L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







domenica 26 settembre 2010

Drammaterapia: coscienza e drama


Il "rito"
Dopo l'acquisizione della coscienza, l'animale uomo si è confrontato con il dolore dell'anima, differente da quello "recettoriale", con la paura che accoglie la possibilità di autodeterminarsi senza l'ausilio del solo istinto e, a volte, addirittura in contrasto con esso. Responsabilità che inebria di potere, che regala la fascinazione dell'illusione, della speranza, dell'idea del sovrannaturale, il panico della preveggenza. Il pericolo della caduta nel peccato "originale", in una visione laica, potrebbe essere il "confine" che contiene ed insieme limita -e così protegge. Non sono più la madre natura e gli adattamenti a garantire la sopravvivenza della specie, del gruppo e dell'individuo, ma qualcosa che attiene ad un prodotto della sua coscienza: la consapevolezza della propria finitezza, del proprio breve viaggio vitale e destino e le risposte che egli darà. Ed allora l'istinto dentro di lui si coniuga con la sua nuova dimensione "intelligente" e celebra nel "rito" lo scampato pericolo dello stato inconsapevole, confortandosi nel gruppo, l'empatia si costruisce sull'istinto di specie: questa è la dimensione del drama. L'agito gruppale di una tensione di smarrimento che intende esorcizzare la dimensione di fantasmi invece inesistenti nella mente dell'animale od appena, accennati, se è vero che essi sognano -ed è vero-, ma senza la consapevolezza di farlo. Il drama produce, ritualizzate, espressioni grafiche, canti, racconti mimati, danze e si associa persino al bisogno  nuovo di proteggersi dalla natura ed usarla, creando il linguaggio, il racconto orale, la scrittura, il linguaggio musicale, la commedia, la tragedia la sceinza e la tecnologia. In tutte queste espressioni, che costituiscono la cultura, sempre quel bisogno di significare "pericoli scampati" e "soluzione dei problemi" e, celebrando il potere di saper riconoscere la sconfitta, così dominata, capace di scrivere anche tragedie, letterarie e vere.  Il Male ed il Bene sono i prodotti della sua intelligenza, dell'appena nato "libero arbitrio" sopra gli istinti, con il limite di una sapienza ancora da conquistare, simboli che pervadono, contenendo la sua azione, che siano codici privati o partecipati. Tutti i suoi prodotti culturali si connotano della morale solutoria, della storia che "finisce bene", come del "vissero felici e contenti" ed il sotteso timore che tutto non possa sempre essere così è comunque contenuto da storie e racconti ad esito infausto, che costituiscono la sua creazione, dunque dal quale non può essere colpito alle spalle. Non ci auguriamo "in bocca al lupo" e creiamo limiti ivisibili alle nostre azioni come gatti neri, specchi infranti, sale a terra, passaggi sotto una scala, tredici a tavola, specchi pericolosi...? Una "virtualita" di pericoli che si chiama "magia", che si nutre di tradizione, che possiede nel suo cuore il passaggio fondamentale attraverso la coscienza dell'essere e la sua ora cosciente fragilità.



Questo conciso preambolo a spiegarvi che anche nel lavoro drammaterapico vive, riassunto, questo processo. Osserviamo l'esperienza dell'ultimo laboratorio, dove un ranocchio, forse, potrà ridiventare il principe che è, grazie all'azione (bacio) di una fanciulla. Sono state descritte le paure, l'impotenza, l'incomunicabilità, il dolore e, tuttavia, anche quando tutto sembrava precipitare verso una disfatta, è sempre alitata la speranza, l'illusione, la magia del drama: comunque le tre coppie si sono "salvate". Comunque il principe, angosciato di rimanere ranocchio, ha abbracciato la sua principessa; quello perplesso dalla eburnea e marmorea freddezza dell'ospite ha dato colore e calore all'abbraccio finale e la rigidità del terzo principe è stata finalmente corrotta dall'azione ostinata e strategica della mia aiuto-regia nei panni di principessa, anche lei! Ecco qui, ancora una volta, la correzione "magica": quando le cose si mettono male, l'istinto che collude con l'intelligenza asuperare ostacoli -e spesso vi riesce-, che resetta la "drammaticità" della situazione e "decide" che tutto debba andare bene.
Lo scorso anno, il CDIOT ha vissuto questo "essere in bilico" tra caduta, resistenza e vittoria nell'epica della drammaturgia sul "il Rinoceronte", così come era stata redatta attraverso i feedback degli interpreti-personaggi che avevo colto durante i laboratori (l'In-Out del nostro statuto operativo). L'avevo intitolata appunto "Things go wrong"...le cose si mettono male. Quel momento lucido o confuso dove bisogna fare scelte: arrampicarsi sugli specchi della nostra cultura, lasciar suonare gli istinti che dentro abbiamo, dare spazio al sentimento, alla ragione? Un quesito che diventa solo estetico, dove, in questi termini, non  esiste verità. 

1 commento:

  1. Caro Director,più guardo le tante sequenze, fotografiche dello svolgimento di questo racconto-drama ,unite alla grandezza e pienezza del dire che l’accompagnano e più mi sento dentro come mai. Solo che mi impantano sempre più coinvolta come la principessa, in tutti i suoi momenti, con tutte le difficoltà dei ruoli che la vita le propone. Ho provato emozioni, difficoltà, insicurezza, la non responsabilità,la fragilità , il malessere, ma anche la magia della vita. Volevo ringraziarti, perché tutto questo stà lavorando molto dentro , e un po’ come i cerchi concentrici che si formano nell’acqua con i tanti sassolini , che lanciamo in questo profondo stagno ,aiutandoci cosi a guardare più in profondità a scoprire , confortare, correggere, amare. Ma cosa ne sa la Principessa di se stessa e cosa realmente vuole?..Grazie che ci aiuti , e ci coinvolgi con la bravura e i mille colori cosi diversi ma proprio per questo magici …Con affetto Beatrice

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