L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







venerdì 30 aprile 2010

Autoipnosi: overlapping delle suggestioni

@ director

Sole invia la seguente descrizione della sua esperienza  nel corso dell'esercizio di Autoipnosi. Vediamolo insieme e cerchiamo di comprendere cosa è accaduto e si è realizzato. Le parti in corsivo sono le sue..

@ Sole
Ecco i dettagli sulla mia esperienza: dopo aver eseguito tutti i passaggi, fino al conteggio alla rovescia da tre a uno, ho chiuso gli occhi e pian piano mi sono immaginata su una spiaggia.
Ho sentito la sensazione della sabbia fresca sotto i piedi, mentre camminavo lungo la battigia. Poi l' acqua del mare che mi bagnava i piedi ed era fredda. Mi sono allontanata dall'acqua e, stendendomi sulla sabbia, ho avvertito il calore del sole sul viso e sul corpo, questo mi piaceva.
Ho toccato la sabbia con le mani e la sentivo scorrere tra le dita, mi sembrava reale tutto ciò. I miei pensieri erano concreti, mi sono chiesta perché il mare; io preferisco il verde la montagna, invece in quel momento stavo bene li. Sentivo il mio respiro molto lento e molto profondo, controllando la respirazione, senza nessuno sforzo. Non avevo la percezione del tempo che passava, ma deve essere trascorso un bel po.

Fermiamoci qui per un momento.

"Ho sentito, ho toccato, l'acqua bagnava i piedi, era fredda, ho avvertito il calore del sole sul viso e sul corpo, sentivo la sabbia (scorrere) tra le dita, mi sembrava tutto reale". Senza dubbio, l'overlapping spontaneo (letteralmente "sovrapposizione" di elementi che vanno a ratificare e rendere sempre più complessa la situazione suggestiva), così come descritto, suggerisce l'idea di un intenso coinvolgimento di Sole nell'esperienza: "I miei pensieri erano concreti". Ora, un pensiero non è concreto per definizione, ed allora lei cosa vuole esprimere con questa espressione? Afferma che il freddo era freddo, il calore era caldo, la sabbia giocava davvero tra le sue mani, ci sta dicendo, in poche parole, che è stata trasportata in un luogo diverso, la sua mente sta vivendo un'esperienza differente, da quella della poltrona del salotto su cui si trova tranquillamente rilassata.  Questo vivere la propria suggestione sino al punto di sperimentarla come se fosse reale, conduce Sole  persino a chiedere a se stessa a riguardo: "mi sono chiesta perché il mare, io preferisco il verde, la montagna, invece in quel momento stavo bene li". Anche questa apparente sfida risolta con un risultato inconsueto (a lei fondamentalmente piace la montagna ed in quel momento sembrava preferire il mare), ci ratifica che era tanto dentro la situazione da riconvertire in ulteriore e differente gusto e preferenza le proprie convinzioni. Altro dato -che poi ci riconfermerà anche nel prosieguo del report- è quello che tutta l'esperienza era vissuta con un contestuale senso critico che le permetteva di sapere che quanto stava esperendo era nell'immaginazione, anche se così intensa, da suggerire un senso di realtà fittizio. Quelle che Sole si stava dando erano delle suggestioni che innescavano il ricordo vivido -ricordi sensoriali- di quanto lei già conosce del mare, dell'acqua, del sole, della sabbia, ecc. Ci dice anche che proprio la gratificazione di quanto le stava accadendo la tratteneva dall'interrompere il vissuto. Il fatto che si accorgesse di "controllare la respirazione, senza nessuno sforzo" è indicativo che presumibilmente essa era andata in un automatismo. La respirazione, in  realtà è un atto involontario, del quale possiamo prendere anche il controllo; ma durante l'autoinduzione vi è prescritto di dirigerla tra insipirazioni ed espirazioni strategiche. Ora lei la osservava avvenire, quasiin una certa indipendenza dall'atto volontario -questa sensazione di non "volontarietà" su quanto occoreva in quel momento, vedremo, si accentuerà successivamente...-
Inoltre afferma: "Non avevo la percezione del tempo che passava, ma deve essere trascorso un bel po". Classica esperienza di distorsione temporale, caratteristica degli stati modificati di coscienza.

Ho pensato poi di uscire, ho aperto gli occhi e mi sono detta di muovere le mani, invece avvertivo nelle singole dita e nelle mani degli impulsi percettibili, ma esse rimanevano immobili.
Quanto più l'esperienza è autentica e profonda, tanto più esige un graduale riassunzione delle coordinate temporo-spaziali proprie dello stato di veglia, così come anche del controllo volontario della muscolatura -quel corpo che, vi spiegavo, abbiamo voluto momentaneamente dimenticare nella condizione di realtà, per assumere un orientamento psicologico volto all'interno di noi e delle percezioni che sviluppiamo.
Mi sentivo sdoppiata, una parte di me voleva svegliarsi da quel torpore, mentre l' altra si opponeva, la sensazione che provavo era cosi piacevole , che evidentemente non volevo uscirne. Sono rimasta cosi ancora del tempo e devo dire c'è voluta un po determinazione per ritornare alla realtà, ero completamente cosciente di questo.

La coesistenza di una parte di sè "rapita" dalla propria gratificante esperienza ed un'altra, critica, capace di analizzare e ricordare il vissuto dell'esperienza, è dimostrata proprio dall'ultima asserzione di Sole. La trance, era di grado superficiale-medio e probabilmente, prolungandosi l'esperienza -e con il personale assenso del soggetto-, si sarebbe potuta approfondire. Ed è quello che solitamente accade con l'esercizio e l'allenamento. Sole ha dovuto esercitare con sè un atto di convinzione più intenso e determinato per uscire dalla condizione di trance ipnotica. Nel caso di un'esperienza più profonda, è lo stesso soggetto a programmare i tempi di permanenza nella condizione di trance o, in caso di non "impostazione" del proprio orologio biologico (!), l'uscita è automatica e graduale dopo qualche tempo e senza l'uso di sforzi o fatica.

E' sicuramente una esperienza da ripetere; mi rendo conto che all'inizio è difficile trovare il momento e il luogo giusto, anche una piccola interferenza può interferire, di qui l'importanza di quelle "raccomandazioni" che ci hai scritto sulla brochure. Grazie, Sole.

Grazie Sole

mercoledì 28 aprile 2010

Ipnosi. Percezione, Sensorialità e Memoria: i Sistemi di Rappresentazione nella comunicazione umana e in ipnosi.

@ Director

Nelle ultime due esperienze di tecnica autoipnotica, abbiamo cercato di fornire dei dati, sia pur limitati, che permettessero di sciogliere pregiudiziali errate e diffidenza verso la condizione di trance ipnotica. Non aver abbondato in informazioni ha corrisposto alla prudenza di non attivare eccessivamente la sfera cognitiva durante il training e permettere l'esperienza della condizione di rilasciamento progressivo, senza le interferenze della parte più razionale della nostra mente. Nel corso dei successivi incontri, come già detto, lacune e dubbi saranno chiariti strada facendo, ovvero attraverso la stessa esperienza di autoipnosi.
Cerchiamo, tuttavia, di chiarire meglio e fissare quanto è stato detto, aggiungendo qualche dato teorico…
Lo stato ipnotico costituisce, dunque, una condizione di funzionamento mentale, ma potremmo dire psicofisico, modificata rispetto all’usuale, ordinario stato di coscienza e consapevolezza dell’individuo, quello che la letteratura scientifica denomina come NOCS (Not Ordinary Consciousness State)* o SCA (Stato di Coscienza Alterato o, come è più corretto definire, "modificato". Quello che accade nella condizione ipnotica (e ancora meglio, perché la stessa possa essere indotta) ha caratteristiche differenti dall’ordinario stato della nostra coscienza vigile.
Usualmente, noi siamo inseriti nella realtà attraverso i nostri cinque sensi: vediamo, ascoltiamo, sentiamo, gustiamo ed odoriamo la realtà nel nostro ambiente. Quando processiamo queste informazioni, noi le rappresentiamo re-dirette verso il mondo esterno usando questi stessi organi di senso (non abbiamo la percezione di quanto avviene, in effetti, in differenti aree cerebrali in relazione agli stimoli che abbiamo ricevuto, ma questa è re-diretta verso l’oggetto che ha sollecitato il nostro organo di senso). Noi pensiamo in immagini, suoni e sensazioni ed un poco meno in odori e sapori. Dei cinque sensi, soprattutto quello visivo, auditivo e cenestesico costituiscono il Sistema di Rappresentazione Primario, mentre è assolutamente più raro, anche se non si può escludere, che sia costituito dall’olfatto o dal gusto. Vi sono molti modi di individuare quale è il Sistema di Rappresentazione Primario utilizzato da un individuo, ma il più semplice è quello di ascoltarlo attentamente mentre parla ed il suo linguaggio sicuramente ci racconterà del suo modo di rappresentare il mondo in termini di canali rappresentativi primario e secondario. Quando ci esprimiamo, come ogni cognizione ha la sua controparte emozionale, come ogni emozione ha la sua controparte cognitiva ed entrambe sono legate al nostro sistema di rappresentazione o modale. Ma anche il modo in cui lo stesso individuo gestisce i propri ricordi, lo sguardo e la mimica e la postura, possono raccontarci del suo Sistema Rappresentativo Primario. Per fare un esempio molto semplice: sappiamo tutti di essere più portati a memorizzare una data cosa, se questo tocca il nostro senso privilegiato; e così siamo soliti dire, ricordo tutto quello che ascolto, ho molta memoria visiva, gli odori ed i profumi mi suscitano facilmente ricordi, alcuni racconti mi fanno venire i brividi, ecc. ecc.
V Canale Visivo: attraverso il quale rappresentiamo visivamente gli oggetti esterni e creiamo le immagini interne. I soggetti che operano attraverso questo Sistema Rappresentativo tendono ad essere molto dinamici e spesso enfatici nella loro gestualità, tendono a mantenere lo sguardo dritto avanti a voi, così come la loro postura. Il loro respiro è generalmente più profondo, tende ad essere portato alla massima espansione (inspirazioni ampie). Essi sono estremamente deliberati nelle loro azioni, attenti nel modo di apparire; pensano in immagini ed hanno difficoltà a ricordare sequenze verbali; sono facilmente infastiditi dagli altri Sistemi di Rappresentazione, perché la loro mente tende a muoversi velocemente per immagini, essendo assolutamente catturata dagli stimoli visivi.

C Canale Cenestesico: La comunicazione intra ed interpersonale,sucita sensazioni sul e nel nostro corpo. Infatti, possono essere sensazioni fisiche attuali od immaginate. Le persone che operano attraverso il Sistema di Rappresentazione Cenestesico tendono ad avere movimenti piuttosto lenti, misurati, con una postura raccolta. Il loro sguardo si volge frequentemente a sinistra, verso l’alto ed il loro respiro tende a concentrarsi alla base dei polmoni (inspirazioni non ampie). Il loro discorso è lento e sono facilmente frustrati dalla velocità con cui opera un interlocutore che lavori per immagini, piuttosto che per sensazioni, come loro. Essi confidano nel loro senso del tatto e rispondono facilmente al contatto fisico; sono accoglienti e disponibili verso le persone. Il toccare o fare cose cattura la loro attenzione.
A Canale Uditivo: E’ quello che viene allertato verso le cose esterne, la comunicazione degli altri egli stessi suoni chei emettiamo. Sono generalmente individui moderati nella loro gestualità. Il loro sguardo tende a spostarsi da sinistra a destra nella conversazione e frequentemente in basso a destra. La loro postura si mantiene dritta; il respiro tende a centrarsi in mezzo al torace (inspirazioni medie). Essi frequentemente parlano a loro stessi; sono precisi ed esatti nel loro linguaggio verbale; frequentemente con pronunciati movimenti delle labbra; imparano facilmente dall’ascolto di altri. Estremamente interessati dai suoni e dalla musica, rispondono al tono, al timbro ed alla cadenza delle parole e dei suoni.
O Canale Olfattivo/Gustativo. E’ il più raro ad essere riscontrato negli individui. Questi soggetti hanno una spiccata memoria “olfattiva” e "gustativa"; sanno riconoscere facilmente situazioni e persone dal loro odore.
Ma ecco cosa avviene nello stato di trance:

1) Le informazioni sono processate al di fuori del Sistema di Rappresentazione Primario
Come abbiamo detto, le informazioni sono elaborate in immagini, suoni, sensazioni e queste modalità sensoriali si riferiscono a sistemi senso-percettivi, definibili come Sistemi di Rappresentazione. Ognuno di noi usa questi tre canali di rappresentazione della realtà, anche se, generalmente, si può individuare la prevalenza di uno e o due di essi sui rimanenti. Tutti coloro che hanno indagato la fenomenologia dello stato ipnotico sono d’accordo nell’individuare in questa condizione alcune specifiche caratteristiche rispetto al processo mentale. Perché si realizzi uno stato di coscienza alterato, è necessario che il soggetto sperimenti una certo numero considerevole di “oggetti” interni od esterni, attraverso l’uso del canale/i non preferenziale/i. Quindi, riferendoci allo stato alterato di coscienza, possiamo affermare che in esso il processo delle informazioni si svolge in modo anomalo rispetto all’ordinario. Se nella fase di induzione ipnotica, perché si stabilisca un buon rapport, l’operatore “suggerisce” al soggetto in accordo al suo sistema di rappresentazione, utilizzando il canale o i canali percettivi preferenziali, successivamente, nella condizione di trance il soggetto sperimenta una condizione di dissociazione dalle modalità di percezione che gli sono abituali e proprie.
2) Si tratta di una condizione di attenzione concentrata e focalizzata
3) L’attenzione è spostata dalla esperienza esterna e diretta all’interno

Ogni individuo la sperimenta nel suo quotidiano, anche al di fuori della classica condizione di “a me gli occhi”, estremamente fuorviante il processo ed il significato dello stato ipnotico. Quest'ultima è una condizione che, per diferse sfumature di grado ed intensità, intercorre all'incirca ogni novanta minuti della nostra giornata da svegli, anche se non ne abbiamo memoria. Un atteggiamento della mente che si allontana parzialmente dall'attenzione verso la realtà. Altre situazioni di vita, inoltre, provocano specificamente questo particolare orientamento dei nostri processi psicologici.E’ utile fare qualche esempio in proposito. Ci troviamo in una sala cinematografica, intensamente coinvolti emotivamente dal film che viene proiettato. In questa situazione non vi chiedete certamente se siete “fuori” o “dentro” la pellicola, mentre vivete questa situazione di impegno emotivo, magari completamente incuranti del contesto che vi è attorno, inconsapevoli della realtà degli altri spettatori e della sala che, certamente, vi segnalerebbe che siete”fuori”. Si tratta, in questo caso, di una partecipazione cognitivo-affettiva a quello che stiamo percependo e significando, che elude il quesito se sia vera o no la situazione che ci sta coinvolgendo tanto. Certamente, l’analisi del dopo ci permette di riprendere il dovuto distacco da ciò che abbiamo sperimentato mentre eravamo intrappolati nella celluloide! Un altro esempio…quello relativo al particolare tipo di attenzione che esercitiamo su di una lettura di un testo particolarmente interessante per noi. Richiamati alla percezione del contesto che ci circonda da parte di qualcun altro, ci limitiamo inconsapevolmente a registrare il segnale, il messaggio, senza reagirvi come stimolo. Più tardi, il nostro amico saprà, con un po’ di ritardo (!), se intendevamo bere qualcosa o meno.
4) L’atteggiamento acritico dei processi mentali che avvengono
Torniamo per un attimo a quello che abbiamo affermato prima. Cosa significa percepire pensieri ed immagini interne come reali? Naturalmente, qui non ci riferiamo alla accettazione di un dato come vero e logico, od al processo fondamentale della percezione, ma piuttosto alla accettazione di una informazione, al di fuori del modello logico-formale operante nella mente conscia, in quanto “credibile”. Infatti, si può giungere a “credere” visibile, udibile, odorabile, toccabile, gustabile un oggetto…in assenza di oggetto. La suggestione, in questo caso, costituisce lo strumento grazie al quale ciò avviene: la possibilità di percepire pensieri, affetti e comunque prodotti interni della mente o rappresentazioni alterate della realtà come vere. Quella condizione speciale di empatia che si crea tra ipnotista ed ipnotizzato, definita rapport, fa si che l’attività critica del soggetto passi da questi all’operatore, in una situazione di estrema fiducia ed aspettativa che lavora nella direzione della trance e della sua fenomenologia. L’ipnosi consiste, quindi, in un processo che ci consente di percepire pensieri ed immagini interne come realtà. Alexander (1974) definisce l’ipnosi “ come uno stato che si manifesta con un moto del pensiero verso l’interiore, che facilita il miglioramento dell’immaginazione creativa, favorisce il ragionamento induttivo su quello deduttivo e riduce la necessità della verifica del reale perché instaura un quadro in cui, con suggestioni appropriate, le idee possono esser percepite e sperimentate in maniera così vivida che esse consentono la reviviscenza fino alla allucinazione” .
5) La fiducia nei processi inconsci (mente inconscia) e la comprensione che, ai fini del “cambiamento”, il soggetto può contare fondamentalmente nei processi inconsci; non è necessaria la mente conscia per quanto si riferisce all’insight quale fattore esclusivo ed innescante il cambiamento stesso.  

Possiamo considerare la mente inconscia come il serbatoio di tutte le nostre esperienze passate che, in file di copia, si sono trasferiti lì come tracce significative dei nostri incontri con la realtà, che legano e distanziano eventi per similitudini formali, ma anche per una semantica simbolica che sfugge la logica del pensiero cosciente. La condizione ipnotica, ove opportunamente utilizzata, consente una maggiore e proficua “permeabilità” tra la mente inconscia e quella conscia, permettendo operazioni che liberano risorse imprigionate e sequestrate da conflitti interni, più o meno importanti, in presenza od anche in assenza di sintomatologie cliniche. Questo è possibile perché si ipotizza, con sempre maggiori riscontri scientifici, che nella condizione ipnotica le nostre operazioni mentali si attuino con una certa prevalenza e, comunque, più cospicuo intervento della porzione destra del nostro cervello. Ma, procediamo ad immaginarci la nostra mente come una complessa cipolla che possiede più strati ed allora in quello più esterno di questi troveremo la nostra mente conscia che soprassiede quotidianamente a tutti i nostri processi decisionali, lavorando in accordo con quello che viene definito psicodinamicamente “il principio di realtà” (per intenderci “è vero ciò che i miei cinque sensi, in base anche all’esperienza passata, mi traducono come vero”). Essa è “intelligente”, logica, realistica e tendenzialmente propositiva, soprattutto in tutte quelle nuove situazioni in cui è necessario applicare una piena razionalità per comprendere che cosa e come fare delle cose. Tuttavia, la nostra mente conscia può elaborare soltanto dalle cinque alle nove informazioni alla volta e spesso finisce per andare in sovraccarico! La mente inconscia, costituisce lo strato più interno, nascosto della nostra cipolla e lavora in accordo al “principio del piacere” che è teso ad evitare qualsiasi dolore e ad ottenere piacere, garantendo la sopravvivenza, senza alcuna considerazione degli elementi esterni della realtà. La nostra mente inconscia è intimamente collegata alle emozioni, all’immaginazione, ai ricordi e capace di modulare l’attività del sistema nervoso vegetativo che controlla autonomamente i nostri organi interni (senza l'intervento attivo della nostra volontà). La mente inconscia è abile processare molte informazioni contemporaneamente in modo più veloce della mente cosciente, ma non è “intelligente”, nel senso che, solo se aiutata (dall'esperienza) o dalle nostre correzioni, può "integrare" dati ed arrivare ad una modulazione dei propri contenuti. E’ così che la mente in generale influenza e può infulenzare intenzionalmente il nostro corpo e ne è costantemente condizionata. L'obiettivo di qualsiasi training che si rivolga all'individuo deve essere l'armonizzazione delle sfere inconscia ed conscia, insieme alla parte subconscia, delegata agli automatismi mentali.
* Alcuni interessanti articoli sull'argomento (in lingua inglese, ma ne vale la pena) li trovate
    su i seguenti siti:

     Stati di Coscienza:
     Charles T. Tart, States of Consciousness
     Stanislav Grof, Michael Weir and Christine Perry: Non-Ordinary States of Consciousness in...
     Su Sistemi di Rappresentazione o Modali
     Roger Ellerton, Modalities and Representational Systems 
    

martedì 27 aprile 2010

Drammaterapia & Autoipnosi: esercitazione con Trambusto!

Un esercizio per voi...

In calce ad una delle vostre "quotidiane"... esercitazioni di autoipnosi (a giorni alterni è assolutamente raccomandato!), dopo aver finito l'esecuzione dei passi suggeriti nella brochure, leggetevi questa favola e provate a fantasticarvi nei panni di qualche personaggio. Osservate con i suoi occhi, ascoltate con i suoi orecchi, annusate con il suo fiuto, entrate in contatto con quell'ambiente come fa lui!
Qui uniamo il modulo di storytelling a quello dell'autoipnosi e l'esperienza diviene molto simile a quello che, in termini di tecnica terapeutica, viene definito "sogno guidato". Nel nostro caso, non vi è nulla da "curare", se non la possibilità di esprimere al meglio immaginazione e creatività e siete voi stessi a guidarvi. E' richiesta una breve pausa tra la prima e seonda parte, come suddivise.
Questo mio brano usa un linguaggio assolutamente semplice, teso ad ospitare l'interpretazione del soggetto che lo ascolta o ne fa lettura. Ma il suo signifivcato simbolico è molto evidente e viene espresso attraverso immagini in movimento.
Sarà interessante la redazione successiva della vostra esperienza qui sulle pagine del vostro laboratorio virtuale; virtuale e tuttavia vero come è il vostro inconscio e processo drammaterapico appena iniziato. Immagini, fantasie, ricordi, elementi della vostra vita presente e trascorsa e futura potranno fare utile incursione nella trama del testo.
Buon lavoro.


Trambusto
Prima parte
Tutti gli animali erano in agitazione. La notizia era arrivata così all'improvviso e probabilmente non era mai accaduto niente di simile a memoria di... animale. Polli stava ad ascoltare, con gli occhi spalancati, movendo ogni tanto gli orecchi e storcendo il naso. C'e chi nasce per raccontare le storie, chi per ascoltarle e lui si sentiva di poter battere chiunque nell'ascolto più attento e profondo. Entrava nella storia. Vi faceva il suo ingresso, dapprima timido, poi disinvolto, sino forse a condizionare i personaggi che in quella vivono e solo di quella.
Polly era uno di quei conigli che la natura colora pazzamente, con quell'occhio tuffato nel nero (forse a guardare più dentro che fuori...) e quella coda così bianca e vaporosa, quasi un sensore che volesse aiutare gli orecchi, e gli occhi ed il muso. Aveva sempre temuto avvicinarsi ai margini della foresta; lì sembra che il mondo si sospenda, con un misterioso invito al fuori ed una terribile paura che ti ricaccia dentro. E Sandy gli stava appunto narrando di isolati episodi nei quali ad alcuni animali era accaduto di sconfinare proprio la' dove il mondo finisce. Non tutti avevano fatto ritorno, ma anche per quelli riaccolti dalle braccia degli alberi, lì al confine, la vita non era stata più la stessa. Stesse le cose intorno, ma non loro.
Chissa' se poi le storie raccontano sempre il vero e, come per gli uomini, anche gli animali dovrebbero scriverle e rileggerle tali! A quel commento Sandy sussultò su quel masso. Non si era mai sentita una cosa el genere e gli unici segni degni di attenzione sono quelli lasciati dalla volpe o da un torrente o del branco sulla neve... Questa volta l'evento poteva essere trascritto...interruppe ancora Polly, sotto lo sguardo oramai straniero di un altro coniglio.

Seconda Parte
Gli animali erano quasi pronti. Tutto era stato preparato con cura e prudenza. Dapprima vi era stato sgomento all'annuncio che un gruppo di conigli e qualche talpa avrebbe varcato la soglia del mondo e tentato di riportarne descrizioni e racconti; poi, quando la notizia era tornata al punto di partenza, dopo un ampio giro di voci, la familiarità dell'avventura ancora non iniziata aveva consumato buona parte del mistero, l'emozione ed anche il dissenso. La comunicazione, anche lì tra i conigli ed i barbagianni, ha il potere di rassicurare, a volte di far dimenticare.

lunedì 26 aprile 2010

Autoipnosi: "A me...i miei occhi!"

Modulo Danza Movimento, Atelier LiberaMente,
11 aprile, 2010
@ director

Anche stasera un "A me...i miei occhi", per sottintendere il training di autoipnosi. Ho dovuto -è vero!- sottolineare uno scarso rigore nell'esecuzione e frequenza degli esercizi, ma, d'altro canto, ho riscontrato una "morbida" disponibilità a lasciar lavorare i messaggi dentro. Veniamo al primo dato. La ripetizione, alleata dell'evoluzioe è ancher alleata del progresso in ogni esperienza. La ripetizione, antifona dell'ossessione, aggiusta il tiro che poi fa evolvere dall'anancastico rito, verso l'espressione più autentica delle nostre risorse. Il dialogo con il nostro inconscio, si può avviare solo se stimolato da quel gancio "conscio-inconscio", praticato, che è creato dall'l'interesse verso l'esperienza, dalla sua conoscenza ed esplorazione. A questo scopo, abbiamo esaminato in maniera più approfondita la "sintassi ipnotica" delle istruzione dell'esperienza attraverso gli script della dispensa. Non si era in molti, causa la "nevrosi" della città, fatta di intoppi ed inconvenienti, ma questo ha facilitato qualche esperienza più profonda. La trance (eteroipnotica) di Mareliz, che ci ha oramai abituato alla sua facile discesa nello stato modificato di coscienza. La new entry, Scilla, ha assaggiato lo spirito del gruppo e fatto amicizia con i suoi account elettronici.
Vi sollecito tutti alla rilettura attenta e meditata di tutti i passaggi della brochure della autoiduzione ipnotica; vi è tutto quello che serve per allenarvi a questo progressivo viaggio dentro di voi. Ma, come in ogni cosa, leggere prima le istruzioni! Buon lavoro.

Drammaterapia: non è stato facile per nessuno...

@ Sole


Non è stato facile per nessuno di noi improvvisare un tema, che in quel momento non sentivamo; ognuno di noi avrebbe voluto essere al posto dell'altro, credendo che sarebbe stato più facile. Ho avvertito l'incomunicabilità con il mio interlocutore, nel portare avanti una conversazione sterile. Sperando che mi togliesse dal disagio e prendendo coscienza che non poteva aiutarmi. Qualche volta bisogna rischiare, credere di più in se stessi e nelle proprie risorse che spesso sottovalutiamo.
Beatrice tu sei stata grande, sei riuscita dove altri avrebbero fallito, perchè hai creduto nell'amore che può tutto, incurante dei suggerimenti di chi ha sofferto con te e che ti avrebbe voluto sicuramente più forte, coraggiosa e tu lo sei stata. Non ho potuto seguire con attenzione Azzurra e Faber alle prese di quasi-aspiranti-rapinatori, ma  loro hanno saputo interagire e comunicare in una conversazione che bisognava interrompere per non esserne sopraffatti. E' stato comunque divertertente, soprattutto per i nostri amici non partecipanti, beati loro! Grazie al Director per la sua dedica, mi ha emozionato.


Foto: Modulo Danza Movimento, Atelier LiberaMente, 11 aprile 2010

Drammaterapia: riflesso, riflettuto, riflett...Ente

@ Nero


Cara Beatrice non devi scusarti. Non sai quale piacere mi hai trasmesso, quale insegnamento di vita mi hai dato. La tua compagna ansia è per me fonte di piacere, perchè mi fa provare e trovare sentimenti che mi sono negato.Solo attraverso certe situazioni, solo attraverso le emozioni e le difficoltà dell'altro, possiamo riuscire a sentire e toccare ciò che abbiamo da sempre nascosto, ciò che ci siamo negati, per paura e ritrosia verso l'ignoto, in quel gioco di specchi in cui solo noi possiamo decidere di rifletterci. Ti ringrazio invece, e faccio tesoro di quest'esperienza che mi è rimasta nel profondo e servirà a forgiare un uomo migliore.


@ director

Lo specchio è sempre ingrato. Anche quando ci restituisce la nostra immagine "migliore", quella sperata, ricercata, avuta in regalo dalla cortesia o onestà del mondo, resta emblema del giudizio e del possibile inganno. Sembra che si possa anche arrivare a "diffidare" di quanto c'è intorno, a comprendere che è la nostra grande "interpretazione" della realtà; ma poi siamo terribilmente teneri e sconsolati in quel credere che la stessa realtà, se riflessa dall'altro, dalla foto, dal giudizio sia totalmente vera. Assomigliamo qui -ecco la tenerezza- a quel bambino che non ha mai smesso di interrogare nello sguardo, nel gesto e nel tocco della madre e del padre, i suoi confini, il suo centro, la sua strada. E' tutto terribilmente umano, conquista dell'autocoscienza che per "cibarsi" di quanto realizza intorno a sè, deve capire se le cose sono commestibili o meno, e finisce, primitivamente, per sentire "possibili" solo quelle che parlano bene di noi!
Metabolismo svincolato dall'evoluzione e dall'adattamento, che vuole costruire l'inizio e la fine e la zona di mezzo a propria immagine. Ed allora, oltre la tenerezza, il coraggio di comprendere che vi sono metacategorie della comprensione, che possono rinunciare alla descrizione come prova di realtà, all'esperimento, come prova di verità, e usano quanto già è in noi per adattarsi alla nuova strada, senza pregiudizio (semmai questo sia possibile), con spirito di avventura, rischio ed autoironia.
Le chiese ed i tabernacoli probabilmente contengono misteri che significano verità; ma l'epistemologia di questa equazione non appartiene ai sensi, nè alla preveggenza. In ogni caso essi parlano del bisogno di custodire il nostro segreto, compreso o meno, di avere fede, conquistata o gratuita, di lasciar lavorare in noi l'energia che conteniamo, in costante osmosi con quella degli altri. La drammaterapia ti osserva e ti prende lì dove sei, senza censure, ti fa sorridere del tuo passo e ti fa immaginare al suo posto un battito d'ala. Spinge a considerare il coraggio un'emozione, come il dolore ed il piacere ed a indagarla. A smontare i recinti perchè possano essere tirati nuovamente su, senza filo spinato, muri o barriere. A conoscere i veri limiti ed ad assumersene la responsabilità; a camminare dalla sorgente all'estuario e poi oltre quello, nel mare, senza timore di perdersi.

domenica 25 aprile 2010

Drammaterapia: "compagna" ansia, imbarazzo, insicurezza..., compagna.

@ Beatrice

Assurdo o realtà che importa, tutti sappiamo che la realtà di ogni giorno ha sempre il sapore dell’assurdo. Grazie Director che ci regali forti emozioni, producendo e dandoci ogni volta. Era improvvisato e ci siamo trovati tutti un pò spiazzati, ma d’altronde la vita non ti annuncia sempre tutto.
Mi spiace, caro compagno d’avventura, averti trasmesso la mia "compagna" ansia, imbarazzo, insicurezza. Ma il tema era difficile. Lo so, era finzione, ma che appartiene realmente a tante persone, che si trovano sommerse, impantanate, distrutte a raccontarsi la fine, che è sempre triste, dolorosa. Forse sono troppo idealista a voler a tutti i costi lottare,salvare l’amore; dovrei essere più combattiva, razionale, ma credetemi e più forte di me: credo ancora nelle favole.
Voglio poi dire a Nero: lo so che spesso quella corazza e determinazione nasconde molto altro. Un saluto affettuoso a tutti.




Beatrice, Modulo Storytelling;
Atelier LiberaMente, 11 aprile, 2010

Drammaterapia: autocontrollo, sottocontrollo, fuori controllo...

@ Nero

Nero, Modulo Danza-Movimento,
Atelier LiberaMente, 11 aprile, 2010
Cara Azzurra, hai centrato in pieno il problema. Noi siamo gli artefici della nostra sofferenza, della difficoltà, dell'incomprensione dell'altro. Non dipende dalla situazione o da chi ci circonda, ma sempre da noi. I ruoli, i principi, le regole, i canoni, sono importanti, ma ingabbiano "l'Io" in situazioni che tolgono gioia e spontaneità, perché costringono la mente razionale ad una continua valutazione ed autocontrollo, in una sorta di auto-giudizio che porta inevitabilmente a non essere se stessi.
Non che non servano le regole, dico semplicemente che si deve riuscire a mantenere autocoscienza, autodeterminazione e libertà di scelta, scevri da pregiudizi e preconcetti, nel rispetto degli altri e del contesto che viviamo.
Trarrai -trarremo- grossi benefici dal lavoro con il director, ne sono convinto e, personalmente non mi meraviglio più di niente al suo fianco, anche perché, lui lo sa, sono disposto a spogliarmi di tutto pur di scoprire chi c'é realmente sotto la pelle del rinoceronte -o del Kamikaze- che copre il mio essere.

Drammaterapia: interpretare, prestare, sentir...e...ssere! Dio che ansia!

@ Azzurra


Quanto mi sono sentita imbranata! Dover impersonare una rapinatrice di banche alle prese con una rapina da organizzare col suo complice. Prima di tutto l’ansia, quella che deriva dall’ignoto. E’ mai possibile fare qualcosa senza seguire binari già esistenti? Devo improvvisare…non c’è un copione, devo andare a braccio, e che mi invento? Ma non basta, sono in coppia, devo aver cura di sentire l’altro, rispettare dei tempi specifici, osservare il “regista”, monitorare gli spazi degli altri “attori”…Dio che ansia, sbaglierò senza’altro! Ecco tutti i miei pensieri. Come ha detto bene il director, potevo concedermi di godermi di più l’esperienza in se, giocare con la parte ed anche con gli inevitabili errori connessi e invece quanta energia ho dedicato a controllare la situazione!
Però qualcosa di spontaneo c’è stato, la percezione di un moto di solidarietà con Faber, il modo goffo di sostenerci a vicenda, la condivisione del compito da eseguire. E poi la resa…l’accettazione della mia inadeguatezza come un fatto dopo tutto trascurabile.
Un grazie speciale a Nero, che ha demolito i miei pregiudizi nei confronti del suo ruolo: mi sembravi determinato a non lasciarti toccare l’animo, ma poi all’improvviso ti sei aperto alle carezze, ad un abbraccio, alla insistente fiducia di Beatrice…e mi sono sentita stupida, ma contenta! E ho ammirato Beatrice, giustamente definita “coraggiosa” da Fenice82, che ha continuato a credere nella possibilità di ricominciare. Io al suo posto, non so se avrei fatto lo stesso!
Grazie anche stavolta al director, una bellissima prova, coinvolgente e davvero divertente…vero Mareliz???!!! Un abbraccio a tutti.

Drammaterapia: l'Abbandono che supera l'Assenza.

@ Nero


Il quadro che hai presentato della serata, caro director, è vero e divertente e pone sotto il cono di luce le difficoltà di ciascuno dei partecipanti. Ho provato sensazioni che credevo lontane, nell'attesa di un'azione che non arrivava da parte di Beatrice, una parola che non diceva, un gesto che non agiva. In realtà mi sono accorto che era lontano in me il rispetto per lei, per le sue difficoltà e i suoi pregi. Come nel contatto quotidiano con le persone che mi circondano e quelle a cui voglio bene (?).
Quante volte dico: "Non c'è problema, guarda.. Fatto!" oppure, "Di che ti preoccupi, questa è la soluzione... altrimenti fai come credi..." -e la faccenda è chiusa. Un pendolo continuo che passa dal bianco al nero, dal vero al falso, dal giusto allo sbagliato, ma che nasconde l'incapacità di mettersi al fianco della persona che mi chiede comprensione e aiuto -molto spesso più emozionale che pratico.
Ma io non sono solo questo, dolce Beatrice, lo sento. E l'ho provato e toccato quando timorosa e insicura, ma determinata a salvare il salvabile del nostro immaginario rapporto vicino al naufragio, andando contro tutto e tutti, me compreso, hai gridato: "TI VOGLIO BENE", strappandomi un liberatorio "ANCH'IO"!
Fuori dalla corazza delle asettiche valutazioni e delle facili soluzioni che nascondono l'atavica paura dei sentimenti, del tradimento e dell'abbandono.
Grande serata director, grande calore e partecipazione del gruppo. Un abbraccio

Nero, Modulo Danza-Movimento,
Atelier LiberaMente, 11 aprile 2010

sabato 24 aprile 2010

Drammaterapia. evviva la Rapina del secolo! Il Silenzio che Balbetta! L'Affare senza Titolo!


@ director

Desidero dedicare un brano a quella coppia "scoppiata" ed irriducibile. Al suo lamento ritmato dalle pause dell'indecisione che vanifica il dialogo se l'altro non coglie. Alle due anime inquiete di se stessi e dell'altro, a decidere quale sipario venne mai alzato e quale abbassato per stare in tali guai. Alla loro danza dell'abbandono, mentre nessun passo, per quanto delicato, potrebbe restituire "immacolata concezione" di un amore indistruttibile, dice lui. "Emorragico", fa capire lei. Al silenzio che balbetta. Al ricordo che fa male. Alla carezza diventata sterile e poi all'urlo del non aver capito in tempo, del "dove eri?" Alla angoscia che"non ci sarai". Alla alla loro voglia di ricominciare, dentro lo stadio di due curve, che strillano slogan gratuiti. A giocatori che stanno facendo già un'altra partita.
E voglio anche regalarla questa musica a quell' "affare" che non si farà mai, lì, sepolto nel "giardinetto" delle cose vere e care, che ti fanno finalmente difendere dalla ragione dell'altro. All'insistenza. Al sussieguo così paurosamente rispettoso nel dire "non ci sto". Alll'incoscienza di non accettare dinieghi perchè si sta facendo la "psicanalisi" dell'insicurezza dell'altro. Ad un caffè diventato freddo nel percorso dalla stada al giardino. Al sorriso che potrebbe esserci, nato solo ora, mentre si manda all'aria titoli, "sottotitoli", azioni e "rinunce"!
E poi, destinarlo  -questo brano che si ciba di tutto, senza cataloghi e prezzi civetta- a quei due disgraziati di banditi nell'improvvisazione, che destinano tutta la loro incosciente imperizia ad un terzo, Carlo o chissà chi, che non li convince, che si può mettere, togliere, fargli fare il palo, dargli la pistola e...chiamarlo all'ultimo momento. A loro queste note, nella rapina più stonata del mondo, mentre progettavano che fosse quella del secolo! E che lo sia, una buona volta, che si usi la pistola che fa bolle di sapone e ci si spaventi che la polizia non sia stata chiamata, che il cassiere ti offra un tè, dopo averti cazziato, solo perchè invidioso e che le porte s'incastrino nell'uscita ed il direttore si scusi dell'inconveniente, aggiungendo all'ultimo momento una bella mazzetta nel sacco sulla tua spalla, sinistra, mentre sull'altra, la destra, una pacca pesante proprio dove hai l'artite da pochi giorni: " Bene, ne avete avuto di coraggio, ragazzi, alla prossima"! A voi due, destituiti dell'incognita, della paura, traditi proprio da Carlo, che appoggiandosi al palo l'ha fatto cadere, sulla macchina del direttore, che sta sulle "palle" al cassiere, che darebbe via anche la moglie, obesa ed in eterna vestaglia, pur di essere al vostro posto...prima, mentre ora... mentre vi parlate da due celle confinanti!
La dedico ad Azzurra che si dà il "via-ciak" da sola, al tenero orgoglio di Nero, al pianto-allegria di Beatrice, al perfezionismo di Faber, al retro-pensiero di Sole, alla scomodità di un "giardinetto" perduto dell'ospite suadente.



Video: A Te, di Jovanotti. Si ringrazia Estremoneo per l'utilizzo di questo video

La Pizza dell'Atelier

@ director

Se ipnosi stasera c'è stata, nel laboratorio che abbiamo avuto, è stato forse solo a causa del fatto che quando si entra in situazioni di role-play ed il "gioco" diventa l'esercizio del drama (quel mettere fuori, dovuto allo stimolo che obbliga al pescaggio personale più profondo), lo stato di coscienza indubbiamente si modifica e come nei bambini che vivono veri" i propri giochi di ruolo, anche il gruppo ha giocato le situazioni proposte, diverse ed anche paradossali.
Eh sì, perchè è certamente un poco originale che un uomo ed una donna, banditi maldestri, ma estremamente convinti di concertare gli ultimi preparativi di una "rapina" (Azzurra  & Faber), possano discuterne ad un tavolino di un bar! Ed altrettanto strano è che la possibilità di un "grande affare" tra una forse-abbiente-signora della Roma-Bene ed un un "venditore" di titoli insistente ed affatto convincente (Sole e...un ospite abituale), diventi una schermaglia di "non mi convince...", lei e lui "non la vedo convinta!". E che dire della coppia che annuncia una prossima separazione, in un ping pong di rifiuto sofferto, irreparabilità e poi, di nuovo, "ma si riproviamoci!";ed ailati una folla di fan divisi tra i due personaggi, su due fronti contrapposti, a tifare "il rispetto delle proprie idee e convinzioni" dentro quello del personaggio-interprete.
Motle osservazioni interessanti nel video che prossimamente metteremo in onda, molta difesa dei pregiudizi. Molta, troppa attenzione a performare "bene" passaggio da superare, ovviamente, verso il "provare ad essere", misurando la distanza tra interprete e personaggio, alla ricerca della sintesi, sempre in equilibrio precario tra "come sono, come vorrei essere e come mi vogliono...".
Nella "pizza" finale, ultimi ospiti di un locale in chiusura, il gioco di resistenza di Sole tra parti di sè curiose e rispettose ed altre ribelli e reazionarie! La sua mano decise di restare "immobile", piuttosto che alzarsi. Troppo immobile per essere tale, dato che difficilmente si sarebbe poi alzata, anche quando Fenice82 l'aiutò (passato remoto voluto). Diciamo che la sua resistenza stava dando il vettore di forza in basso, piuttosto che far vincere l'accondiscendenza al "comando" che desiderava portarla in alto ...e finiva, comunque, per obbedire...a non muoversi affatto!
Se non riesci portare una cosa in "alto", perchè la salita ti rende la strada difficoltosa, conviene avviare una discesa in una rincorsa che supererà inavvertitamente il disdivello critico. Mai prendere le cose di punta! Preferibile aggirare gli ostacoli, perchè vincano i "fatti" e non solo il "principio". Come Azzurra, che, nello spettacolo dell'altra compagna, faceva le prove silenziose con le proprie...resistenze! Buonissima pizza. Buonanotte ai miei attori.

venerdì 23 aprile 2010

Autoipnosi: Introduzione all’Ipnosi ed all’Autoipnosi

@ director

Quello che troverete in questo scritto deve essere considerata solo una generica introduzione alla conoscenza dell’ipnosi e dell’autoipnosi ed in particolare delle tecniche messe a punto dal nostro gruppo. E' fuori di ogni dubbio che un approfondimento maggiore non può prescindere da una guida più diretta e personale, sia che ci si riferisca ad un Training per le Risorse e, a maggior ragione, nel campo della psicoterapia ipnotica. Anche per l’apprendimento dell’autoipnosi, infatti, è importante che questo avvenga attraverso un approccio didattico diretto e, in ogni caso, guidato da un professionista del campo (psicologo o psichiatra); e questo per voi avviene attraverso i nostro modulo di Laboratori di Autoipnosi. Bisogna inoltre considerare che ogni apprendimento è più efficace quanto più è personalizzato al soggetto e spesso anche in deroga alla tecnica più valida e strutturata.
Milton Erickson, pioniere dell'Ipnosi moderna, a riguardo era solito affermare che è il paziente a fare la terapia; anche in questo caso l’ipnosi e l’autoipnosi passano necessariamente per le motivazioni e le risorse personali del soggetto, l'abbiamo già detto. Tuttavia le nostre informazioni sulla materia desiderano contribuire a togliere dal campo molte false credenze sui poteri magici e taumaturgici della pratica ipnotica, come anche molti pregiudizi negativi ed acritici esercitati da parte di rispettabili uomini di scienza che, tuttavia , non hanno una buona conoscenza dell’ipnosi e delle sue potenzialità come strumento di milgioramento della persona, oltre che di terapia specifica. Siamo grati a tutti gli studiosi che nel passato si dedicarono allo studio della fenomenologia ipnotica, esplorando tra psicologia e fisiologia del sistema nervoso, come Franz Anton Messmer, Jean Martin Charcot, Joseph Breuer, Sigmund Freud ed altri. Questi uomini hanno gettato le basi per lo studio "scientifico" dell'ipnosi e delle sue applicazioni in campo medico e psicologico, come pure per l'investigazione di alcuni meccanismi spicologici e psicopatologici e del funzionamento della mente; tuttavia, fortunatamente oggi si è assai lontani da quelle prime esperienze investigative che interpretavano la suscettibilità ipnotica (suggestibility) come elemento rivelatore di "isteria".
Una lezione di Charcot alla Salpetriere, Parigi
Qui di seguito vi è la trascrizione esatta di parte di un incontro didattico tenuto dal sottoscritto con un gruppo di "apprendisti stregoni" (!) nel 1985-86, nell’ambito di un corso di perf.to in Neurofisiolofgia delgi Stati di Co, ideato e promosso da me in veste di coordinatore, all'interno del Dip.to di Scienze Neurologiche dell'Università  "La Sapienza" in Roma e rivolto a medici e psicologi. In questo incontro il didatta introduce gli allievi alla comprensione dello stato di trance, ma allo stesso tempo, li incoraggia a sperimentare la tecnica nel corso della "lezione", lasciandoli sempre con un apprendimento che può essere utilizzato istantaneamente. Egli utilizza uno stile dinamico ed umoristico per spingere tutti ad un apprendimento più rapido: spiegare l'ipnosi facendo l'ipnosi. Questa tecnica di induzione della trance è definita di tipo "indiretto". Non vi è l’ipnotista che attraverso "comandi", le formule di rito, induce lo stato di trance, ma piuttosto i contenuti e la forma del discorso, comprese le modalità comunicative più fisiche, prosodiche (tono, inflessione, pause, ecc), sono mirate ad indurre lo stato di trance. Di questo processo ovviamente il soggetto è messo al corrente. In questo modo, gran parte delle "resistenze" spontanee al trattamento sono superate, perché il soggetto non è posto in una "ufficiale" condizione di "esame", dove gli è richiesta una buona performance e dove quindi l’interferenza di fattori emotivi e conflittuali può più facilmente pregiudicare il risultato finale. Insegnare l’ipnosi attraverso l’ipnosi era una delle tecniche cui Erickson ricorreva più facilmente, rompendo quindi gli schemi di quell’ortodossia dell’insegnamento che scindeva tra momento didattico ed esperenziale. Anche in quest’introduzione all’ipnosi ed all’autoipnosi si ricorrerà frequentemente a brani e stralci di comunicazioni didattiche, venendo così a configurare una sorta di simulazione scritta di quello che avviene nel corso di un incontro mirato all’insegnamento dell’ipnosi. Allo sguardo più smaliziato saranno evidenti nei vari passaggi tutte quelle tecniche di comunicazione e suggestione ipnotica (truismi, doppi legami, dissociazioni ecc.) che costituiscono la trama dell’induzione, ma per chi si avvicina all’ipnosi ed alla sua fenomenologia piuttosto "digiuno", sarà sufficiente la comprensione dei semplici contenuti esposti.

Situazione: Ci troviamo nella sala conferenze di una Clinica Neuropsichiatrica in Roma (Villa Giuseppina) in convenzione con il Corso di Perf.to. Siamo nelle prime ore del pomeriggio di un giorno di Aprile del 1986, esattamente di 24 anni fa. Dopo una prima chiacchierata informale con gli allievi, tesa alla reciproca conoscenza tra questi e il didatta, si introduce l’argomento dell’ascolto in trance e delle modalità attraverso il quale suggerire al soggetto il corretto atteggiamento mentale verso la nuova esperienza. Il didatta passeggia lentamente ad un estremo della sala, in direzione ortogonale rispetto all’uditorio, sollevando frequentemente lo sguardo ora verso un allievo, ora verso un altro e rivolgendo una comunicazione chiara e lenta, con molte pause.
(le parole in corsivo sono espresse più lentamente)
"Ora inzio con il dirvi qual'è il tipo di ascolto più utile da fare in ipnosi e magari... cercate di sperimentarlo, valutandolo mentre mi state ascoltando…Quando avete di fronte a voi un soggetto o più soggetti…apparentemente disponibili ad un’esperienza di trance, che per loro costituisce magari la prima esperienza di trance, è importante che gli suggeriate indirettamente, ma a volte anche con rassicurazioni dirette...
-non è quello che sta facendo ora il didatta con gli allievi?-,che si tratta di una situazione, di un’esperienza solo apparentemente nuova. Ciò che cambia…rispetto alle altre situazioni di trance, più o meno profonde, che sicuramente hanno sperimentato, come tutti
il didatta si ricollega a quanto aveva già illustrato il mattino riguardo alla trance della vita quotidiana, a quelle parziali ed inconsapevoli situazioni di trance spontanea che tutti sperimentiamo, in differenti situazioni-,
... è la loro capacità attuale di esserne osservatori più coscienti e di stare…per cominciare ad aprire…una speciale collaborazione tra conscio ed inconscio…
-attraverso questi ultimi passaggi ed i successivi, il didatta sta cercando di creare effettivamente quello che in termini tecnici è definito legame conscio-inconscio-, che poi sarà riconoscibile nella formula "visibile" della trance ipnotica...Per questo vi ho detto ’cercate di sperimentarlo, valutandolo mentre mi state ascoltando’. Ognuno diventa sperimentatore ed esperimento con se stesso, della propria capacità e delle proprie modalità di andare in trance, per gradi leggeri…,via via più profondi ed assolutamente personali dello stato di trance.
Così l’ipnotista che vi sta dinnanzi non è lì a valutare se la vostra risposta è giusta, corretta, non può attendersi che voi ricalchiate fedelmente un copione prestabilito, né deve suggerirvi che voi lo recitiate…Piuttosto il conduttore della situazione sta lì ad imparare…quale è e può essere la vostra esperienza della trance, come può essere aiutata. Si delinea così ben chiaro, come vedete, che la situazione di trance è una situazione assolutamente ‘sperimentale’, sia per il soggetto sia per il conduttore, dove possiamo riconoscere un processo graduale di apprendimento alla positiva modificazione dello stato di coscienza; con caratteristiche estrinseche, quali i suggerimenti dell’ipnotista ed intrinseche: la personale attitudine del soggetto alla trance (grado di suggestibilità), le sue motivazioni, il suo pensiero, la sua sensorialità, il rapport che si crea tra i due, ipnotista ed ipnotizzato, e tra quest’ultimo ed il setting ipnoterapico. Tutto questo aiuta il soggetto a mettersi a suo agio, ma non vuol affermare che egli "debba sentirsi a suo agio". Come vedete, questo indica fin dall’inizio che egli è libero di esprimersi e che tale possibilità gli è lasciata anche durante il lavoro successivo.
Ad esempio…anche ora, tra noi, eventuali piccole resistenze, presenti all’inizio, possono non essersi sciolte con questo discorso formalmente logico e ben ordinato…, ma all’inconscio non piace solo l’ordine e la logicità…, quello che deve essere assolutamente evitato e la generalizzazione delle risposte e degli approcci in ipnosi. Un soggetto che sia un ‘buon soggetto ipnotico’ non lo saprà mai se non incontrerà l’ipnotista giusto! Evidentemente alludo alla situazione ipnotica giusta, dove certamente giocano un ruolo fondamentale anche i modi e le strategie dell’operatore. Ma resto sempre del parere che, aiuto a parte, una buona ipnosi la fa il soggetto, non l’ipnotista”.

Foto: Une leçon clinique a la Salpêtrière, Pierre André Brouillet, 1888

giovedì 22 aprile 2010

Drammaterapia: dolore vero, dolore fantastico, dolore immaginario verso la catarsi

@ Nero

Chiaro ed esplicativo come sempre, director, ci illustri la via da seguire per sperimentare percorsi nuovi e sconosciuti, che lasciano a volte sconcertati, ma mai annoiati. Basterebbe questo a convincerci di star facendo il nostro bene, eppure... Eppure a volte siamo recalcitranti e intimoriti, sovraccaricati da costruzioni mentali passate, atteggiamenti consolidati e stampelle ormai inglobate al nostro essere. Che fatica strapparle via, che dolore -solo immaginario- nell'attimo prima del tuffo verso una nuova esperienza... Poi solo leggerezza e tranquillità. Questo ciò che provo e, curioso come una scimmia, non ci rinuncerei per nulla al mondo.



Drama Therapy, Pain & Delusion
CDIOT 2010

Drammaterapia: tra movimenti dentro e movimenti fuori




@ Libertà


Ho trovato un altro segretario, il director! Eh sì, non mettetevi a ridere, anche questa è una risorsa!
Ancora una volta, la vita mi ha stupito e proprio questo gesto, apparentemente non-importante, per me assume un significato speciale, perchè non avrei mai immaginato che un "director" diventasse -anche se per mezz'ora- il mio segretario e giuro che non si stava "recitando". Ancora un ultimo spunto a varcare questa mia difficoltà. Sono profondamente convinto che intorno ci siano persone che ci possono accompagnare nel nostro percorso.
Momento straordinario, quando, due incontri fa, con il gruppo ho espresso nella danza tutto me stesso. Magico. Eravamo in molti, ma per qualche istante non ho avuto più nessuno intorno; esistevo solo io e niente e nessuno avrebbe potuto influenzare le mie sensazioni ed i miei pensieri. In questa assenza di spazio-tempo, mi sono mosso spinto da qualcosa che non conosco ed ho sperimentato una sensazione di verità e forza veramente belle.
Quello che ho provato ora -avendo già avuto precedenti esperienze analoghe- è stata in fondo la "libertà". Eh sì, proprio come il mio nick, quest'anno! Ricordo che nel passato i miei occhi scrutavano quello che mi circondava, preoccupato degli altri: faccio ben, faccio male, sono ridicolo, vado a tempo di musica, cosa sto facendo? Invece, in questa ultima situazione, tutto spariva e l'unica cosa era io ad esprimere quello che si muoveva in me, verso gli altri e con gli altri.

mercoledì 21 aprile 2010

Autoipnosi: una delicata istruzione che si prende cura di noi

@ director

Leggerezza, rilassamento, pesantezza, leggerezza,  allungamento, sollevamento, abbassamento, estraniamento, silenzio, vuoto, contatto, isolamento, dilatazione, restringimento...le variabili psico-fisiche, che intercorrono ad accompagnare i processi d' induzione ipnotica sono tante quante le specificità degli individui. Nelle prime induzioni, sia che si tratti di ipnosi che autoipnosi, viene a realizzarsi una nuova sintassi del "sentire" e "percepire" del soggetto, con modificazioni non solo "immaginifiche", ma anche fisiologiche di molti parametri vitali, come battitto cardiaco, respirazione, pressione arteriosa, conducibilità cutanea. Va da sè ricordare che un buon rilassamento certamente non si accompagna ad una respirazione faticosa o a una tachicardia e lo stato ipnotico accentua tutto quanto va verso una omeostasi dei processi mentali e fisici. Il soggetto è ora orientato verso se stesso ed le "istruzioni" che riceve o si sta dando, con una relativa esclusione di tutto quanto avviene intorno a lui. Questo atteggiamento "introversivo" della sua psicologia, tuttavia, non annulla in lui la consapevolezza di dove si trova e di quanto si sta svolgendo, anche al di fuori di quanto costituisce la relazione con il conduttore, ma piuttosto questa perde "importanza", salvo a riaquisirla in caso di improvvisa necessità. L'orientamento verso l'interno dei suoi processi, lo fa momentaneamente "non interessato" al "fuori". A questa condizione di momentanea dissociazione della coscienza dell'Io, amche nella trance più profonda, soprassiede comunque una unità intima, un "governatore" previdente che permette di orientare l'interesse verso alcune cose, deviandolo da altre. E' di comune conoscenza di quanti hanno sperimentato l'ipnosi e l'autoipnosi, che qualsiasi situazione improvvisa e potenzialmente negativa che occorra durante lo stato di trance provochi immediatamente il "risveglio" dell'Io cosciente, secondo quella che è la scala di valori e significati propria del soggetto. Il corpo può venire "dimenticato", questo ci ha detto nella sua breve recente descrizione Libertà, e può esservi -anzi questo avviene più si è "dentro"- la inconsueta sensazione di "dimenticarlo", perdere la percezione di parti di esso, salvo assolutamente ritrovarlo e riprendereselo all'uscita dell'esperienza! Un silenzio originale intorno al soggetto, come compreso all'interno di una confortevole e tranquilla sfera, si coniuga con la possibilità di rendersi conto di suoni e rumori più distanti. Originale, in questo senso, sono le descrizioni del tipo: "un grande silenzio intorno a me eppure c'erano tutti i suoni di quanto avveniva poco più distante". In questo caso, abbiamo l'esemplificazione simbolica -attraverso il senso dell'udito- di quella momentanea dissociazione, splitting della coscienza dell'io, divisa tra quanto accade dentro al soggetto e quanto è fuori di lui: il silenzio vicino ed i rumori più distanti. Mentre sappiamo bene che i decibel che comunque vanno a stimolare il nostro senso dell'udito comunque si sommano e danno un risultato globale al nostro orecchio, non certamente suddiviso in intensità per zona di origine! Intelligenza, affettività, modello del mondo del soggetto orientano tutta l'espressione dello stato di trance, che, quindi, varia in caratteristiche da individuo ad individuo, fatte salve alcune peculiarità costanti che gradualmente conosceremo e saranno discusse. Tutto quanto vado speigandovi è perchè quando si fa un viaggio, è essenziale sapere quali paesaggi s'incontreranno e poi soprattutto quale sarà la destinazione, mentre sappiamo che lo scopo è la conoscenza di noi stessi all'interno del lavoro con il teatro, verso le nostre risorse. Questo tipo di viaggio, non può avvenire se non è "partecipato", non può essere proprio del tutto anche spiegato, se non è sperimentato, ma promette spettacoli, pieces, movie, lungometraggi, slides di foto e conoscenze davvero inimmaginabili nel privato proiettore della mente.
Il fascino di una particolare passeggiata dentro di noi, a vedere, annusare, udire, toccare, sfogliare pagine ingiallite e volumi nuovi, pronti per essere scritti. Dire...allegramente...cosa si vuole di più?!

Autoipnosi. fidarsi di noi, come volare...


@ Sole

Salve a tutti, sono rimasta colpita dal post di Blue sull'incontro di autoipnosi. E'confortante sentire che la sua esperienza di trance e stata piacevole, per me che ho una certa difficoltà a lasciarmi andare, per timore di perdere il controllo. Ho provato anch'io una sensazione di rilassamento e di leggerezza, ma è ben lontana dalle esperienze descritte dei nostri amici. So che dipende molto da noi, che, chiusi nel nostro guscio -di cui parla Beatrice in un bellissimo intervento-, ci impediamo di aprirci a nuove esperienze, per proteggerci ed evitare di "soffrire". Spero che insieme a questi nuovi amici, io riesca finalmente a volare.


Sole, modulo di Danza-Movimento.
Atelier LiberaMente, 11 aprile, 2010

martedì 20 aprile 2010

L'ipnosi e la resistenza alla trance. Lavorare con le Resistenze

@ Libertà

Come al solito con tanto ritardo e tanta difficoltá. E un mondo che non fa parte di me quello dei computer e quindi devo chiedere costantemente aiuto. E questo mi disturba. Sarebbe piu semplice apprendere, ma chissa perché non mi decido? Forse é giusto che "mi" disturbi. Tornando a quella sera di giovedi, personalmente ho avuto in passato giá esperienze del genere con il Director che mi hanno lasciato sempre un senso di "estraneitá" verso tutto quello che mi circondava. Anche quando poi, a sessione ultimata, siamo scesi in strada, tutti i compagni di viaggio mi sembravano estranei. Ero come chiuso in un recipiente tutto mio. Un altra grande sensazione che ho avvertito fisicamente era costituita dalla percepzione soltanto delle estremitá di miei arti, la punta delle ditadelle mani e dei piedi. La mano apoggiata sulla mia coscia non la sentivo pù, ma solo l'estremità delle mie dita. Un gran "vuoto" nella testa, una assenza di pensiero. Ero molto con me stesso, come se il gruppo non esistesse. Scusami  gruppo! il Director afferma che l'autoipnosi puó aiutare l'essere umano a ritrovarsi. Se lo dice deve essere così. Forse e proprio questo che fa resistenza dentro di me. Ma proprio dov'é la resistenza, c'é la strada. Proprio per questo continuo a far parte dell'Atelier Liberamente, perché questo lavoro con il teatro non mi permette di accomodarmi sul cammino percorso. Lo straordinario di tutto questo  é una dolce scoperta continua; ormai ho capito che non c'é arrivo; ogni punto é una ripartenza. Grazie Ermanno grazie gruppo.


Spartaco in un momento della rappresentazione corale della fiaba.
Atelier LiberaMente, 11 aprile, 2010

L'ipnosi e i "disegni della mente"

@ director

Quanto trovo descritto negli iniziali commenti di coloro che hanno partecipato al primo incontro del training in autoipnosi, ricalca un copione classico delle descrizioni che tipicamente  fanno gli "argonauti" dell'ipnosi alla prima esperienza, con la coloritura sempre interessante di tutto ciò che evidentemente si riferisce alla personalizzazione della situazione. Quest'ultimo dato è fondamentale: memorie, percezioni, sensorialità, personalità ogni soggetto, dunque, individualizzano ogni esplorazione nel campo e di questo ho già discusso nella dispensa. La modificazione delle coordinate temporo-spaziali è, ad esempio, un dato costante che contraddistingue lo stato di coscienza ordinaria da quello di coscienza modificata (mi riferisco alla percezione di un tempo accorciato od allungato e alla sensazione di sentirsi dislocati in uno spazzio differente, alto, basso, comunque diverso da quello in cui ci si trova); ma ogni individuo tipizza l'esperienza ipnotica ed autoipnotica secondo dati che riguardano specificamente il suo modo di essere e sentire.
In questo senso, anche l'atteggiamento e la motivazione verso l'esperienza ipnotica sono importanti ai fini di una facilitazione o meno dello stato ipnotico auto-ipnotico che si vuole raggiungere. Ad esempio, il resoconto di Azzurra ci dimostra come sia possibile, in seno alla stessa sperimentazione, cambiare o accorgesri di aver cambiato atteggiamento rispetto a quanto può avvenire, sta per avvenire o è già avvenuto. La reazione divertita di sorriso a quello che lei stava sperimentando giovedì sera, un sorriso tutto interno e frammisto a curiosità, dimostra inoltre che in effetti può aver luogo soltanto ciò che la condizione permette e personalmente non reputo assolutamente conveniente forzare i soggetti o consigliarli di entrare in competizione con loro stessi. Quest'ultiomo sarebbe un atteggiamento "nevrotico", conflittuale, che non agevolerebbe il rilassamento tipico della condizione ipnotica. L'atteggiamento di curiosità e spirito di avventura, il lasciare che la mente osservi tranquilla l'evolvere della situazione verso una fenomenologia più leggibilmente "ipnotica", al di fuori di ongi tentativo di misurazione di quanto si stia "dentro" e quanto "fuori", è la posizione ideale che si vorrebbe in ogni soggetto che desideri conoscere e utilizzare questa grande risorsa. La garanzia che in circostanze di addestramento come la nostra, nulla possa avvenire se non passa attraverso un consenso personale -il contratto iniziale tra il soggetto il conduttore-, facilita l'orientamento verso lo stato ipnotico, non più vissuto -come può capitare- quale "perdita di controllo".
Blue, da quanto descritto, pur nel contesto di un'esperienza da lei riferita stimolante e gratificante, credo abbia portato "dentro" l'interferenza di un mancato warm-up all'esperienza autoipnotica (pure iniziale). L'annunciato ritardo del suo ingresso nel gruppo riunito può aver costituito la "affannata rincorsa" di fenomeni che oscillavano tra il pescaggio in esperienze simili (lei è veterana nella pratica yoga) e la ridefinizione dell'attuale, comunque fondamentalmente diversa. In effetti, pregiudizi buoni o negativi incidono su quanto di simile a quello che noi possiamo aver già sperimentato; questa è una regola che scontiamo favorevolmente o meno in tutta la nostra esperienza di vita. Una caratteristica evolutiva, che salva statisticamente quanto è più adattivo alla sopravvivenza del singolo-gruppo-specie a discapito dell'individualità. Tuttavia, l'individuo umano (o avatar in questo caso!) ha la capacità di modellare la propria esperienza, inducendo cambiamenti in quanto il genotipo avrebbe rigidamente previsto per lui, senza necessariamente l'intervento delle mutazioni -processo di re-interpretazione. Quindi, abbasso i pregiudizi negativi, le leggende metropolitane, le favole, le dicerie, gli ingiustificati timori rispetto a quanto d'ipnotico noi già sperimentiamo nella vita quotidiana costantemente, consapevoli o meno del fatto! Ma questo fa parte della seconda lezione in programma...e quindi mi fermo qui, auspicando i vostri interventi in questo wall graffiti per una stimolante avventura tra i disegni della mente.

Naturale, improvvisa e sempre nuova, la neve che ha coperto Roma,
mezza addormentata, nell'inverno appena trascorso, è uno spettacolo ipnotico
che non ci chiede consensi, ma ci coglie "dentro", ridesignando i luoghi