L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







giovedì 13 maggio 2010

Dammaterapia & Virtualità

@ Blue

Carissimi, due paroline sulla parte che la tecnologia informatica “recita” in questo Atelier. Chiariamoci subito, per evitare equivoci, qui non faccio apologia del mezzo informatico in sostituzione dei rapporti umani diretti o della comunicazione interpersonale. Niente sostituisce un abbraccio, un sorriso, una nota di tenerezza nella voce. Vorrei solo condividere alcune riflessioni sulla necessità di “spingere sull’acceleratore” in merito all’utilizzo del blog e dei social network che ci viene richiesta.
Se quello che stiamo facendo è un Atelier sulle risorse, abbiamo come obiettivo generale, a medio-lungo termine, la scoperta (o riscoperta) di forza, creatività, mondo interiore che a volte giacciono dormienti nelle pieghe della coscienza. Ma qui viene fornita anche la possibilità di conoscere le potenzialità di strumenti e sistemi che sono diventati sempre più protagonisti della vita di relazione. Io stessa, che vivo in simbiosi con il mio netbook, sto scoprendo ora le potenzialità di youtube. Essere in rete, ci piaccia o no, oggi significa anche esistere. E’ saggio, quindi, non sottovalutare questo aspetto del lavoro comune, trovare tempo ed energia per la scrittura, la ricerca, l’interazione con gli altri.
Il blog di yahoo, le nuove caselle di posta elettronica, il canale privato su youtube possono diventare i nostri laboratori privati, come dei metaforici cassetti dove riporre le cose che amiamo oppure come taccuini privati dove “pensieri e parole” che un certo video, un certo brano musicale possono tradurre in immagini e suoni.
Esperienza bellissima da fare.. parola di blogger!


@ director


Visto che Maria Pina, con le sue rapide metamorfosi da partecipante a docente (che le competono), si è intrattenuta sugli aspetti "tecnologici" del nostro lavoro, o meglio degli strumenti a nostra disposizione, qualche cosa di scritto, meno evaporizzabile, la aggiungo anche io...
Non mi soffermo sulle comprensibili difficoltà di maneggiare questi infernali strumenti elettronici...c'è che ha più dimestichezza, chi meno e forse anche chi aveva pensato che forse valeva la pena non acquisirla...tutto accettabile. Piuttosto è il concetto di laboratorio virtuale che mi interessa spiegare ed illustrarvi meglio. Blue ha già introdotto l'argomento, quando ha alluso a una creatività da sollecitare in un luogo/non-luogo che tuttavia può contenere i nostri elaborati e contenere virtualmente tutti noi. Potrei dilungarmi davvero molto sul significato che ha l'esercizio della scrittura, l'esposizione -sia pure misurata e dignitosa in pubblico -questa in fondo è una finestra aperta, una vetrina visibile a tutti-, ma ciò che mi preme di più sottolineare è l'intenzione che vi ho espresso all'inizio di far lavorare il processo drammaterapico in modo virtuale, che poi gli è un modo familiare, giacche di processi inconsci parliamo; a parte, prenderne consapevolezza o meno in un secondo tempo.
Ecco, questo luogo esiste ma è allo stesso tempo virtuale come il luogo privato della mente, lo crei vero se ci sei e dai segno, altrimenti è un luogo "assente" -come immaginare che non vi siano pensieri, dentro alla testa di un uomo silenzioso o sapere di non avervi accesso).

E' quindi un luogo condiviso eppure individuale che si riflette su di noi quale "mente collettiva", per tornare, dopo ogni atto -lettura, scrittura...ecc- quale mente individuale.
E' un ricreare la situazione-live che abbiamo appena condiviso nel laboratorio serale o domenicale. Leggere le immagini, scorrere la dinamica di filmati in cui siamo ripresi e che pretendono di spiare lo stupore del nuovo in noi e l'altro.
Non è solo frequentazione ma costruzione del luogo, che esiste, appunto, nella misura in cui è frequentato attivamente.
Stimolo ad esporsi -anche con una sola parola...o virgola- rispetto giudizi, commenti, possibili insight che il processo drammaterapico lavora silenziosamente in noi.
Qui, tutto silenzioso, come nella nostra testa, tutto immediato eppure fermo come nelle nostre intenzioni, tutto iconografico come le immagini che  ci siamo scattati con gli occhi quando eravamo a terra, distesi o in piedi a muoverci o riflettere nella scena od esercizio.
E' il tempo dopo -non solo luogo-della riflessione, su quanto è stato.
E'  la prova che le esperienze si iscrivono in noi, nel nostro inconscio, di quest'ultimo e delle sue riproduzioni e riproposizioni è in parte la metafora virtuale. Questa ridondanza di contenitori che ospitano e restituiscono, proprio questa accellera il processo di cui stiamo parlando e lo approfondisce, oltre le reazioni comuni del timorte, del ridicolo, della vergogna, del pudore (pure necessari).
E' comunicazione empatica e provocazone maieutica dentro questa si realizzano a sollecitare la dimensione "altra" per ognuno di noi. Noi con un nick name, noi con la nostra identità, noi fisici e noi redatti e letti, alternano realtà ed invenzione, sollecitando alla scoperta, al sospetto positivo. Milton Erickson vi leggerebbe l'intenzione di condensare meglio quei ganci conscio-inconscio così necessari nel lavoro terapeutico, ma anche in quello destinano alla acquisizione di risorse dentro noi stessi.
Non resta -ovviamente- che darvi appuntamento qui.
(per gli inguaribili razionali posso aggiungere: potrete archiviare foto, documenti, brochure, ricevere avvisi di scadenze, incontri, appuntarvi date, collezionare video da studiare come materiale didattico! perdonami inconscio)

2 commenti:

  1. Concordo con quanto detto da M. Pina e dal director e aggiungo:
    Come la voce umana, nella sua unicità da persona a persona può essere amplificata da uno strumento elettronico per essere fatta sentire a una platea immensa, così il nostro Blog può aiutare ad elaborare l'intimo pensiero di ogni partecipante e renderlo fruibile per un'interazione che amplifica l'effetto a dismisura, con risultati sorprendenti e a volte inaspettati.
    Non semplice e sterile marchingegno elettronico, ma traduttore e amplificatore del pensiero che pesca nell'intimo e nell'energia del gruppo.
    Nero

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  2. Ho letto i posts di tutti e tra le righe di ognuno ho intravisto la vostra immagine fisica proiettata dalla mente. Sono riuscito a sentire le vostre parole come se non fossi io a leggere ma voi con il vostro tono, la vostra cadenza, la vostra espressione. Molto belli i testi postati presumo in lingua spagnolo o portoghese. Mi hanno incuriosito ed aperto alla ricerca dei significati al di là di quelli comuni. E’ l’atelier che spazia all’incontro di altre culture e personalità portate da individualità sempre molto importanti. C’è molto fervore e questo mi fa molto piacere e voglio esserne parte con le mie considerazioni. Si è parlato molto di emozioni, di tesori, di risorse ma tutte queste sarebbero evanescenti senza gli appuntamenti periodici che facciamo e che ci permettono di toccarle con mano, di incontraci. Negli spazi tra le diverse date la tecnologia ci permette di continuare il lavoro di gruppo fornendoci, con l’aiuto del Director, mezzi che aprono possibilità nuove. Esistono da tempo il blog dell’atelier, quello del teatro e quello della cinema terapia. Sono d’accordo con tutti e ne sono consapevole che questi rappresentano un luogo virtuale, una estensione dei laboratori ai quali partecipiamo. Il fatto nuovo è che possono esistere delle interconnessioni maggiori tra le due posizioni e che ho scoperto incontrando ieri Libertà. Mi sono accorto infatti che oltre l’affrancamento del riunirsi, del salutarsi, del confrontarsi insieme tra partecipanti al laboratorio è possibile anche in questi momenti ritrovarsi in uno spazio web dove le considerazioni di uno sono da stimolo all’altro. Il processo lavora durante gli incontri, dopo nello spazio virtuale che può anche essere condiviso e creare possibilità prima sconosciute. E’ stato un vero piacere Libertà.romeo

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