L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







mercoledì 19 maggio 2010

Dramatherapy: Chance, Choice, Change



Una carezza può far male, se ne risveglia una assenza troppo lunga o esistita da sempre. Eppure, non vi è strada di mezzo; la strada avanti chiede di essere percorsa, con affanno, incertezza, ma non a ritroso. Persino l'inconscio, così incline sul lettino dell'analista ad avere il suo "momento di gloria", parlando del passato, si esprime al presente e di quest'ultimo, in fondo, terrifica le vicende già vissute.
Chi dice che non si deve avere paura, afferma il falso. E chi afferma che il dolore non serva, oppure che serva troppo e sia assolutamente necessario...beh entrambi si sbagliano. Chi, troppo convinto, si "gratta le palle", rinuncia per qualche istante all'anulare, al medio ed al pollice nel segno di scongiuro che nulla scongiura, chi ti manda "in bocca  ad un lupo", "in culo a una balena", solo per tingere di falsa umiltà la voglia del successo, accetta che la cultura giochi con la sua vita e le sue tante possibilità.
Proviamo ad analizzare tre vocaboli che in inglese appaiono in qualche modo simili almeno per una "c" iniziale! Chance,ChoiceChange....

I concetti che racchiudono, oltre la descrizione più immediata, possiedono un potenza vertiginosa...e diciamo subito che il mondo, male o bebe, comunque sia, è evoluto sino a qui proprio grazie all'uso di questi.
Scorgere una possibilità, sceglierla, comporta spesso un cambiamento che nulla dice di quel contesto primitivo di opzioni che ci disorientava inizialmente. Milton Erickson affermava che il cambiamento avviene sempre attraverso tre passi fondamentali: pensare a quella conquista come una fantasia, poi come un possibilità, quindi il provare a praticarla. E' così che l'immaginazione ha il ruolo potente di un motore, come la suggestione che l'accompagna, che ci avvicina con il desiderio alle cose che vorremmo raggiungere.
Il lirismo del brano di Natalie Merchant che vi propongo è molto intenso, come un sentimento troppo vivo per posarsi da qualche parte; è spinto ora dalla musica, ora dal testo e ci soffia dentro l'analogia con la nostra vita, così spesso devastata dalla delusione e da "danni" che crediamo irreparabili. E, credetemi, un danno così "praticato" è assolutamente vero, nessuna differenza tra traumi subiti o creduti.
Perchè vi "obbligo" a fare smorfie sul vostro viso, a ripetere sino alla noia un saluto formale allo sconosciuto (non sconosciuto) che incontrate nella pista di una stanza dove camminate "inutilmente" in cerca di cose nuove tra cose vecchie? Nessuna sensazione od emozione può congelarsi troppo a lungo o fare male, se obblighiamo il nostro corpo e la nostra mente a provare cose diverse od uguali, cambiando luce, sfondo, interpreti, luogo e tempo. Salvo ad avere nostalgia del dolore e della sconfitta a volerli compagni, nonostante ogni cellula del nostro corpo -o quasi- cambi, in tempi diversi e comunque si trasformi. Nonostante  si invecchi, segno inequivocabile che si hanno altre possibilità (almeno sino ad un certo punto)!

Untouchable...recita il testo. Non è vero, anche se lo si pensa e bisogna solo mettere d'accordo i due fatti. Si può sentire qualcosa, ma forse non negare possibilità di cambiamento.
Pensate all'emozione di Cristoforo Colombo che scopriva qualcosa che già credeva vera prima di scoprirla e che poi, in fondo esisteva vera prima di essere creduta, anche da lui!
Tutte e tre le cose insieme, incredulità (degli altri), fede (la sua), esistenza (realtà) fuse nel suo sentimento al grido "Terra".
E noi...quel grido quando vogliamo farlo? Senza pemesso si nasce e senza pemesso si muore, per questo questa tediosa abitudine a "scongiurare" gli eventi anche favorevoli, chiedendo sempre permesso per la nostra esistenza. Dimenticando che possiamo non farlo. Untouchable? director

Movie: My Skin, tratto da Ophelia, di Natalie Merchant, 1999

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