Atelier LiberaMente per le Risorse 2011, Laboratorio del 16 nov Nella foto, CiccioRospo68 e Anastasia |
L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini
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sabato 19 novembre 2011
DRAMMATERAPIA, saper leggere le tracce
Drammaterapia, foto segnaletica di un attore
Atelier LiberaMente per le Risorse 2011, Laboratorio del 16 nov. nella foto, Krila |
Nessuno di noi sa cosa l'aspetta domani. Se un appuntamento è stato davvero dato, se può essere differito, annullato, ecc ecc. Nessuno cosa vi sia oltre l'ultimo momento (questo...questo...questo...) della nostra vita. Tutto quello che può essere fatto è desiderarlo e sperare che nessuna variabile esterna/interna interferisca. Il desiderio è come il pensiero di un movimento...mette in moto potenziali evocati del nostro destino. E' intrigante tentare di leggerli, folle credere che proveniamo dal nostro futuro. Desiderare è credere più volere, mentre sperare è credere più attendere. Questo il tranello ela potenza del nostro linguaggio.
giovedì 18 novembre 2010
Drammaterapia e Biliardo: "...e il gioco si porta via, rotolando la vita mia"
@ Bleu
Il Gioacatore di Biliardo
di Angelo Branduardi
Soltanto l'erba sull'altopianoverde un po' di più/ ma non c'è da pensarci su/ non c'è da stenderci su la mano/ cercando di capire/ qual'è il punto dove colpire/ tic-tac tic-tac/ per ogni geometria/ tic-tac tic-tac/ ci vuole fantasia/ C'e una luce che luna non è/ in un buio che notte non è/ e una voce che voce non è/ che non parla ma parla di me/ D'improvviso mi brucia la mano/ l'aria verde del panno sul piano/ tic-tac/ ed il gioca si porta via/ rotolando la vita mia/ Ecco perchè si trattiene il fiato/ finchè si resta giù/ e per sempre vuoI dire mai più/ tic-tac tic-tac/ per ogni geometria/ tic-tac tic-tac/ ci vuole fantasia/ C'e una luce che luna non è/ in un buio che notte non è/ e una voce che voce non è/ che non parla ma parla di me/ e di colpo mi sfiora la mano/ l'erba verde di questo altopiano/ tic-tac/ ed il gioco si porta via/ rotolando la vita mia
Il Gioacatore di Biliardo
di Angelo Branduardi
Soltanto l'erba sull'altopianoverde un po' di più/ ma non c'è da pensarci su/ non c'è da stenderci su la mano/ cercando di capire/ qual'è il punto dove colpire/ tic-tac tic-tac/ per ogni geometria/ tic-tac tic-tac/ ci vuole fantasia/ C'e una luce che luna non è/ in un buio che notte non è/ e una voce che voce non è/ che non parla ma parla di me/ D'improvviso mi brucia la mano/ l'aria verde del panno sul piano/ tic-tac/ ed il gioca si porta via/ rotolando la vita mia/ Ecco perchè si trattiene il fiato/ finchè si resta giù/ e per sempre vuoI dire mai più/ tic-tac tic-tac/ per ogni geometria/ tic-tac tic-tac/ ci vuole fantasia/ C'e una luce che luna non è/ in un buio che notte non è/ e una voce che voce non è/ che non parla ma parla di me/ e di colpo mi sfiora la mano/ l'erba verde di questo altopiano/ tic-tac/ ed il gioco si porta via/ rotolando la vita mia
lunedì 13 settembre 2010
Drammaterapia, il risveglio...delle risorse.
@ Nero
Ma allora perchè svegliarla, perchè non tenerla perennemente assopita o drogata con le tante mistificazioni di questa inebriante società moderna. Perchè l'essere umano ha la consapevolezza di avere un potere superiore, e se vuole distinguersi dagli altri abitanti del Mondo, ha il dovere di crescere ed evolvere ad un grado superiore di conoscenza, e accontentarsi lo mette nella stessa condizione di prigioniero, ovvero senza libertà e senza conoscenza, curiosità e ricerca, è per lui uguale a morire.
Ma anche in questo bisogna impegnarsi, andare a cercarla, scuoterla a volte, districarla dai legacci polverosi e dalle ragnatele in cui il vivere quotidiano l'ha sommersa, con le sue abitudini, i pregiudizi, le superstizioni, i bisogni reali o presunti, i sensi di colpa, ecc...
In ogni cosa che facciamo c'è bisogno di allenamento, di dedizione, perchè "accomodarsi" è facile e l'abitudine del gesto ripetitivo ed automatico è sempre in agguato.
L'ho verificato personalmente, durante il periodo estivo, cioè quando non abbiamo avuto più incontri, l'interesse per il percorso che stiamo compiendo si è affievolito in me.
La ricerca della novità, la curiosità verso questo mondo nuovo e sconosciuto, particolare senz'altro, la scoperta di risorse nascoste o assopite nel mio intimo, ha subito una fase di stallo, una sorta di stand-by. Non che avessi perso il percorso che avevamo compiuto, sicuramente avrà lavorato dentro, ma io non ne sono stato consapevole, cosciente.
Tutto ha ricominciato a muoversi appena abbiamo ripreso, e l'interesse è ripartito, stimolato dal lavoro comune.
Bisogna allenarsi a cercare, a vedere le cose con occhio diverso da quanto abbiamo fatto sinora, perché altrimenti rischiamo di utilizzare sempre gli stessi strumenti, pur avendo a disposizione ben altre facoltà.
E lo stimolo alla consapevolezza, a volte doloroso ma mai inutile, diventa anch'esso carburante inesauribile, in un autoalimentarsi che dona ulteriore spinta alla crescita personale. E come nella paura c'è una caduta esponenziale nel vortice che ci sprofonda e ci limita, qui avviene l'effetto opposto, in cui si muove un meccanismo virtuoso che ci rende leggeri e liberi e ci da la sensazione di volare al di sopra del pregiudizio e fuori dalle contraddizioni della vita che ci circonda e ci penalizza. (Mai fuori dalle regole del vivere civile, che valgono in quanto rispetto dell'altrui libertà e non come limitazione personale)
Risulta sempre più evidente che dentro di noi albergano risorse particolari, sconosciute ed inutilizzate, che ci possono veramente cambiare nell'intimo, e che possono cambiare le nostre vite in modo straordinario.
Abbiamo il dovere di volerlo fare, per noi e per le persone che ci circondano.
Foto: Drammaterapia, Il Principe Ranocchio, Atelier Liberamente, 10 settembre 2010
venerdì 10 settembre 2010
Dramatherapy: facing the laziness
Cari "attori" e simpatizzanti, dopo oltre tre anni di inserimenti attraverso il net-work dei nostri sei blog, questo luogo, anche se virtuale, è divenuto davvero un grande archivio che, oltre alle "quotes" di grandi uomini, contiene le riflessioni ed elaborazioni personali di docenti ed allievi, ospiti ed anche personaggi di passaggio. Luogo ideale dove ripescare, ove serva, quello che di utile ancora oggi si ripropone.
Alla ripresa delle nostre "prove d'autore" (perchè ogni anima è un illustrissimo autore, quando la motivazione e lo sforzo tende ad un target senza autoinganno), vi riprogongo un post di oltre due anni fa. Si discuteva di "abilità" e risorse, come oggi noi, nel momento delicato di cercare di metterle in campo nella prossima piece. Una suggestione che proviene dal nostro passato, ma soprattutto da quello di un illustre personaggio, che tutto amava, meno l'approssimazione. Anche noi, con l'idefesso proposito di "imitare" autenticamente le cose migliori.... Andiamo in scena..."let's acting the truth", ma la verità etica, non quella solo estetica, come ripete spesso Spartaco.
Wallace Delois Wattles (1860–1911) scrive: “Le speciali facoltà usate nel nostro lavoro sono gli strumenti a nostra disposizione, ma il successo non dipende solo dall'avere o meno buoni strumenti; dipende più che altro dal potere di usare tali strumenti. Assicuriamoci che i nostri strumenti non siano solo i migliori, ma siano anche tenuti nelle migliori condizioni; possiamo coltivare ogni facoltà per ottenere tutto ciò che desideriamo”.
Spesso il motore che si cela dietro la apparente ovvietà di certe asserzioni, ci è vietato. Eppure siamo costantemente tentati di "archiviare" come ovvi molti contenuti. Però avviene che nell'ampio e polveroso archivio del "conosciuto, saputo", le piccole eppure importanti verità che riguardano il nostro funzionamento più profondo vengono spogliate dell'"attualità", presupposto fondamentale perchè poi possiamo utilizzare qualche cosa...se volete è quell'incosciente inerzia, propria dell'animale che si situa indietro nella scala evolutiva -eppure utile a lui nel processo di adattamento-, che ci porta a "giocare" solo con le cose che abbiamo davanti; e quindi un nuovo accesso a quell'archivio ci è negato.
Riepilogo il passaggio: 1) è ovvio che non bastino gli strumenti o le abilità (tools and skills) ad assicurare il successo in qualcosa, ma servano le condizioni ideali perchè io possa usarle; 2) da quel momento in poi quell'asserzione viene archiviata in "reparti" polverosi della mente, isolati da quanto in memoria recente invece servirebbe all'utilizzo del dato, al tentativo di processarlo diversamente. Del resto ciò che è ovvio non necessità di ulteriori approfondimenti, è un dato esperenziale stratificato che si sottrae più facilmente all'esperienza. I nostri giudizi frettolosi, i luoghi comuni, l'immortalato tribunale della verità, della bellezza, del giusto, potente, grande, ricco, ci separa dal contatto intimo (= solo nostro)con le cose ed il loro senso per noi, preferendo la catalogazione massificante del giudizio mercantile. Sappiamo che le parole si vendono e si comprano. E tutto si consuma troppo velocemente per essere compreso, ri-considerato. Quale potrebbe essere invece un differente approccio? Quello di farsi domande, evitando di tenere in primo piano solo le risposte più immediate.
"Ho delle abilità che conosco e che non conosco?
Le sto utilizzando appieno?
Vi sono condizioni che posso riconoscere come intralcio alla loro espressione?
Potrei rimuovere questi ostacoli?
Lo desidero?
Comincio! "
Tutto questo, se è qui che ne stiamo discutendo, può ragionevolmente essere applicato anche al lavoro attoriale, un percorso di continua, intensa ed anche sfumata, sperimentazione che è aiutato dall'allenamento. I momenti di intensa partecipazione al lavoro della compagnia, agli esercizi propedeutici il setting drammaterapico, hanno infatti la silenziosa complicità di quel luogo invisibile dove continuamente il nostro inconscio lavora esperienze, idee ed affetti; tutto quello che si è appreso, dove abbiamo fallito o raggiunto un risultato, comunque. Qui inizia il percorso della scoperta, che è enormemente aiutato dalla motivazione-disciplina insieme. Senza alcun esercizio dell'intenzionalità, della volizione, della ripetizione, il successo si situa solo nell'area della fortuna, del miracolo, della casualità!
Ho abilità che conosco o non conosco?
Ecco...ora voglio scoprirlo!
Ancora, a proposito di Delois Wattles Wallace, come ricorda sua figlia Florence: “Mio padre scriveva quasi costantemente. E quando non scriveva, attraverso una tecnica di visualizzazione creativa si formava un’immagine di sé come scrittore di successo, immagine che lui riteneva essenziale al raggiungimento effettivo del suo scopo. La cosa bella di mio padre è che viveva realmente ogni pagina che scriveva. La sua fu davvero una vita di potere”.
Siamo tutti ansiosi di re-iniziare!
giovedì 1 luglio 2010
Drammaterapia: L'Abilità a Credere
@ director
Una delle più difficili abilità in gioco nel mestiere di crescere, da una certa età in poi, ed anche nel mestiere dell'attore è costituito dall' abilità a credere; a sostenere la propria parte nella vita e sulla scena, corredati di una efficace fiducia nelle proprie possibilità ed in tutte le altre abilità necessarie alla performance. Il nostro "coach" interno, oppure individuato fuori, deve essere capace di non farci arrivare sempre ultimi nella gara, ma anche a non farci schiantare troppo veloci alla prima curva di un circuito impegnativo! Abilità a credere...una disposizione di mente ed affetti a cui possono concorrere certamente corredo genetico, ambiente familiare, relazioni sociali, ma che prima o poi ci troverà comunque a confrontarci soli con noi stessi ed a chiederci se a quella cosa...possiamo credere veramente, la persona davanti a noi, la nostra capacità a superare una difficoltà, a raggiungere un traguardo. Essa, tuttavia, può essere sviluppata attraverso un allenamento dove non si può, ancora una volta, prescindere dalla relazione del soggetto con se stesso: come mi penso, come parlo, come mi preparo, come agisco. Ed in tutta questa analisi, ovviamente, conta la capacità di percepirsi, timorosi o meno, ricordarci di noi attraverso pregresse esperienze, avere una visione del nostro personale confronto con la vita che prescinda anche dall'unica e singolare situazione con la quale ci stiamo misurando. Le nostre risorse provengono da lontano, hanno già lavorato lontano nel tempo, possono dare segnali anche minimi di essere pronte ad esprimersi ora. E non si potrà prescindere dall'impiego di una certe dose di "energia" in più. Se serve all'elettrone, quando la cede nel raffreddamneto dell'atomo ed il passaggio ad un'orbita più vicina, dovrà essere previsto anche per noi, se desideriamo cambiare qualcosa. E nel buio appariranno cerchi di luce, molto colorati, come dice Astra, a dare segno che "qualcosa sta cambiando". Anche se riassunto, è questo che io intendo per "allenamento a credere".
Sono convinto che qualche sofferta ed errata rinuncia nella vita può averci anche salvato la vita; ma questa è una considerazione fatta con il senno del poi; mentre siamo sempre molto prudenti e protetti a considerare quanti "treni" sono passati, mentre facevamo i distratti, come se la vita fosse un disegno già scritto, un "copione" da recitare, su indicazione del regista di turno, che sia un'altro o la nostra "prudenza", "modestia", "oculatezza", "previdenza"..ecc ecc a dirigerci. Certo è, invece, che senza esercitazioni sul campo, nessuna abilità può venire alla luce, mentre un superallenamento (Erickson professava) può raggiungere paradossalmente gli effetti opposti e ne sa qualcosa il pugile seduto all'angolo...
Precoci esperienze di credibilità nelle proprie capacità sono l'imprinting più efficace verso questo tipo di abilità, che traduce la fiducia e la stima in se stessi; ma un buon impegno, anche tardivo, nella scalata verso l'autostima può raggiungere gli stessi obiettivi. Alcuni campionati non saranno stati mai giocati, molte gare non ci avranno visto tra gli iscritti, ma saremo in grado, da oggi in poi, finalmente, di correggere il nostro pensiero, prima ancora della nostra prova; la possibile gratificazione di quest'ultima, ratificherà in maniera più permanente il nostro stile mentale.
Giorni fa mi torvavo a parlare con un mio allievo di come alcune doti già acquisite od innate si esprimano anche in settori e repertori apparentemente lontani da quelli ideali per la loro messa in campo. La nostra personalità è terribilmente mostruosa nelle disarmonie, come nella capacità di armonizzarsi nell'espressione di piccoli gesti, distanti tra loro. Alzarsi e prendere per porgere un bicchiere d'acqua è un gesto molto semplice e che potrà apparire anche differente a seconda del contesto che esige quel comportamento da un individuo. Tuttavia, vi sarà una meta-modalità ad accompagnare il repertorio di tutte le possibilità esprimibili per ogni soggetto, diversa per ciascuno, e capace di parlarci della sua personalità, dei suoi difetti e pregi, risorse o inibizioni. Esasperando il concetto, "Autentico" non significa spontaneo, se la spontaneità sta tradendo alcune risorse che attendono di venire allo scoperto e ti fanno scegliere in un campionario limitato di possibilità, nel pregiudizio del "si fa così e basta", se, in fondo in fondo, tu non ti conosci. Mettere la nostra storia, la nostra genealogia, la nostra estrazione sociale, il nostro iter formativo ed esperenziale, come unico riferimento nel confronto con le richieste che la vita ci fa. o la giustificazione dei nostri limiti è il più grande pregiudizio alla scoperta di risorse e di strumenti mai sospettati. E proprio quest'ultimo atteggiamento mentale costituisce quanto di opposto io indico con "abilità a credere".
Sempre Erickson affermava che "la gente si limita sempre tanto" ed in certi casi, forse l'economia sociale delle specie umana esige e funziona tuttavia anche così, ma credo che tutti abbiano diritto a sapere che si può imparare a "credere". E la fiducia in se stessi e la migliore garanzia alla credibilità in una parte positiva del mondo ed alla voglia di interpretarla. Ancora una volta, un codice che sembra funzionare bene per descivere quanto avviene sulla scena come nella nostra vita quotidiana. E poi, lo sappiamo, è proprio per questo che ci troviamo in un corso di drammaterapia!
Una delle più difficili abilità in gioco nel mestiere di crescere, da una certa età in poi, ed anche nel mestiere dell'attore è costituito dall' abilità a credere; a sostenere la propria parte nella vita e sulla scena, corredati di una efficace fiducia nelle proprie possibilità ed in tutte le altre abilità necessarie alla performance. Il nostro "coach" interno, oppure individuato fuori, deve essere capace di non farci arrivare sempre ultimi nella gara, ma anche a non farci schiantare troppo veloci alla prima curva di un circuito impegnativo! Abilità a credere...una disposizione di mente ed affetti a cui possono concorrere certamente corredo genetico, ambiente familiare, relazioni sociali, ma che prima o poi ci troverà comunque a confrontarci soli con noi stessi ed a chiederci se a quella cosa...possiamo credere veramente, la persona davanti a noi, la nostra capacità a superare una difficoltà, a raggiungere un traguardo. Essa, tuttavia, può essere sviluppata attraverso un allenamento dove non si può, ancora una volta, prescindere dalla relazione del soggetto con se stesso: come mi penso, come parlo, come mi preparo, come agisco. Ed in tutta questa analisi, ovviamente, conta la capacità di percepirsi, timorosi o meno, ricordarci di noi attraverso pregresse esperienze, avere una visione del nostro personale confronto con la vita che prescinda anche dall'unica e singolare situazione con la quale ci stiamo misurando. Le nostre risorse provengono da lontano, hanno già lavorato lontano nel tempo, possono dare segnali anche minimi di essere pronte ad esprimersi ora. E non si potrà prescindere dall'impiego di una certe dose di "energia" in più. Se serve all'elettrone, quando la cede nel raffreddamneto dell'atomo ed il passaggio ad un'orbita più vicina, dovrà essere previsto anche per noi, se desideriamo cambiare qualcosa. E nel buio appariranno cerchi di luce, molto colorati, come dice Astra, a dare segno che "qualcosa sta cambiando". Anche se riassunto, è questo che io intendo per "allenamento a credere".
Sono convinto che qualche sofferta ed errata rinuncia nella vita può averci anche salvato la vita; ma questa è una considerazione fatta con il senno del poi; mentre siamo sempre molto prudenti e protetti a considerare quanti "treni" sono passati, mentre facevamo i distratti, come se la vita fosse un disegno già scritto, un "copione" da recitare, su indicazione del regista di turno, che sia un'altro o la nostra "prudenza", "modestia", "oculatezza", "previdenza"..ecc ecc a dirigerci. Certo è, invece, che senza esercitazioni sul campo, nessuna abilità può venire alla luce, mentre un superallenamento (Erickson professava) può raggiungere paradossalmente gli effetti opposti e ne sa qualcosa il pugile seduto all'angolo...
Precoci esperienze di credibilità nelle proprie capacità sono l'imprinting più efficace verso questo tipo di abilità, che traduce la fiducia e la stima in se stessi; ma un buon impegno, anche tardivo, nella scalata verso l'autostima può raggiungere gli stessi obiettivi. Alcuni campionati non saranno stati mai giocati, molte gare non ci avranno visto tra gli iscritti, ma saremo in grado, da oggi in poi, finalmente, di correggere il nostro pensiero, prima ancora della nostra prova; la possibile gratificazione di quest'ultima, ratificherà in maniera più permanente il nostro stile mentale.
Giorni fa mi torvavo a parlare con un mio allievo di come alcune doti già acquisite od innate si esprimano anche in settori e repertori apparentemente lontani da quelli ideali per la loro messa in campo. La nostra personalità è terribilmente mostruosa nelle disarmonie, come nella capacità di armonizzarsi nell'espressione di piccoli gesti, distanti tra loro. Alzarsi e prendere per porgere un bicchiere d'acqua è un gesto molto semplice e che potrà apparire anche differente a seconda del contesto che esige quel comportamento da un individuo. Tuttavia, vi sarà una meta-modalità ad accompagnare il repertorio di tutte le possibilità esprimibili per ogni soggetto, diversa per ciascuno, e capace di parlarci della sua personalità, dei suoi difetti e pregi, risorse o inibizioni. Esasperando il concetto, "Autentico" non significa spontaneo, se la spontaneità sta tradendo alcune risorse che attendono di venire allo scoperto e ti fanno scegliere in un campionario limitato di possibilità, nel pregiudizio del "si fa così e basta", se, in fondo in fondo, tu non ti conosci. Mettere la nostra storia, la nostra genealogia, la nostra estrazione sociale, il nostro iter formativo ed esperenziale, come unico riferimento nel confronto con le richieste che la vita ci fa. o la giustificazione dei nostri limiti è il più grande pregiudizio alla scoperta di risorse e di strumenti mai sospettati. E proprio quest'ultimo atteggiamento mentale costituisce quanto di opposto io indico con "abilità a credere".
Sempre Erickson affermava che "la gente si limita sempre tanto" ed in certi casi, forse l'economia sociale delle specie umana esige e funziona tuttavia anche così, ma credo che tutti abbiano diritto a sapere che si può imparare a "credere". E la fiducia in se stessi e la migliore garanzia alla credibilità in una parte positiva del mondo ed alla voglia di interpretarla. Ancora una volta, un codice che sembra funzionare bene per descivere quanto avviene sulla scena come nella nostra vita quotidiana. E poi, lo sappiamo, è proprio per questo che ci troviamo in un corso di drammaterapia!
giovedì 17 giugno 2010
Drammaterapia: Imparare a Camminare sull'Acqua
@ director
La ricerca di abilità "perdute da sempre" (!) o momentaneamente dormienti (i traumi, l'abbiamo visto, possono causare questo) non costituisce una caccia al tesoro, ma piuttosto un percorso che veicola la nostra consapevolezza in settori segregati della nostra mente e vi fa abitare "coraggio", "rischio", "libertà" ed "espressione". Nulla è creativo di per sè, se non nell'incontro (pensato o realizzato che sia) con la realtà. Il dato più saliente della ricerca e dell'applicazione in psicoterapia negli ultimi trenta-quarant'anni (attraverso i suoi nuovi, ma anche datati statuti operativi) è che la nozione di "esperienza" ha sostituito quella esclusiva di "comprensione". A voler essere riduttivi, potremmo dire che l'insight non è patognonomico -non necessariamente- di "cambiamento" o della risoluzione dei sintomi e che, quindi, qualsiasi operazione che avvenga e che continui a lavorare solo nel "laboratorio", duale o gruppale, di un setting non assicura l'esclusività della "guarigione". Questo vale in quadri clinici conclamati, ma anche per la più pervasiva nevrosi dell'essere che sia "preda" di stili di vita disarmonici e non in accordo con le sue esigenze più autentiche e profonde. Così, anche per quanto riguarda le risorse, esse vengono sollecitate a vedere la luce, se vi è il contesto adatto in cui incubarle e farle nascere ed accompagnare per i primi passi. L'esperienza, ancora una volta, è sovrana e sovrano è il rapporto con l'altro, che possa costituire un casuale incidente di percorso o un causale stimolo ambientale. L'assenza di risposte adattive (la risorsa), come la sua presenza, pre-esiste nel suo paradigma di individuo-ambiente, al di fuori del quale può essere solo l'ipotesi manovrata (a volte solo lusingante) di chi fantastica l'incontro autentico con il mondo, con puntate virtuali che, apparentemente, non fanno perdere mai a quel tavolo di gioco. L'immaginazione, la suggestione sono motori fondamentali, che tuttavia non possono eludere il contatto con la realtà, se non a costo di generare una condizione frustrante e potenzialmente lesiva per le risorse di un individuo. A dirvi questo è una persona che ha studiato ed indagato i meccanismi della suggestione e della persuasione per oltre trent'anni, ma che crede fondamentalmente nella libertà dell'individuo. A cosa serve "ipnotizzare una persona in cinque secondi", se poi quella persona non prenderà mai le decisioni opportune neache in una vita? Nessuno può sostituirsi a l'altro, ma ne è sempre testimonianza, anche se inconsapevole.
E' questo che fondamentalmente state apprendendo in questa fase del vostro percorso attoriale, mentre le quinte ed il proscenio sono abitati da vagiti impudici e singhiozzi irriducibili. La nostra umanità, scevra di pedagogia obsoleta, ma attenta ai segni ed ai simboli, ai punti cardinali, alle stelle ed al silenzioso ruggito della terra, anche se lontani dalla savana.
Domani, ancora in rotta...per camminare sull'acqua.
Domani, ancora in rotta...per camminare sull'acqua.
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