L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







domenica 25 aprile 2010

Drammaterapia: interpretare, prestare, sentir...e...ssere! Dio che ansia!

@ Azzurra


Quanto mi sono sentita imbranata! Dover impersonare una rapinatrice di banche alle prese con una rapina da organizzare col suo complice. Prima di tutto l’ansia, quella che deriva dall’ignoto. E’ mai possibile fare qualcosa senza seguire binari già esistenti? Devo improvvisare…non c’è un copione, devo andare a braccio, e che mi invento? Ma non basta, sono in coppia, devo aver cura di sentire l’altro, rispettare dei tempi specifici, osservare il “regista”, monitorare gli spazi degli altri “attori”…Dio che ansia, sbaglierò senza’altro! Ecco tutti i miei pensieri. Come ha detto bene il director, potevo concedermi di godermi di più l’esperienza in se, giocare con la parte ed anche con gli inevitabili errori connessi e invece quanta energia ho dedicato a controllare la situazione!
Però qualcosa di spontaneo c’è stato, la percezione di un moto di solidarietà con Faber, il modo goffo di sostenerci a vicenda, la condivisione del compito da eseguire. E poi la resa…l’accettazione della mia inadeguatezza come un fatto dopo tutto trascurabile.
Un grazie speciale a Nero, che ha demolito i miei pregiudizi nei confronti del suo ruolo: mi sembravi determinato a non lasciarti toccare l’animo, ma poi all’improvviso ti sei aperto alle carezze, ad un abbraccio, alla insistente fiducia di Beatrice…e mi sono sentita stupida, ma contenta! E ho ammirato Beatrice, giustamente definita “coraggiosa” da Fenice82, che ha continuato a credere nella possibilità di ricominciare. Io al suo posto, non so se avrei fatto lo stesso!
Grazie anche stavolta al director, una bellissima prova, coinvolgente e davvero divertente…vero Mareliz???!!! Un abbraccio a tutti.

1 commento:

  1. Cara azzurra, hai centrato in pieno il problema. Noi siamo gli artefici della nostra sofferenza, della difficoltà, dell'incomprensione dell'altro. Non dipende dalla situazione o da chi ci circonda, ma sempre da noi. I ruoli, i principi, le regole, i canoni, sono importanti, ma ingabbiano "l'Io" in situazioni che tolgono gioia e spontaneità, perché costringono la mente razionale ad una continua valutazione ed autocontrollo, in una sorta di auto-giudizio che porta inevitabilmente a non essere se stessi.
    Non che non servano le regole, dico semplicemente che si deve riuscire a mantenere autocoscienza, autodeterminazione e libertà di scelta, scevri da pregiudizi e preconcetti, nel rispetto degli altri e del contesto che viviamo.
    Trarrai -trarremo- grossi benefici dal lavoro con il director, ne sono convinto e, personalmente non mi meraviglio più di niente al suo fianco, anche perché, lui lo sa, sono disposto a spogliarmi di tutto pur di scoprire chi c'é realmente sotto la pelle del rinoceronte -o del Kamikaze- che copre il mio essere. Ciao Nero

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