L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







martedì 28 settembre 2010

Drammaterapia: "... vedere un'altra versione di se stesso e sentire il desiderio di conoscerla"


@ Blue

Nero, con un suo commento flash, ha innescato un nuovo spunto di riflessione. Egli ci parla di ranocchie e principesse, ribaltando la situazione vissuta nella fiaba del "principe rospo"....

Noi ranocchie, imprigionate in corpi di principesse, a volte cerchiamo di negare quella parte animale che celiamo nell'archivio della consapevolezza. Nascondiamo anche a noi stesse un desiderio prepotente di sguazzare nel fango di uno stagno, ma quell'istinto rinasce ogni volta che i nostri piedini, calzati di vezzose scarpette, incontrano una invitante pozzanghera ai bordi delle strade. A volte, ci possiede una insana voglia di cantare a squarciagola, in sommo spregio delle regole del solfeggio e dell'armonia, come se riaffiorasse un ricordo lontano di selvagge gracidate nell'umidità della notte. Impossibile frenare, in certi momenti, quella voglia prepotente di strapparci di dosso gli abiti sontuosi, di smettere di nutrirci di miele e di petali di rosa per abbuffarci di pizza (anche poco cotta). Che gioia selvaggia quella di abbandonare il portamento regale e i passi di minuetto per tornare a saltare e scoprire che il quadricipite delle zampe posteriori non ha mai perso la sua funzionalità.!! Noi principesse-ranocchie non chiediamo di essere amate o apprezzate per l'uno o l'altro aspetto della nostra natura: vogliamo solo “esistere” così come siamo, e vivere la nostra duplicità, senza interrogarci con doloroso stupore su chi siamo veramente.

Duro vivere così oggi: in tutti i reami del mondo delle fiabe reali vige la legge che, sei vuoi essere vincente, devi essere principessa. E se sei principessa, devi rimanere giovane, graziosa, controllata, infallibile, ossequiosa, attenta, rispettosa dei desideri altrui PER SEMPRE. Alcune attendono, statiche e inerti, un principe azzurro, perfetto dalla piuma sul cappello fino allo stivale di pelle rossa, capace di fare i miracoli più impensabili: risvegliare una condannata al sonno perpetuo, con un bacio come pure garantire soldi, casa, rispettabilità, vacanze al mare, sicurezza per tutta la vita alla figlia di re. Altre, confidano per i i momenti difficili nell'aiuto di fate madrine che si materializzano quando “le cose si mettono male” come, ad esempio, quando, per farti notare dal principe al ballo, devi avere l'abito giusto e devi allontanare il sospetto che in te si nasconda una ranocchia (assumendo che essere un poco ranocchie sia una cosa sbagliata). Comunque sia, le fate madrine sono altamente specializzate nella soluzione dei problemi principeschi e ogni tanto si materializzano, ma resta il fatto che chi tra noi è più anfibia di altre sa che , tutto sommato, aspettare un principe o una fata per gran parte del tempo può essere molto noioso.

Per fortuna, a volte, incontriamo principi imprigionati in corpi di rospi, li riconosciamo e sappiamo che qualcosa può cambiare.

Non è una cosa semplice incontrarli e riconoscerli però: prima bisogna uscire dal giardino del castello, senza ancelle o fate madrine; poi occorre vincere la repulsione e, infine, accettare che possa esistere qualcosa di tanto diverso da ciò che conosciamo. Quelle verruche, quel modo di gonfiare il collo, tutto quel repellente fango che li ricopre.... quanto è lontano dal mondo pulito, lindo, ordinato delle nostre camerette con letti a baldacchino! Eppure, quella lontananza dalle nostre certezze, a poco, a poco, ci conquista e non sappiamo resistere alla curiosità di osservarli meglio, di far spaziare il nostro sguardo sulla loro schiena arcuata, sulla loro forma tondeggiante che sembra fatta apposta per essere contenuta, giusta giusta, nel palmo delle nostre mani unite. Ecco, in quel momento le principesse sono pronte per incrociare i loro occhi con quelli del rospo e quando ciò succede, è come mettere un libro allo specchio. Anche se viste al contrario, le parole sono sempre le stesse, non cambiano di significato, ma solo nella forma in cui si presentano.

Così le principesse ranocchie e i rospi principi comprendono che in quello sguardo cruciale c'è la vera magia che non è quella dei baci resuscitanti o delle bacchette di fata. La vera magia è quella di vedere un'altra versione di te stesso e sentire il desiderio di conoscerla, di portarla con te, di accoglierla in te. Se un rospo può desiderare di riappropriarsi della sua natura più nobile (chiamiamola pure “umana”), fatta di coscienza, di cultura, di relazioni complesse, di ricordi e di emozioni, perchè noi principesse non dovremmo desiderare di ritornare a una dimensione più “animale”, fatta di istinti e di comportamenti giusti perchè opportuni secondo natura? Ma come si fa a comunicare questo bisogno reciproco? I rospi gracidano e le principesse parlano.

Si deve cercare un punto di incontro e la geniale fanciulla ricorre al bacio: se le belve schiudono le labbra e mostrano i denti per minacciare e allontanare, la bocca estroflessa, soave e silenziosa, protesa verso il regale anfibio, invierà a questo una richiesta di avvicinamento e di abbandono. Ora l'incantesimo si compie e , oltre alla comprensibile contentezza di vedere materializzato il più bel principe di tutti i reami, la principessa prova la gioia impagabile di sentirsi finalmente vera, completa, riconosciuta, libera. E il lieto fine potrebbe essere questo, senza bisogno di nozze fastose e di “e vissero felici e contenti..”.

Foto: foto di scena dal laboratorio di storytelling "Il Principe Ranocchio", Atelier Liberamente, 2010

3 commenti:

  1. Semmai qualcuno si chiedesse...come mai lei collabori in questo Atelier! Forza ...nello stagno!

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  2. Simpatico e arguto, il tuo post rappresenta benissimo la duplice veste di essere umano ed animale; quel primate che ha dato origine all'evoluzione e a tutti i "problemi" ad essa connessi, primo fra tutti il contrasto tra l'istinto e la razionalità. L'equilibrio tra queste cose e l'accettazione del ranocchio che è in noi ci fa vivere meglio e ci apre nuovi orizzonti. Grande Maria Pina. Nero

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  3. Nel C.D.I.O.T. il director scrisse un post che mi colpì molto. Parlava degli specchi ingrati. Sono quegli specchi, -tutti gli specchi in realtà- che mostrano un'immagine di noi che non vorremmo vedere. In verità ogni specchio mostra esattamente ciò che vediamo, ma se non siamo capaci di accettarci, guarderemo noi stessi con sofferenza, andando a notare solo difetti prodotti dalle paranoie della nostra mente. Allo stesso modo, in percorsi diversi, bleu è giunta alla stessa conclusione, notando similitudini tra uomo e animale, accettando pregi e difetti, premiando le peculiarità dell'uno e dell'altro,
    facendoli diventare punti di forza. La sostanza è sempre la stessa, solo l'accettazione dei nostri limiti, la comprensione della difficoltà, il coraggio di fare delle scelte, ci mette davanti l'immagine che vorremmo vedere sempre riflessa. E quindi, come dissi a suo tempo: "E magicamente ho imparato a vedere con occhi diversi anche quello che vedo tutti i giorni negli specchi che incontro. Qualche volta sorrido pure. Qualcuno penserà che non sono sano di mente.."
    Oggi posso aggiungere: "Se sto bene con me e con gli altri, e se ho il coraggio di un gesto responsabile, che io sia ranocchio o principe poco importa."
    Nero

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