L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







lunedì 19 luglio 2010

Drammaterapia, attori fuori o dentro?




I miei "attori" sono spenti fuori la scena (foto sopra), mentre si accendono
sulla scena (foto sotto). Chi dice che il teatro non funziona?! Luglio 2010 

venerdì 16 luglio 2010

L'Atelier è in pausa estiva

Villavallelonga, Appennino Abbruzzese, Maggio 2010,
foto di E.Gioacchini

L'Atelier Liberamente è in pausa estiva. Eventuali richieste di informazioni  e ulteriori contributi degli iscritti e degli ospiti possono essere inoltrati a seguente indirizzo: drammaterapia.atelier@yahoo.it . Il laboratorio dell'Atelier nel blog riprenderà le sue pubblicazioni a partire dal 1 settembre, mentre il materiale video registrato continuerà la sua regolare pubblicazione. Al 10 settembre è fissato il primo laboratorio presso la nostra sede; il calendario dei successivi incontri con relativo programma sarà pubblicato a fine luglio su queste pagine e sul sito. Buone ferie a tutti, lo staff

"Comunicare l'un l'altro, scambiarsi informazioni è natura; tener conto delle informazioni che ci vengono date è cultura"
Johann Wolfgang von Goethe

Drammaterapia: "Tenero, Patetico, Distrutto..."

Libertà nell'improvvisazione "L'Abbandono",
Atelier Liberamente, Luglio 2010

Drammaterapia: Danza delle Emozioni

Nero ed Azzurra nella danza delle chinesfere, Atelier LberaMente, Giugno 2010

Un intenso momento della "danza delle chinesfere" del gruppo, recuperato dall'archivio dell'Atelier. Nero, chinesfera piccola in spazio basso, Azzurra, chinesfera ampia in spazio alto sollecitano l'immagine di una "fisarmonica dell'emozione", tra periodi che si alternano tra aperto e chiuso, senza soluzione di continuità nel flusso emotivo espresso. Più Nero è in basso, più "volatile" ed elevata sarà l'espressione posturale e dinamica di Azzurra e viceversa.
Sullo sfondo, uno del gruppo, Fenice82 che partecipa l'esperienza da un luogo spaziale fermo, perno dell' elastometro dell'espressione dinamica dei due danzatori. Ma, in altro senso, il movimento dei due relativizza l'immobilità dell'altro.
Stasera, alla chiusura pre-estiva di questo vivace Atelier, mancheranno Azzurra e Fenice82. Noi li teniamo presenti qui.

martedì 13 luglio 2010

Drammaterapia: autorivisitazione in corso...

@ Bleu

Carissimi, l’estate che viene per me potrebbe chiamarsi “pausa di riflessione”. No, non intendo parlare di quella patetica frase che viene usata per troncare i rapporti di coppia, voglio intendere invece un fecondo periodo in cui spero di poter far germogliare i “semi” di conoscenza e di approfondimento che sono stati piantati in me , durante questi mesi di Atelier.Emozioni, difficoltà, entusiasmi, lavoro, teoria: tantissime cose che mi hanno condotto a ripensare e a rinnovare la mia “costruzione” di persona e di attrice.
Il ciclo dei lavori agricoli vuole che l’inverno sia la stagione in cui i semi maturano e crescono, fino a dare nuovi frutti. Per me, sarà l’estate il momento in cui cullerò e curerò questi metaforici elementi di rinnovamento. Non sarà un passivo periodo in cui stare a guardare: come un bravo giardiniere, occorrerà dare acqua, nutrimento e attenzioni perché si compia il processo di crescita.
Per cominciare, ho iniziato con una breve vacanza a Siviglia, fatta di arte, cultura e – perché no?- fiesta. Vi ho seguito, sia pure di corsa dall’internet point dell’albergo , vi ho rivolto pensieri affettuosi e spero che tra queste righe troviate il sole dell’Andalusia (feroce, sì, ma così vivificante!!).






lunedì 12 luglio 2010

Dramaterapia: "las mentiras tiene patas cortas"



@ Mareliz

Caro Director.
Primero de todo discupame por no escribirte, pero como sabes mis pequeños perritos no estan bien.
El comento que queria decir de todas las cosas que hablamos el jueves, no es falcil revivir las cosas que he vivido en primera persona, pero me doy cuenta que poco a poco estos logrando superar las cosas mucho màs facilmente. Y por eso de agradezco porque he logrado volver a vivir y hacer feliz con mi vida que tengo.
Lo que te queria decir con respecto a il teatro; il ritorno del Padre: mi comentario es que en la vida no solo debemos esperar que nos busquen, sino tambien buscar, que talvèz es la màs dificiles porque no se sabe que encontrarà, yo en la vida mia personal busque a mi Papà a los 12 años porque me hacia falta la imagen de papà sentir que me queria, pero encontre una persona que nunca le interese como hija fue dificil aceptarlo pero ya fui preparada porque en los años anteriores nunca nos busco, pero ahora que vivo la misma situacion con mi hija me doy cuenta que la historia se repite, y estoy segura que mi hija lo buscara a su padre, y yo me estoy preparando porque no se que encontrarà.
De otra parte te comento que en la vida no se puede ocultar las cosas por largo tiempo porque "las mentiras tiene patas cortas", es màs facil no querer darse cuenta de las cosas; y eso creo que sucediò con TERESA y sus hijas, no quisieron ver lo que verdaderamente estaba sucediendo. A casa mia se dice el "sol no se cubre con un solo dedo", eso te queire decir que tarde o temprano se saben las cosas.
Asi que yo, te puedo decir que, MARIANA quien representè no creo que se equivoco; por que LUCA era su hermano y no podia darle la espalda por lo que hizo, como dijimos en dos se tiene la responsabilidad de los errore en la pareja, asi que nosotros no sabemos como fue la situaciòn real de la fin de esa relacion. Tampoco podemos saber que hizo TERESA, si no hizo nada para que la relaciòn de su hijas con su padre pueda funcionar, segun el mio pensiero ella trato de evitar que todo contato para castigar a Luca, a veces la personas somos muy egoistas y no nos damos cuenta que podemos hacer daño a nuestros seres queridos.
Yo pienso que LUCA provò intentar la comunicaciòn con sus hijas pero TERESA se lo impidiò, por està razòn tuvo que pedir a ayuda a su hermana y ella no se lo negò, porque era la unica soluciòn...
Talvèz se quivoco pero no estoy segura porque no se sabe los motivos para hacerlo por eso no la juzgo.porque seria dificil no ayudar a tu hermano y a mis sobrinas lamentablemente estubo en medio de una situaciòn duficil.
Caro Director espero que logres comprender lo que te escrito.

Drammaterapia: l'indicibile paura della busta del latte

@ Nero

L’indicibile paura della busta del latte.

Quante volte evitiamo di cimentarci in esperienze sconosciute per evitare una possibile sconfitta…E perché dovremmo farlo? Andare incontro a una sconfitta intendo.
A meno che non ci sia qualcosa di distorto nella nostra mente, il desiderio di vincere è un’aspirazione sana, una spinta positiva nell’essere umano. O no?
Nei tantissimi anni del mio lavoro sono stato a contatto con tantissime persone, ragazzi alle prime armi e persone adulte, più o meno esperte del lavoro che stavano svolgendo, collaboratori a cui ho insegnato -o ho cercato di farlo- il modo in cui avrei desiderato lavorassero al mio fianco.
A parte gli innumerevoli dettagli e sfumature che fanno parte del nostro lavoro, alcune difficoltà altrui -assolutamente meccaniche e di tipo pratico- hanno sempre suscitato in me un forte fastidio e una serie di domande irrisolte. (Apro un frigo e non vedo cosa c’è dentro, vendo l’ultima bibita “x” e non penso a ricaricare, ecc..),
Ma la più intrigante è: l’apertura della busta del latte. Non la bottiglia con il tappo, la busta quadrata di carta impermeabile. E’ un gesto che si ripete più e più volte nell’arco della giornata, ma soprattutto nei meno esperti suscita una discreta difficoltà. Su un lato c’è scritto APRIRE QUI. Quindi bisogna, usando le due mani, allargare con decisione le due alette e piegarle all’indietro; prendere le punte che si sono formate e tirarle in avanti fino alla formazione di un’apertura della giusta grandezza e un naturale beccuccio che non fa cadere nemmeno una goccia.
Dopo averlo spiegato, mostrato, e decine di aperture, ho visto fare di tutto dai poveri apprendisti che collaboravano al mio lavoro. Buste aperte al contrario -che quindi si strappavano-, aperture delle alette con una sola mano che strappava il beccuccio che non si sarebbe più formato, formazione di un foro in cui era necessario infilare un dito per essere allargato, ecc…
Ma come si fa, mi chiedevo, a non imparare a fare una serie così semplice di gesti? E il malcapitato a cui fai questa domanda cosa può risponderti? Certo poi, a furia di provare, tutti aprono alla perfezione la busta (a volte dopo settimane, per poi sbagliare di nuovo).
Ma nel frattempo io ho risolto l’enigma. Non è il grado di difficoltà di un’azione che la rende realmente difficile, ma la quantità di paura che noi abbiamo di sperimentarla -e vincere portandola a termine in modo esatto.
E se ancora una volta strappo in malo modo la busta? E se apro un frigo e non vedo un’anguria? Non un acino d’uva, un’anguria...
La mente razionale fugge un’altra possibile frustrazione, e scappando va ad infilarsi nell’unica via rimasta libera. L’ERRORE.  Non quello costruttivo, ma quello della frustrante sconfitta, perché -assurdamente- è una posizione familiare e quindi, una zona di confort.
Come il bambino solo che è in me, che non può fidarsi di chi ha vicino, perché soffrirebbe un’altro abbandono e preferisce rimanere solo -a soffrire.
Averlo scoperto, analizzato, ecc.., purtroppo non aiuta affatto a risolverlo e, a parte l’ironia, l’unico modo che abbiamo per uscire dai nostri meccanismi perversi, è usare le stesse armi che li hanno costruiti; le nostre paure e i fantasmi del passato.
Sono emozionato con Astra, quando la sento gioire per aver scoperto un’altra Giuliana, anche se un po’ la spaventa, e gioisco con Sole che tocca temi profondi del passato e si rammarica per non aver dato voce ai suoi desideri e ai suoi pensieri.
Continuiamo un percorso costruttivo e unico, che non può farci che bene. E do ragione al director quando ci dice di cercare in noi, di aprirci a lui e agli altri, perché non possiamo bastare a noi stessi, non ce la faremmo a migliorarci usando le conoscenze acquisite.
Se nell’Universo regna un ordine che viene sconvolto dal caos per poi tornare in ordine, perché dovremmo passare la vita a cercare di mettere a posto le cose come diciamo noi?
Perché non accettare la diversità come momento di crescita? Perché non cercarla? (La diversità, intendo)





sabato 10 luglio 2010

Drammaterapia: la spirale degli eventi





@ Director

A Libertà, ad Astra, a  Sole e, attraverso loro, a tutto il gruppo, come sempre. Questo spazio è privilegiato perchè permette l'elaborazione autentica di quanto si desidera mettere in discussione, offerta allo spazio cosciente delle nostre riflessioni, laddove i laboratori sperimentano elementi non sempre visibili del nostro psichismo. E di qui, ancora un lavoro "invisibile" dentro, come una spirale tra rimandi costanti tra serie cosciente ed inconscia di determinazioni, un lato chiaro ed un lato oscuro. Una spirale che vorremmo armonica, come quella di Archimede (r = a*t), con passi e giri regolari e matematicamente derivabili, oppure quella studiata da Cartesio, che introduce l'elemento della velocità di fuga lungo il vettore radiale e determina spire sempre più ampie all'aumentare della velocità (spirale logaritmica), ma comunque prevedibili. Ma il fenomeno della coscienza riconduce l'ordine dell'universo a costanti moti caotici, che scombinano il cosmo che è in noi e così quella spirale e lo studio delle frequenze dei fenomeni che avvengono sfugge all'analisi sinusoidale dei segnali e giunge ad assomigliare ad una analisi che si rivolge più al dominio delle frequenze, che a quello del tempo, come nel caso delle wavelet. Ma una volta spostati in esso, il tempo viene perso, non si conosce più in quale sua porzione un fenomeno sia accaduto, a meno che non si apra una "finestra" più grande a contenere più informazioni. Questa metafora sarà certamente più agevole per un fisico o matematico che sia anche appassionato dello studio della mente, ma può comunque suggerire che la "atemporalità" dei fenomeni psichici, che tanto determinano nella dimensione temporale la serie "visibile" degli eventi mondani, può ad ogni istante permetterci di "riprogrammare" la nostra vita, ma questo, d'altra parte, esige un sforzo così grande che spesso viene preferito il "vantaggio secondario" del nostro modello del mondo, una scomoda/comoda topomastica dove sappiamo quando e come prevedere l'incontro con noi stessi e con gli altri. Il campo nuovo di "esperienza" a cui Libertà allude è proprio quello del non-pregiudizio, della scoperta del "sorprendente" in noi.
Quanto poi alla nozione che "tutte le cose", ad un certo livello, hanno la stessa importanza, che non esista precostituita la "banalità" nel mondo...beh questo è un elemento spesso dibattuto in filosofia e che appartiene fondamentalmente all'impostazione sciamanica di molte culture tradizionali. Vi trovo, inserita, la nozione che il "nostro" approccio alla realtà del mondo è sempre lo stesso, sia che ci dedichiamo alla più ardita formula matematica, che al gioco di perimetrare le nuvole con lo sguardo: è la nostra attenzione, il nostro atteggiamento a dire dell'importanza, piccola o grande, di quanto ci circonda e ci contiene. Questa inquietante meraviglia che è la nostra interpretazione dei fatti.


Avere paura aiuta a ricercarti "nuova" dentro, cara Astra...Davvero è una bella scommessa, ed è assolutamente persa con quelle persone che, purtroppo, nella gabbia della paura ci sono finite o ci sono andate, come meglio si preferisce interpretare. Non è semplice, sempre, utile tenerlo in mente assolutamente. Dovremmo davvero poter "ri-scoprire" ed amalgamare alla nostra autocoscienza quel meraviglioso gioco di meccanismi umorali e nervosi che appartengono al nostro "animale biologico", che fatica ad integrarsi con l'illuministico retaggio delle nostre culture, dove tutto è cos'ì stabilito e diviso tra res cogitans e res extensa! Sì, la paura può essere una preziosa alleata che aiuta a sciogliere essa stessa, senza scappare da se stessi. Nel mio setting psicoterapico insegno questo ai miei pazienti con attacchi di panico e sono sicuro che domani "Mister Y" andrà a farsi la sua bella immersione a largo, senza riparare, da pauroso topolino in trappola, dove l'acqua è appena alta un metro e mezzo e tanti scogli a cui aggrapparsi e tanti amici da richiamare in soccorso e tuttavia tante stelle a rimanere immobili da sempre -e non perchè cattive-, nonostante il nostro bisogno! E' importante vedere queste parole scritte, hanno il senso di una significativa ratifica dentro di te, Astra, anche se domani preferirai la montagna, magari, al posto del mare, ma resterai sempre  "l'Attore" principale della tua vita.
Sole, anch'io credo che qualcosa di più potesse essere tentato in quell 'hypnodrama cosi drammatico, intenso e, tuttavia, molto partecipato da tutti voi. Ma proprio questo è il senso profondo di quanto stiamo svolgendo: un nastro che non deve lasciare "rimpianti", come deja vu nelle nostre esperienze, quanto piuttosto il significato che un vuoto, ci parla di molte cose; un'imperfezione ne aggiunge ancora di più, una distrazione è il più potente motore verso la ricerca, se lo si elabora. In qualche modo, se vi rifletti, è come per la storia che questo teatro è differente da quello ben conosciuto e che tanto tutti amiamo. Lì, la piece ricerca l'esecuzione più appropriata, un percorso attoriale in funzione della rappresentazione dell'opera; mentre qui, l'opera siamo noi ed esigerla "appropriata", perfetta, ben eseguita significherebbe mascherarci attraverso il teatro, non utilizzarne la potenza per "vedere". Lasciarvi fare come viene meglio, ha il rischio della staticità, assegnare le parti sintoniche a quello che pensate, appiattire la possibilità del cambiamento sopra il pregiudizio, ecc. ecc. Si, dello sciamano accogliamo il concetto di "visione", questo senso così evoluto ed integrato a tutti gli altri più primitivi. Commuoviamoci all'abbaglio, all'equivoco, all'illusione (in questo Nero è "maestro"); contiamo nella motivazione (Libertà la impersonifica); nella complessità, nella speranza che possediamo.

venerdì 9 luglio 2010

Drammaterapia: Orgoglio & Pregiudizio






 @ Sole

Nel rivedermi in video, soprattutto nella prima parte, mi sono divertita e sorpresa scoprendo una parte di me che non conoscevo, eppure mi ci sentivo in quella parte quasi come indossassi un abito su misura. Mentre nella seconda parte della piece, ho preso le distanze da un padre latitante che cercava di difendersi come poteva, ma il suo dolore era vero e lo percepivo. E la mancanza dell'affetto di un padre non sono bastati a suscitarmi rabbia e rancore per lui; in qualche modo l'ho perdonavo, restava solo l'amarezza per gli anni perduti. Sono stata spettatrice di eventi per decisioni prese da altri, ma a cui non ho dato voce lasciando che il destino facesse il suo corso, ma che poteva essere cambiato, se ognuno di noi avesse ascoltato il proprio cuore, piuttosto che l'orgoglio. Tutto questo mi ha destabilizzato e lasciato un vuoto, con il rammarico per qualcosa che poteva essere e non è stato, quante incomprensioni potevano essere risolte!
Ma non sempre le cose vanno come noi vorremmo che andassero, come nelle favole.
E vissero tutti felici e contenti...
Un abbraccio a tutti.

giovedì 8 luglio 2010

Drammaterapia: Evasione da Alcatraz




@ Astra

Nella piece, ho ricoperto un ruolo che nella vita non mi appartiene, nè come madre, nè come moglie; mi sono resa conto che si possono interpretare dei ruoli anche fuori dal proprio vissuto. Avere paura ti misura, ti aiuta a cercare nuove risorse che sono dentro, che hanno bisogno di confrontarsi con il "nuovo" e scoprire così, strada facendo, cosa sto vivendo e cosa voglio vivere. Rivedendo il video mi sono emozionata e sono rimasta perplessa: da dove è uscita tutta questa rabbia? Forse era la rabbia della "madre" che viene fuori, infatti, quelle "figlie" mi hanno portato in una vera dimensione di madre, tanto che alla fine ho trovato per questo "padre" uno spiraglio, unicamente per loro, senza l'orgoglio di moglie. Il rusch finale, della danza, l'ho vissuto intensamente e con spontaneità.  E' stato bello non sentirmi più imprigionata dentro certi schemi che la vita impone, costruiti forse per difesa, ma finalmente aperta verso la mia voglia di crescere e vivere diversamente. Un saluto a tutti e grazie.

Drammaterapia ma guarda "che bel pollo!"



@ Libertà

Che bello quel pollo! Esprimere sentimenti così intensi, senza avere il soggetto che nutre quel sentimento, significa che noi possiamo pescare dentro di noi, quello che vogliamo. Questo non significa che siamo macchine, ma soltanto che noi siamo in grado di vivere certi sentimenti così forti senza averne paura. 
Chi poteva mai pensare che un pollo, di plastica, riuscisse a far muovere tanti pensieri e tante considerazioni dentro di me.
Ora mi domando? Su quante cose ho sorvolato con sufficienza, perchè le pensavo banali. Comincio ad avere seri dubbi sulla "banalità", esiste la banalita? Mah! PIù vado avanti e vedo che ogni granello che gira intorno a noi, ha la sua importanza. Devo guardare, osservare e non vedere distrattamente e andare oltre. Nella piece, nel ruolo di Gianni che ho interpretato, fidanzato di una delle figlie, non mi sono sentito, perchè, Gianni, ricopre quel ruolo, come se fosse trasparente. Ancora una volta, mi sono meravigliato di tutto quello che può succedere, senza sapere nulla. E vero che molto spesso, non sapere, ci può condurre in spazi, e situazioni a noi sconosciute, privi di quel pregiudizio che tanto ci immobilizza nella nostra realtà quotidiana. Ed ecco per magia, la finzione, la scena, il teatro tutto, ci insegna, ci prepara, a vivere e scoprire la nostra vita. Con questi pensieri, ringrazio il gruppo tutto e il promotore di esso, che mi ha dato e ci ha dato, in maniera totale, tutta la sua umanità e competenza, che viene valorizzata dall'apporto umano. Questo, secondo me, fa la differenza. Grazie. Cerchiamo di non fermarci.

lunedì 5 luglio 2010

Drammaterapia: l'Involucro dell'Anima

Ieri mattina, prima ancora di intraprendere quest'ultima tranche di percorso nel nostro stage domenicale, Nero ci ha inviato questo post...quando si dice che il warm-up nel nostro lavoro insieme serve...abbiamo visto poi il suo lavoro nelle ore dopo. E' importante lavorare con il dubbio, ma che questo non prenda mai del tutto il posto del nostro lavoro. Director

@ Nero


Nudo! Inevitabilmente, irreversibilmente, indiscutibilmente nudo.
Così ieri nella interpretazione del padre che cerca di riavvicinarsi alla famiglia abbandonata tanti anni prima. Così ho dovuto patire la difficoltà di non poter attingere alle risorse che ho imparato a costruire negli anni del mio vissuto, a non poter far leva sulle mie attitudini, le scelte razionali e quanto finora la ragione mi ha messo a disposizione. L’ho fatto con piacere, senza ansia da prestazione, ma nella difficoltà più profonda. Troppo grande –per me che sono abituato a celarmi dietro l’innegabile e inconfutabile verità, la giustizia, la dimostrazione di aver ragione- il ruolo di chi si ripresenta a casa biascicando scuse e cercando motivazioni risibili alla sua fuga del passato.
Troppo vero e difettoso, quell’uomo che diceva… Già cosa diceva?
Ne ho un ricordo sbiadito, lacunoso e flash che contengono il volto astioso di Astra, e i visi interlocutori, dubbiosi e arrabbiati delle figlie Sole e Azzurra.
Chi è costui? Con che diritto oggi viene a cercare il perdono? Altra bella domanda…
Però questo padre mi ha insegnato molto; il coraggio di un’azione sbagliata, la vigliaccheria di non essere riuscito ad esserci, il coraggio di chiedere scusa dal profondo, e dal profondo la scelta e il bisogno di amare. Contraddizioni che mettono a nudo l’uomo e mostrano il suo vero volto. Contraddizioni di cui hanno pagato le conseguenze tutti, in primis le due figlie.
E ho scoperto che la vita fuori da noi, le scelte socialmente ed eticamente giuste, i comportamenti inappuntabili e ponderati sono un bel contenitore per il nostro inconscio, che serve a nascondere paure e drammi, a tenerle a bada e a limitare i danni.
Perché spesso ci muoviamo in funzione dell’altrui giudizio, del ruolo assegnato, della posizione di comodo, e ci gratifichiamo delle effimere conquiste “fuori” dimenticando il dentro straziato dalle nostre contraddizioni.
Altra grande lezione director.

sabato 3 luglio 2010

Drammaterapia: l'hypnodrama di ieri

@ director

Riassumiamo brevemente il metodo che ci ha diretti ieri, una iniziazione chenecessta di essere processata dal gruppo e dai singoli partecipanti, perchè complessa, mentre d'altra parte sono sempre più un vonvinto sostenitore che si apprendoo le cose mentre si fanno. Molte volte ho fatto ricorso a citazioni ed al pensiero di Milton Erickson, che, ad esempio, ai suoi allievi-stregono psichiatri e psicologi insegnava l'ipnosi "facendo l'ipnosi. Il senso sta tutto qui. Il metodo va invece spiegato.
Il canovaccio testuale dell’hypnodrama ha costituito la semplice traccia su cui si è svolta la rappresentazione della tematica. Quest'ultima, in generale, può coinvolgere dimensioni cliniche e subcliniche dei soggetti (ma deve essere ricordato che in questo corso non ci troviamo comunque in una sessione di terapia), che vanno, nel contesto appropriato, dall'ansia ed i suoi parossismi, sino alle condizioni depressive o problemi di affermazione personale, all'interno di sistemi rigidi e ad alta conflittualità sistemica. In questo caso il tema è stato scelto dal direttore, in quanto appropriato allo specifico momento evolutivo del percorso dramma terapico del gruppo. Vale a dire quello che va ad esplorare la dimensione psichica profonda del soggetto, con una "provocazione" che tocca l'area psicogenetica fondamentale, quella che si riferisce alla dimensione parentale. Esso costituisce uno stimolo interlocutorio alla espressione libera dei partecipanti, in una conduzione tuttavia molto direttiva che tende a proporre alternative alla legittima pregiudiziale con cui noi ci interpretiamo tuttavia "sempre gli stessi". Le parti vengono inizialmente assegnate in modo rigido, rispetto poi alla successiva evoluzione dello stesso personaggio all’interno della performance interpretativa, che ne esplora le possibilità. Questo deve essere spiegato in anticipo alla prestazione e questo, infatti è stato fatto nel breve briefing che ha preceduto la piece. Ogni partecipante è in costante formale conflitto e "confusione" tra quanto vorrebbe poter esprimere del proprio naturale ruolo-ruoli e quanto suggerito dal copione, questo permette alle parti celate di sé di trapelare e rendersi manifeste sulla scena dell'Io recitante. Il destino ideale dello psicodramma, in questo caso, spesso è un capovolgimento dei ruoli preformati, quali suggeriti dal direttore, che cerca di agevolarne la spontanea espressione, aiutato dalla pre-indotta condizione di modificazione dello stato di coscienza.. Il cinico, il sadico, il penitente, il passivo, l'attivo, l'insicuro, l'espansivo ed estroverso, il contratto, come concepiti dal linguaggio comune tradiscono man mano la loro forma originaria e l'analisi di quel passaggio, attraverso il drama, mette in luce le autentiche risorse e prigionie del soggetto, i percorsi della strutturazione dei propri ruoli, la contemporaneità di quelli acquisibili. Il target non è -ancora una volta- una riuscita "recitazione", ma piuttosto un nascemte interrogativo su chi siamo e cosa potremmo essere.
Dibatteremo ancora su questo tema, con i contributi della vostra esperienza. Grazie

giovedì 1 luglio 2010

Drammaterapia, Libertà e Creatività

@ Libertà

Caro Director, oggi parlo da spettatore, perchè non ho partecipato alla piece, ho vissuto questa situazione, molto intensamente. Ho sentito, tutti gli attori nelle loro parti e guardandoli, ho visto i mutamenti nei loro volti, l'inflessione che cambiava nelle loro voci, questo mi ha fatto toccare con mano quanto incida dentro di noi, quello che andiamo a mettere in scena. Tutto questo avviene in una frazione di secondo quando cambia la battuta: è veramente straordinario.
Leggendo il blog, ho visto i post di Nero, Astra, Sole (bravissima). Nelle foto, sembra la figlia Serena, mi è sembrata una vera bambina, ma ho perso le traccie di Azzurra e di Bleu. Penso a causa di quello che è successo, nell'incontro tra finzione e realtà, che a preceduto le due piece. Un pensiero mi è venuto quando ho pensato al percorso della vita che si ripete all'infinito, tra Madre-Figlia/Madre-Figlia:, che senso ha riflettere su quello che noi abbiamo ricevuto, invece di donare noi stessi ai nostri figli, senza negare l'essere umano che noi siamo. In questo continuo gioco di ruoli, recitiamo la piece della nostra vita, sempre pronti a saltare da un palcoscenico all'altro, senza timori di nuove recite. E come dice Galimberti, l'arte, in questo ci viene in soccorso e ci sorregge, facendoci scoprire, tutto quello che abbiamo e non sappiamo di avere, e fortunatamente non sapendolo, ogni scoperta è una conquista, e ce ne prendiamo il merito, come i bambini quando fanno qualcosa di nuovo che non hanno mai fatto. Certo che noi difficilmente ridiamo come i bambini! Ma sicuramente, dentro di noi, qualcosa sorride e ci riempie. Grazie Director, di avermi fatto scoprire l'arte. E ora buonanotte a tutti. Liberta

Drammaterapia: L'Abilità a Credere

@ director

Una delle più difficili abilità in gioco nel mestiere di crescere, da una certa età in poi, ed anche nel mestiere dell'attore è costituito dall' abilità a credere; a sostenere la propria parte nella vita e sulla scena, corredati di una efficace fiducia nelle proprie possibilità ed in tutte le altre abilità necessarie alla performance. Il nostro "coach" interno, oppure individuato fuori, deve essere capace di non farci arrivare sempre ultimi nella gara, ma anche a non farci schiantare troppo veloci alla prima curva di un circuito impegnativo! Abilità a credere...una disposizione di mente ed affetti a cui possono concorrere certamente corredo genetico, ambiente familiare, relazioni sociali, ma che prima o poi ci troverà comunque a confrontarci soli con noi stessi ed a chiederci se a quella cosa...possiamo credere veramente, la persona davanti a noi, la nostra capacità a superare una difficoltà, a raggiungere un traguardo. Essa, tuttavia, può essere sviluppata attraverso un allenamento dove non si può, ancora una volta, prescindere dalla relazione del soggetto con se stesso: come mi penso, come parlo, come mi preparo, come agisco. Ed in tutta questa analisi, ovviamente, conta la capacità di percepirsi, timorosi o meno, ricordarci di noi attraverso pregresse esperienze, avere una visione del nostro personale confronto con la vita che prescinda anche dall'unica e singolare situazione con la quale ci stiamo misurando. Le nostre risorse provengono da lontano, hanno già lavorato lontano nel tempo, possono dare segnali anche minimi di essere pronte ad esprimersi ora. E non si potrà prescindere dall'impiego di una certe dose di "energia" in più.  Se serve all'elettrone, quando la cede nel raffreddamneto dell'atomo ed il passaggio ad un'orbita più vicina, dovrà essere previsto anche per noi, se desideriamo cambiare qualcosa. E nel buio appariranno cerchi di luce, molto colorati, come dice Astra, a dare segno che "qualcosa sta cambiando". Anche se riassunto, è questo che io intendo per "allenamento a credere".
Sono convinto che qualche sofferta ed errata rinuncia nella vita può averci anche salvato la vita; ma questa è una considerazione fatta con il senno del poi; mentre siamo sempre molto prudenti e protetti a considerare quanti "treni" sono passati, mentre facevamo i distratti, come se la vita fosse un disegno già scritto, un "copione" da recitare, su indicazione del regista di turno, che sia un'altro o la nostra "prudenza", "modestia", "oculatezza", "previdenza"..ecc ecc a dirigerci. Certo è, invece, che senza esercitazioni sul campo, nessuna abilità può venire alla luce, mentre un superallenamento (Erickson professava) può raggiungere paradossalmente gli effetti opposti e ne sa qualcosa il pugile seduto all'angolo...
Precoci esperienze di credibilità nelle proprie capacità sono l'imprinting più efficace verso questo tipo di abilità, che traduce la fiducia e la stima in se stessi; ma un buon impegno, anche tardivo, nella scalata verso l'autostima può raggiungere gli stessi obiettivi. Alcuni campionati non saranno stati mai giocati, molte gare non ci avranno visto tra gli iscritti, ma saremo in grado, da oggi in poi, finalmente, di correggere il nostro pensiero, prima ancora della nostra prova; la possibile gratificazione di quest'ultima, ratificherà in maniera più permanente il nostro stile mentale. 
Giorni fa mi torvavo a parlare con un mio allievo di come alcune doti già acquisite od innate si esprimano anche in settori e repertori apparentemente lontani da quelli ideali per la loro messa in campo. La nostra personalità è terribilmente mostruosa nelle disarmonie, come nella capacità di armonizzarsi nell'espressione di piccoli gesti, distanti tra loro. Alzarsi e prendere per porgere un bicchiere d'acqua è un gesto molto semplice e che potrà apparire anche differente a seconda del contesto che esige quel comportamento da un individuo. Tuttavia, vi sarà una meta-modalità ad accompagnare il repertorio di tutte le possibilità esprimibili per ogni soggetto, diversa per ciascuno, e capace di parlarci della sua personalità, dei suoi difetti e pregi, risorse o inibizioni. Esasperando il concetto, "Autentico" non significa spontaneo, se la spontaneità sta tradendo alcune risorse che attendono di venire allo scoperto e ti fanno scegliere in un campionario limitato di possibilità, nel pregiudizio del "si fa così e basta", se, in fondo in fondo, tu non ti conosci. Mettere la nostra storia, la nostra genealogia, la nostra estrazione sociale, il nostro iter formativo ed esperenziale, come unico riferimento nel confronto con le richieste che la vita ci fa. o la giustificazione dei nostri limiti è il più grande pregiudizio alla scoperta di risorse e di strumenti mai sospettati. E proprio quest'ultimo atteggiamento mentale costituisce quanto di opposto io indico con "abilità a credere".
Sempre Erickson affermava che "la gente si limita sempre tanto" ed in certi casi, forse l'economia sociale delle specie umana esige e funziona tuttavia anche così, ma credo che tutti abbiano diritto a sapere che si può imparare a "credere". E la fiducia in se stessi e la migliore garanzia alla credibilità in una parte positiva del mondo ed alla voglia di interpretarla. Ancora una volta, un codice che sembra funzionare bene per descivere quanto avviene sulla scena come nella nostra vita quotidiana. E poi, lo sappiamo, è proprio per questo che ci troviamo in un corso di drammaterapia!

Draammaterapia: Funamboli nel sogno della vita




@ Astra

Caro Director. Oggi te lo dico all'inizio, GRAZIE. Sognare, amare, avere voglia di donare e ricevere, tutto quello che di gioioso abbiamo dentro. Possiamo danzare con la mente, tutte le volte che vogliamo, e immaginare, che la realtà vada oltre il sogno. Ho vissuto la piece con Sole,dentro me con entusiasmo, come in un incontro di anime, provando un senso di leggerezza , come se i ricordi del passato, della bambina che è in me, si fossero assopiti, e oggi forse fanno meno paura. La danza con i fili, è stata come sempre liberatoria, in quel gioco di perdersi e ritrovarsi, e vivere con la voglia di muovere i nostri fili, senza schemi gia segnati e lasciarsi andare dentro il sogno vero della vita. I grazie per chi mi accompagna, in questo cammino, e in particolare a te Sole.