L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







venerdì 23 aprile 2010

Autoipnosi: Introduzione all’Ipnosi ed all’Autoipnosi

@ director

Quello che troverete in questo scritto deve essere considerata solo una generica introduzione alla conoscenza dell’ipnosi e dell’autoipnosi ed in particolare delle tecniche messe a punto dal nostro gruppo. E' fuori di ogni dubbio che un approfondimento maggiore non può prescindere da una guida più diretta e personale, sia che ci si riferisca ad un Training per le Risorse e, a maggior ragione, nel campo della psicoterapia ipnotica. Anche per l’apprendimento dell’autoipnosi, infatti, è importante che questo avvenga attraverso un approccio didattico diretto e, in ogni caso, guidato da un professionista del campo (psicologo o psichiatra); e questo per voi avviene attraverso i nostro modulo di Laboratori di Autoipnosi. Bisogna inoltre considerare che ogni apprendimento è più efficace quanto più è personalizzato al soggetto e spesso anche in deroga alla tecnica più valida e strutturata.
Milton Erickson, pioniere dell'Ipnosi moderna, a riguardo era solito affermare che è il paziente a fare la terapia; anche in questo caso l’ipnosi e l’autoipnosi passano necessariamente per le motivazioni e le risorse personali del soggetto, l'abbiamo già detto. Tuttavia le nostre informazioni sulla materia desiderano contribuire a togliere dal campo molte false credenze sui poteri magici e taumaturgici della pratica ipnotica, come anche molti pregiudizi negativi ed acritici esercitati da parte di rispettabili uomini di scienza che, tuttavia , non hanno una buona conoscenza dell’ipnosi e delle sue potenzialità come strumento di milgioramento della persona, oltre che di terapia specifica. Siamo grati a tutti gli studiosi che nel passato si dedicarono allo studio della fenomenologia ipnotica, esplorando tra psicologia e fisiologia del sistema nervoso, come Franz Anton Messmer, Jean Martin Charcot, Joseph Breuer, Sigmund Freud ed altri. Questi uomini hanno gettato le basi per lo studio "scientifico" dell'ipnosi e delle sue applicazioni in campo medico e psicologico, come pure per l'investigazione di alcuni meccanismi spicologici e psicopatologici e del funzionamento della mente; tuttavia, fortunatamente oggi si è assai lontani da quelle prime esperienze investigative che interpretavano la suscettibilità ipnotica (suggestibility) come elemento rivelatore di "isteria".
Una lezione di Charcot alla Salpetriere, Parigi
Qui di seguito vi è la trascrizione esatta di parte di un incontro didattico tenuto dal sottoscritto con un gruppo di "apprendisti stregoni" (!) nel 1985-86, nell’ambito di un corso di perf.to in Neurofisiolofgia delgi Stati di Co, ideato e promosso da me in veste di coordinatore, all'interno del Dip.to di Scienze Neurologiche dell'Università  "La Sapienza" in Roma e rivolto a medici e psicologi. In questo incontro il didatta introduce gli allievi alla comprensione dello stato di trance, ma allo stesso tempo, li incoraggia a sperimentare la tecnica nel corso della "lezione", lasciandoli sempre con un apprendimento che può essere utilizzato istantaneamente. Egli utilizza uno stile dinamico ed umoristico per spingere tutti ad un apprendimento più rapido: spiegare l'ipnosi facendo l'ipnosi. Questa tecnica di induzione della trance è definita di tipo "indiretto". Non vi è l’ipnotista che attraverso "comandi", le formule di rito, induce lo stato di trance, ma piuttosto i contenuti e la forma del discorso, comprese le modalità comunicative più fisiche, prosodiche (tono, inflessione, pause, ecc), sono mirate ad indurre lo stato di trance. Di questo processo ovviamente il soggetto è messo al corrente. In questo modo, gran parte delle "resistenze" spontanee al trattamento sono superate, perché il soggetto non è posto in una "ufficiale" condizione di "esame", dove gli è richiesta una buona performance e dove quindi l’interferenza di fattori emotivi e conflittuali può più facilmente pregiudicare il risultato finale. Insegnare l’ipnosi attraverso l’ipnosi era una delle tecniche cui Erickson ricorreva più facilmente, rompendo quindi gli schemi di quell’ortodossia dell’insegnamento che scindeva tra momento didattico ed esperenziale. Anche in quest’introduzione all’ipnosi ed all’autoipnosi si ricorrerà frequentemente a brani e stralci di comunicazioni didattiche, venendo così a configurare una sorta di simulazione scritta di quello che avviene nel corso di un incontro mirato all’insegnamento dell’ipnosi. Allo sguardo più smaliziato saranno evidenti nei vari passaggi tutte quelle tecniche di comunicazione e suggestione ipnotica (truismi, doppi legami, dissociazioni ecc.) che costituiscono la trama dell’induzione, ma per chi si avvicina all’ipnosi ed alla sua fenomenologia piuttosto "digiuno", sarà sufficiente la comprensione dei semplici contenuti esposti.

Situazione: Ci troviamo nella sala conferenze di una Clinica Neuropsichiatrica in Roma (Villa Giuseppina) in convenzione con il Corso di Perf.to. Siamo nelle prime ore del pomeriggio di un giorno di Aprile del 1986, esattamente di 24 anni fa. Dopo una prima chiacchierata informale con gli allievi, tesa alla reciproca conoscenza tra questi e il didatta, si introduce l’argomento dell’ascolto in trance e delle modalità attraverso il quale suggerire al soggetto il corretto atteggiamento mentale verso la nuova esperienza. Il didatta passeggia lentamente ad un estremo della sala, in direzione ortogonale rispetto all’uditorio, sollevando frequentemente lo sguardo ora verso un allievo, ora verso un altro e rivolgendo una comunicazione chiara e lenta, con molte pause.
(le parole in corsivo sono espresse più lentamente)
"Ora inzio con il dirvi qual'è il tipo di ascolto più utile da fare in ipnosi e magari... cercate di sperimentarlo, valutandolo mentre mi state ascoltando…Quando avete di fronte a voi un soggetto o più soggetti…apparentemente disponibili ad un’esperienza di trance, che per loro costituisce magari la prima esperienza di trance, è importante che gli suggeriate indirettamente, ma a volte anche con rassicurazioni dirette...
-non è quello che sta facendo ora il didatta con gli allievi?-,che si tratta di una situazione, di un’esperienza solo apparentemente nuova. Ciò che cambia…rispetto alle altre situazioni di trance, più o meno profonde, che sicuramente hanno sperimentato, come tutti
il didatta si ricollega a quanto aveva già illustrato il mattino riguardo alla trance della vita quotidiana, a quelle parziali ed inconsapevoli situazioni di trance spontanea che tutti sperimentiamo, in differenti situazioni-,
... è la loro capacità attuale di esserne osservatori più coscienti e di stare…per cominciare ad aprire…una speciale collaborazione tra conscio ed inconscio…
-attraverso questi ultimi passaggi ed i successivi, il didatta sta cercando di creare effettivamente quello che in termini tecnici è definito legame conscio-inconscio-, che poi sarà riconoscibile nella formula "visibile" della trance ipnotica...Per questo vi ho detto ’cercate di sperimentarlo, valutandolo mentre mi state ascoltando’. Ognuno diventa sperimentatore ed esperimento con se stesso, della propria capacità e delle proprie modalità di andare in trance, per gradi leggeri…,via via più profondi ed assolutamente personali dello stato di trance.
Così l’ipnotista che vi sta dinnanzi non è lì a valutare se la vostra risposta è giusta, corretta, non può attendersi che voi ricalchiate fedelmente un copione prestabilito, né deve suggerirvi che voi lo recitiate…Piuttosto il conduttore della situazione sta lì ad imparare…quale è e può essere la vostra esperienza della trance, come può essere aiutata. Si delinea così ben chiaro, come vedete, che la situazione di trance è una situazione assolutamente ‘sperimentale’, sia per il soggetto sia per il conduttore, dove possiamo riconoscere un processo graduale di apprendimento alla positiva modificazione dello stato di coscienza; con caratteristiche estrinseche, quali i suggerimenti dell’ipnotista ed intrinseche: la personale attitudine del soggetto alla trance (grado di suggestibilità), le sue motivazioni, il suo pensiero, la sua sensorialità, il rapport che si crea tra i due, ipnotista ed ipnotizzato, e tra quest’ultimo ed il setting ipnoterapico. Tutto questo aiuta il soggetto a mettersi a suo agio, ma non vuol affermare che egli "debba sentirsi a suo agio". Come vedete, questo indica fin dall’inizio che egli è libero di esprimersi e che tale possibilità gli è lasciata anche durante il lavoro successivo.
Ad esempio…anche ora, tra noi, eventuali piccole resistenze, presenti all’inizio, possono non essersi sciolte con questo discorso formalmente logico e ben ordinato…, ma all’inconscio non piace solo l’ordine e la logicità…, quello che deve essere assolutamente evitato e la generalizzazione delle risposte e degli approcci in ipnosi. Un soggetto che sia un ‘buon soggetto ipnotico’ non lo saprà mai se non incontrerà l’ipnotista giusto! Evidentemente alludo alla situazione ipnotica giusta, dove certamente giocano un ruolo fondamentale anche i modi e le strategie dell’operatore. Ma resto sempre del parere che, aiuto a parte, una buona ipnosi la fa il soggetto, non l’ipnotista”.

Foto: Une leçon clinique a la Salpêtrière, Pierre André Brouillet, 1888

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