L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







martedì 21 settembre 2010

Drammaterapia, Il Principe Rospo: analisi di un frammento


Direzione dell'Hypnodrama: Il Principe Ranocchio, Atelier Liberamente, 2010

@ Director

La principessa bacia l’allegro anatroccolo e questo si trasforma nel meraviglioso principe che dormiva in lui da tempo (un sortilegio l’aveva imprigionato in quelle ingrate sembianze). Ohhhhhh….

Non vogliamo negare le virtù “magiche” di un bacio, quelle taumaturgiche, quelle legate alla iconografia dell’eros nell’arte o al più concreto chiar di luna e al senso evoluto -in termini di consapevolezza- che ha quell’annusarsi, toccarsi e leccarsi dell’animale che, ormai uomo, riconosce il proprio simile, “empatizza” con lui, gli esprime il senso del desiderio. Anche il più volgarizzato Prevert deve molto al bacio, che quest’ultimo sia timido, appena umido o dichiaratamente “francese”! Ma il fatto è che, nel laboratorio del gruppo, quello racchiudeva e concludeva lo svolgersi di una vicenda più complessa che riguardava la relazione di tre coppie più o meno bene assortite -che importa!. Sarebbero state in grado di interpretarsi nel loro specifico incontro? Facendo a meno della “dichiarazione”, di un qualsiasi antefatto -se non la trama della fiaba sino a lì-, degli aiutini del parco, del già menzionato chiar di luna, della piattaforma piccola ed oscillante di un pattino lontano dalla spiaggia, della regia di un Bergman, ecc. ecc? E poi quel “bacio”, espresso con le labbra, con il tocco di qualche falange della mano sulla spalla del rospo che “cresceva” uomo o di uno sguardo, sarebbe stata la conquista ratificante un percorso mondano a due già avvenuto, sopra la storia, ma anche dentro la storia dei singoli, a significare l’acquisizione della coscienza. Dunque, i due non si sarebbero mai dovuto baciare per caso, a costo di rimanere “rospo” gracchiante (o “principessina” disillusa). Canta Baglioni: “…tu l'altro capo di un filo un unico profilo quando guardiamo su se anche tu vedi la stessa luna non siamo poi così lontani”.

La prescrizione è stata pienamente recepita; qualche edulcorata e retorica moina di troppo nell'inizio, qualche saltello eccessivo ad imitazione dell’animale, nella ricerca di un “verismo” che non ci interessa, se è il simbolo a farci da “spirito guida” e poi…il salto verso l’altro. Con tutta la serietà e gravità del fatto, le difficoltà di”incontrarsi” e, coniugando comprensione e sentimento, per sentire se sia, sarà ed è stato possibile. Declinazione della relazione nell’orizzonte reale ed in quello apparente di due mondi differenti immersi in una stessa potenziale matrice comunicativa della cultura, dove questa è sogno, mito personale e collettivo, esperienza, ricordo, desiderio e timore.

Tre quadri simultanei, per tre opere d’arte, polverose nella soffitta che le ha celate da molto tempo. Arte personale e collettiva nel momento della fruizione-partecipazione con il restante gruppo. E lì il director, novello Desmond Morris, ad osservare i segni “umani” dei prodromi dell’arte e dell’arte dell’incontro.








4 commenti:

  1. Al di là delle esteriorità, oltre le convenzioni e le conclusioni socialmente giuste, o ancor più, etiche...
    Impariamo a guardare dentro le cose e i fatti, a leggerci a volte anche le difficoltà. Le nostre, di chi ci circonda, senza trarre conclusioni e moralismi che ci porterebbero ad un facile sommario giudizio -pregiudizio è il termine più esatto- per trasformarci in esseri non "convenzionali". Primati evoluti, ma pur sempre primati, scimmie intelligenti, tanto evoluti e perfetti quanto difettosi e pericolosi, alla ricerca di un principe nel ranocchio e nell'accettazione di una rana nella principessa.
    Nero.

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  2. Una rana ...nella principessa...Eh sì...ci voleva! Lets' go on...

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  3. Accettare la rana nella principessa, come dice Nero. Questo mi fa pensare immediatamente alle fragilità femminili, alle paure di non essere perfette, giovani o vincenti che amareggiano la vita di tante donne, condizionate dall'immagine. E' un bellissimo spunto di riflessione , caro Nero

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  4. Passetto, passetto, un gradino dopo l'altro, senza correr via o lasciandosi trainare e ancor peggio tirando all'indietro...
    Quanta strada e quante salite si possono affrontare con gioia se ci confortiamo a vicenda.
    Nero

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