L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







sabato 8 maggio 2010

Drammaterapia e Prigione

@ Director

Li ho visti ieri, i miei "attori", storditi, legittimamente stanchi dopo una giornata-senza-teatro, pronti ad una serata-con-tanto-teatro...
Non se lo aspettavano; questo ho pensato. Non se l'aspettavano -ed è comprensibile- che dietro le quinte di quanto ludicamente o seriamente osserviamo ci fosse tanto. Un teatro che oltre lo specchio del sociale, scava dentro l'uomo e perfino schivo della psicologia crea il suo bisturi privilegiato per tirargli fuori "personaggi" mai sospettati.

Grotowsky è un sogno e dico questo perchè, ad oggi, è la sola esperienza di teatro "vero" che abbia voluto tentare la conciliazione, l'accordo tra la disciplina e la creatività. Non basta mettere il pubblico ai quattro angoli di un teatro e "recitare" dentro (Artaud); lo spettatore può esser invitato, visibile od invisibile sul proscenio, ma questo esige una responsabilità condivisa, costante che non  fa alcuno sconto alla preparazione. Il sonno della "pigrizia"-egli ci dice- quello mercenario della lusinga, l'attore-cortigiana ed il regista-sadico sono sempre in agguato. Contesa silenziosa, comunque presente, anche nel migliore dei propositi, mentre pressante è l'appalto di quanto vuole il pubblico sul tuo lavoro. Menestrelo, guitto o individuo che esplora il dilemma dell'Autenticita? 

Prima di incontrare i miei attori, questa sgangherata non-compagnia di un atelier di esercitazioni e laboratori in costruzione, ho trascorso una giornata con altri a leggere l'esperienza di Armando Punzo e la sua Compagnia della Fortezza, questa scommessa che non serve vincere, ma pittosto tenere in vita, tra istituzione totale, interesse politico, buon senso comune ed entropia dello "spirito", comunque in agguato. Il regista condivide in quello spazio del carcere lo stato nascente e continuo di un'esperienza teatrale che non ha riferimenti ed analoghi intorno. Iniezione di fiducia ed esempio a chi, del teatro, crede che basti un buon testo, dei buoni attori, un buon regista a costruire una piece che significhi qualcosa. Il rischio come mestiere, in quella metafora del teatro che vuole "liberare", dove la persona vive il senso privato e collettivo di una "prigionia". E tutto, si badi, senza intenzioni di redenzioni trattamentali! Bravo Punzo!

E bravi voi, affatto mestieranti del sogno, che vi siete cimentati in registrazioni, che solo una camera maldestra (in realtà settata male!) non ha potuto registrare! Ma vi è una memoria personale e gruppale, che mantiene e lavora quanto di importante accade nella nostra vita, comunque. E se vi indiriziamo la nozione che non tutto quello che si vede, esiste; che non tutto quanto è stato detto è quanto si possiede, la storia del nostro personale percorso scuserà anche una ripresa mancata, in vista di un guadagno affettivo e cognitivo comunque realizzati, dentro.
Ci scuserà Grotowsky e tutti gli altri maestri ieri sera scomodati da Maria Pina e da me; solo alcuni loro spunti significativi per il nostro processo drammaterapico sono stati esplorati.
Se essere stati maldestri, faceva parte del mettersi in gioco, con compagni ancora sconosciuti, le nostre sedimentate nozioni di teatro contemporaneo, i vostri orecchi ancora non  abituati -fortuna anch'essa- ci hanno "salvato"! Il corpo ha funzionato; si è lasciato provocare come una tastiera che decida di scrivere per conto suo, azzardando l'intenzione dello scrivano assente, ma pescando dentro un hardware di dati infiniti. Ed anche gli occhi, come le mani, hanno provato ad aiutare Cortazar a rintracciare quel "capello" perso tra le "rugosità dei tubi", con la serietà che letteratura e teatro esigono, da sole o se lavorano insieme. Al secondo piano è stato ritrovato. Il capello. E da chi? Da una straniera! L'ospite della situazione, sconosciuta lei e sconosciuto il capello e noi impegnati con il sentimento dello "stupore" e della "maraviglia". Immagino -vi immaginate- la terribile invidia di quel sifone -la bocca dell'altro ospite- privato del privilegio di averlo trattenuto? E tutte quelle avide mani di malviventi non più assoldate e frugare tra i detriti di silicato ed ossido prima del luogo dove "niuno è mai entrato" la cloaca massima?
C'è poco da scherzare, cara Azzurra, se i Dioscuri non hanno combattuto insieme a i loro cavalli, la battaglia più paurosa per i tuoi occhi ed orecchi. Per questa volta, uno spavento in meno! Già rischiasti di imprigionare per sempre un "leprotto" nell'angolo della foresta dove era nato, invece di farlo volare su colline nuove ed assolate di una campgna toscana con la tua autoipnosi! E guarda invece che scherzi fa la storia del mondo, caro Corracero, la storia di cui parla Libertà, quando ti obbliga a scoprire che la casa degli affetti non ha luogo, ma elegge luoghi, nuovi e vecchi...mentre Nero straccia mille copie copiative di una sceneggiatura, sporcandosi appunto...di Nero (!) le mani, e scopre che con quelle -proprio quelle- può disegnare un pupazzo che sorride su un muro (per carita, non in via S. Martino della Battaglia, non ne risponderei!).
“Nos gustaba la casa porque aparte de espaciosa y antigua (hoy que las casas antiguas sucumben
a la mas ventajosa liquidación de sus materiales) guardaba los recuerdos de nuestros bisabuelos,
el abuelo paterno, nuestros padres y toda la infancia" -Casa Tomada, Julio Cortazar.
Negare la nostra testa, negare "...tutto quello che l'abituine rende levigato e liscio...", senza domande -direbbe Cortazar, può essere fatto anche senza togliersela, forse è il messaggio di Acefalia dell'autore. E Fenice82 ha tentato l'ardito sogno di volare, senza quel capo pesante che rimugina la bruna terra, quando arida di colture.
Buon riposo, momentaneo, perchè domani si "balla", nello Stage, non prima di aver chiesto gentilmente il permesso alle nostre gambe e ai piedi. director

1 commento:

  1. Caro director e cari ragazzi,volevo dirvi che l'esperienza di ieri sera è stata per me molto particolare, diversa da ogni altra occasione di incontri.L'ho vissuta davvero intrnsamente, mi ci sono "tuffata" dentro intensamente, e mi è sembrato che anche tutti voi eravate molto coinvolti, era come se ci fossimo stretti tutti in un'unico grande abbraccio. Grazie a tutti voi. Astra

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