L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







domenica 19 settembre 2010

Drammaterapia: affacciati alla nostra finestra dentro

@ Blue




@ Bleu

Non fu facile per i semplici atomi del brodo primordiale riconoscersi e legarsi tra di loro per iniziare il percorso della vita sulla Terra, milioni di anni fa.
Non fu facile per l'uomo/scimmia imparare a dire “Io sono”, dare un nome alle cose, imparare a descriverle, dialogare con se stesso, ricordare, emozionarsi e sapere di poterlo fare.
Così come non è stato semplice rivivere il passaggio dall'esistere all'essere, dentro di noi, mentre eravamo confinati in uno spazio simbolicamente delimitato dalle luci delle candele, sottoposti all'azione della musica, vicini a toccarsi e al tempo stesso lontani, ognuno perso nell'ascolto interiore di qualcosa che avveniva all'interno di sè, ma ancora inconsapevoli della meta da raggiungere.
Chissà se quelle immagini di boschi, di mare, di foreste tropicali che si sono affacciate nella mente di Nero, di Astra, di Sole sono state suggerite non solo dai ricordi e dalle personali fantasie, ma anche da un serbatoio collettivo della specie umana, dove sono archiviate le visioni e le percezioni dei nostri progenitori, a partire da quel famoso uomo scimmia che imparò per primo a “vedere” e “sentire” e non più solo a “guardare” e “ascoltare”?
Suoni, rumori, vibrazioni che si combinano e formano una nota, un accordo, un canto, una melodia, poi un brano, magari la sinfonia n. 9 di Beethoven. Atomi che , solitari, vibrano nell'atmosfera, o vagano nell'acqua, si legano e diventano proteine, cellule, tessuti, sistemi viventi, batteri, piante, animali e uomo.
Recettori, neuroni, sinapsi, ormoni che, da interazioni chimiche, diventano osservazione, pensiero, coscienza, etica, filosofia e linguaggio.
E noi abbiamo rivissuto tutto questo.
Per alcuni è stato un processo fisicamente percettibile, addirittura doloroso: gli occhi di Libertà che cercavano la luce, ancor di più i corpi estranei sulla retina, il petto di Nero che sentiva l'urto di una energia possente che chiedeva spazio.
Il corpo non mente mai, e a saperlo ascoltare, ci ha guidati tutti verso la coscienza che nasce, che si risveglia e si rivela. I nostri sensi ci hanno accompagnato verso la ricerca dell'esperienza collettiva e personale del risveglio della coscienza.
L'udito e il tatto hanno guidato Astra nel riconoscere il suono del mare e l'abbraccio amichevole delle onde con cui ha giocato spensierata. Flusso, movimento, immagine di leggerezza, serenità, freschezza, il momento vissuto e assaporato.. avere conosciuto la consapevolezza è anche sinonimo di poter conoscere la gioia.
Un arpeggio speciale, personale, dedicato, ha fatto da sottofondo al cammino di Beatrice verso la percezione di un cuore che si apre, si offre al mondo, si dona. Tanto verde nelle sue parole e, come ogni praticante di yoga sa, il verde è il colore del cuore, del sentimento, dell'amore, della vita.
Blu (che sono io!), in onore al suo nome, ha visualizzato un'alba speciale, un trionfo di sfumature che spaziavano dal più vivo dei turchesi all'austerità delle tonalità cobalto, mentre sorgeva un sole che non voleva abbandonare lo spettacolare e insolito rosa acceso nato dal mix delle luci sull'Egeo. Chissà se c'è un significato nel fatto che quel giorno che vedeva nascere era il giorno di un suo ormai lontano compleanno?
Sole , quanto ti è stato difficile abbandonare quella jungla che la tua mente visualizzava e quella pozza di acqua limpida che si rifiutava di essere stagno? Ma quando la tua coscienza si è messa in moto, lentissima, potente e inesorabile come il movimento delle montagne, ti sei sentita più in alto della tua vita, hai raggiunto un punto estremo di consapevolezza da far dire a te stessa “Io sono, posso e voglio”. E mentre sentivi tutto questo, avvertivi il vento sulla pelle, non più ostile, ma amichevole. Vorrei pensare che sia stata una musica più sottile, uno suono più sommesso e discreto a raggiungerti, quello della leggera brezza che muoveva le cime degli alberi al parco.
Chissà se l'uomo primordiale ha scoperto, nello stesso istante in cui sentiva in sé la trasformazione dolorosa che ci ha raccontato Nero, la tenerezza e la capacità di stupirsi di cui ha parlato Mareliz.
Ci siamo tutti persi nel tuo ricordo, Mareliz, ci siamo fermati con te a guardare le stelle e gli alberi in un anfratto degli altipiani del tuo paese, vicini, stretti e abbracciati a una nonna, che conforta, rassicura, riscalda e ama in quel modo speciale che solo i nonni sanno fare.
Abbiamo visto le ombre di altissime montagne sullo sfondo (le Ande, o forse i Monti Sibillini di Nero) e abbiamo tributato rispettosa e silenziosa ammirazione a quel cielo avvolgente, ma gli abbiamo dato metaforicamente del “tu” perchè era fatto dei nostri stessi atomi e aveva fatto il nostro stesso percorso per diventare così vasto, così complesso, così grande partendo da poche molecole che avevano reagito tra di loro, sottoposte a uno stimolo potente.
Ci siamo sentiti così bene, vicino alla nonna, ascoltando la presenza delle mucche libere nei loro pascoli, nel buio; eravamo solo bambini, forse qualcuno avrà percepito anche il freddo delle notti andine, con un compito da svolgere al levar del sole, ma nulla poteva turbare quel momento in cui ci siamo fermati e ci siamo accorti di vivere.Mentre le nostre radici ci ricordavano il passato, mentre vivevamo il presente, facevamo progetti per il futuro, insieme a te, che porterai tua figlia in Ecuador.

@ Director
Mi hai commosso, per l'attenzione. Colpito, per la trasversalità culturale delle tue intime osservazioni e report su quanto sperimentato da questo meraviglioso gruppo di amici, per come li senti. Si hai ragione..."le mucche libere" a oltre 2000 metri di quota, mentre la nonna di Mareliz racconta i viaggi dell'uomo e delle stelle. Non il nonno di Heidi -tuttavia caro ai bambini- ma lo spazio che si costruisce nell'incontro degli occhi  e della voce non virtuali.

5 commenti:

  1. Vita
    Di Juan Ramon Jimènez
    Giorno difficile, in cui il sole
    E le nuvole combattono
    A tratti aperto , fiore,
    a volte chiuso, frutto
    per confondersi nella notte!
    VITA!
    Veglia in cui gli occhi
    Si aprono e si chiudono
    In un gioco stanco
    Di verità e menzogna,
    per confondersi nel sogno!
    da beatrice

    RispondiElimina
  2. Non ho parole Bleu. Hai descritto le nostre esperienze con una sensibilità particolare, inaspettata. Un cono di luce sull'intimo vissuto di ognuno, nella rappresentazione della piéce fondamentale del gruppo. La ricerca di noi, singoli attori, all'interno del gruppo di drammaterapia. Brava, veramente. Nero

    RispondiElimina
  3. Grazie Bleu, mi hai trasportato per mari, boschi, foreste tropicali e altipiani Andini ad ammirar le stelle. Ho attraversato il mondo e sono stata attraversata dalle vostre/nostre emozioni. Hai saputo cogliere nel profondo ed esprimere la nostra essenza, con una sensibilità incredibile.
    Sole

    RispondiElimina
  4. Ho avuto dei momenti di confusione in questi giorni passati, attimi di vuoto e di immobilità. La stessa sensazione l'ho provata nel nostro incontro nella prima parte. Poi all'improvviso una porta si è aperta dentro me e aprendo quella porta, sono uscite fuori cose a me sconosciute e ignote. Può darsi che il risveglio della mia coscienza, mi ha creato questo conflitto e questo smarrimento, che mi ha portato a verificare come un evento spiacevole vissuto oggi, non è stato così devastante come in passato. Ho preso questa esperienza come un dono della mia coscienza. Voglio continuare a tenere questa porta aperta, per darmi ancora di più la possibilità di essere me stessa,di ricevere altri doni, per poter vivere con più naturalezza e libertà. Astra.

    RispondiElimina
  5. Director e amici carissimi, ho scritto questo post con molta delicatezza e attenzione nei vostri riguardi, cercando di interpretare al meglio le vostre emozioni e i vostri racconti.
    Posso dirvi che ogni volta che, nel testo, vi nominavo, scrivendo, mi ponevo in una immaginaria conversazione con ciascuno di voi ed era molto bello!

    RispondiElimina