L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







lunedì 27 settembre 2010

Drammaterapia: come lavora la trance


Hypnodrama, Il Principe Ranocchio

Accendere la lampadina interna, che fa buio fuori, comunque gli occhi si tengano, aperti o chiusi, è una pratica trasversale a tutte le culture, che si getti uno sguardo alla meditazione zen, allo yoga, all’ipnosi ed a moltissime altre discipline spirituali. La nostra interpretazione psicologica nulla toglie al fenomeno che comunque può instaurarsi quando praticato attraverso un allenamento specifico o, occasionalmente, occorrere nella vita quotidiana. Ma se poi ci si riferisce alla esplorazione ed al suo utilizzo, allora è bene chiarire che nulla avviene spontaneamente in tal senso. Insight improvvisi ed inaspettati ci raggiungono molte volte dalla profondità del nostro Io, ma diversa cosa è “andare a caccia” di noi stessi. Il lavoro con la trance, ad esempio, sia che ci riferiamo all’autoipnosi che all’hypnodrama come praticati nel nostro atelier, è un insegnamento che in alcuni suscita resistenze, perplessità, insomma un "safari" che può essere temuto, anche se si è motivati  a riceverlo: accettiamo di sognare la notte, ma cosa diversa è ritrovarsi a farlo nel corso di un laboratorio insieme a compagni di viaggio che performano le loro abilità e risorse creative. Tuttavia, il tempo sa lavorare in profondità, come il vento e l’acqua ed un motivato investimento in pratica spesso raggiunge, anche presto, notevoli risultati. Basta uno schiocco delle dita dell’operatore, una volontaria chiusura degli occhi, un segnale che ci diamo internamente, un silenzio prolungato nel setting dramma terapico, una scena dove siamo spinti a far lavorare attore e personaggio insieme ed intensamente, una emozione significativa per noi …ed ecco che avviene la discesa dentro, abbandonando la scena di fuori o facendola coesistere, come nell’hypnodrama. Il viaggio verso l’autenticità –abbiamo già dibattuto tra verità ed autenticità- ha inizio e la nostra parte è “recitata” con la "voce" che ci appartiene, ad onta di quella che esigerebbe il testo, il personaggio, il director. Infrazione creativa che fa lavorare il processo drammaterapico verso una nuova definizione di noi stessi e del canovaccio ed i suoi simboli. Dopo, si tratterà di considerarle con l’aiuto dell’Io cosciente, raziocinante insieme alla calda compagnia del nostro vissuto e delle sue emozioni.

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