L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







lunedì 26 aprile 2010

Drammaterapia: riflesso, riflettuto, riflett...Ente

@ Nero


Cara Beatrice non devi scusarti. Non sai quale piacere mi hai trasmesso, quale insegnamento di vita mi hai dato. La tua compagna ansia è per me fonte di piacere, perchè mi fa provare e trovare sentimenti che mi sono negato.Solo attraverso certe situazioni, solo attraverso le emozioni e le difficoltà dell'altro, possiamo riuscire a sentire e toccare ciò che abbiamo da sempre nascosto, ciò che ci siamo negati, per paura e ritrosia verso l'ignoto, in quel gioco di specchi in cui solo noi possiamo decidere di rifletterci. Ti ringrazio invece, e faccio tesoro di quest'esperienza che mi è rimasta nel profondo e servirà a forgiare un uomo migliore.


@ director

Lo specchio è sempre ingrato. Anche quando ci restituisce la nostra immagine "migliore", quella sperata, ricercata, avuta in regalo dalla cortesia o onestà del mondo, resta emblema del giudizio e del possibile inganno. Sembra che si possa anche arrivare a "diffidare" di quanto c'è intorno, a comprendere che è la nostra grande "interpretazione" della realtà; ma poi siamo terribilmente teneri e sconsolati in quel credere che la stessa realtà, se riflessa dall'altro, dalla foto, dal giudizio sia totalmente vera. Assomigliamo qui -ecco la tenerezza- a quel bambino che non ha mai smesso di interrogare nello sguardo, nel gesto e nel tocco della madre e del padre, i suoi confini, il suo centro, la sua strada. E' tutto terribilmente umano, conquista dell'autocoscienza che per "cibarsi" di quanto realizza intorno a sè, deve capire se le cose sono commestibili o meno, e finisce, primitivamente, per sentire "possibili" solo quelle che parlano bene di noi!
Metabolismo svincolato dall'evoluzione e dall'adattamento, che vuole costruire l'inizio e la fine e la zona di mezzo a propria immagine. Ed allora, oltre la tenerezza, il coraggio di comprendere che vi sono metacategorie della comprensione, che possono rinunciare alla descrizione come prova di realtà, all'esperimento, come prova di verità, e usano quanto già è in noi per adattarsi alla nuova strada, senza pregiudizio (semmai questo sia possibile), con spirito di avventura, rischio ed autoironia.
Le chiese ed i tabernacoli probabilmente contengono misteri che significano verità; ma l'epistemologia di questa equazione non appartiene ai sensi, nè alla preveggenza. In ogni caso essi parlano del bisogno di custodire il nostro segreto, compreso o meno, di avere fede, conquistata o gratuita, di lasciar lavorare in noi l'energia che conteniamo, in costante osmosi con quella degli altri. La drammaterapia ti osserva e ti prende lì dove sei, senza censure, ti fa sorridere del tuo passo e ti fa immaginare al suo posto un battito d'ala. Spinge a considerare il coraggio un'emozione, come il dolore ed il piacere ed a indagarla. A smontare i recinti perchè possano essere tirati nuovamente su, senza filo spinato, muri o barriere. A conoscere i veri limiti ed ad assumersene la responsabilità; a camminare dalla sorgente all'estuario e poi oltre quello, nel mare, senza timore di perdersi.

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