energie sequestrate da conflitti; magari che -inconsapevole il soggetto- tutto sia "propizio" a questa elicitazione di contenuti repressi, apparentemente dimenticati, forzatamente tenuti a catenaccio. In un incontro, non sempre è la strategia o la scaletta dei passi da porre in atto, a decidere dello svolgimento di quanto può avvenire e capita che il lungo filo rosso che ci annoda al passato -come dice Langs- si riavvoga a trasportarci in una scena lontana nel tempo.
Così è accaduto. Insieme abbiamo provveduto a contenere la vicenda che aveva luogo, ad intrattenerla con i simboli della metafora, risolvendo le tensioni diffuse nel gruppo e suggerendo la fiduzia nella risoluzione del conflitto. Che poi questo possa significare operazione abreativa e catarsi dello stesso lo lasciamo alla dinamica di una situazione troppo privata per essere esplorata in quella circostanza. Certo è che un processo di "auto-terapia" la drammaterapia lo mette sempre in moto, anche in contesti non propriamente clinici. Siamo però onestamente lontani dalla pretesa di una doccia "salvifica"  o "riparatrice" dalle scorie radioattive della nostra vita, nè queste possono essere temute contagiose. Chi nonha scheletri nel proprio armadio...scagli la prima pietra!
Ho potuto però valutare ed apprezzare lo sforzo di tutti a “lavorare”; la serietà della motivazione, il crescente sentimento di empatia che, mentre rompe le barriere verso l’altro, avvia la comunicazione tra le parti profonde del nostro Sé.

Affiatarsi non è alitare, ma l’espressione suggerisce una vicinanza che sia sensibile del "fiato" vivente di chi ci è accanto o si è voluto accanto, che sia voce o suono, comunque; un fiato che è portatore del suo stato d’animo, delle sue emozioni, della sua ricerca di senso. Anche un pensiero “comune”, senza contatto, fa comunicare le persone pure distanti dall’affanno felice o disperato del loro sentire. Questo luogo, ad esempio, virtuale, è davvero un laboratorio permanente che a quel contatto profondo richiama.

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