L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







lunedì 27 settembre 2010

Drammaterapia: Blue Beard ed i rischi delle Principesse



Le principesse hanno il privilegio di svegliare, rompendo sortilegi; sucitare l’invidia e l’ira delle streghe, delle donne e degli uomini, il loro amore e disprezzo. Sanno osare, addormentarsi in attesa del segnale giusto, riconoscere bene il marron dall’”azzurro” e dunque scegliere. Il loro amore ispira grandi gesta; per loro si fanno guerre, con loro si fanno durature paci. Con loro si vive felici e contenti o ci si danna. E mentre andiamo a considerare questo, sullo sfondo di Ranocchi in attesa della grazia che grazia e Principesse intente nel lavoro dell'amore, ci si appresta allo studio di Blue Beard ed alla sua messa in scena a dicembre.
Sì, una principessa supera la magia, anche quella di una chiave insanguinata, contaminata dall’errore e, se vuole, resetta tutto e ricomincia daccapo. La macabra consolazione (perché vera), piena di ironia (ma tragica), è che abbia rischiato di lasciarci la testa, in questo gioco pericoloso dell’amore, dove si straccia e si è stracciati, fuori e dentro le favole.

“ (amore)...per prima cosa è sempre povero, e è ben lungi dall’essere delicato e bello, come i più se lo figurano, anzi è grossolano, mezzo selvatico, sempre scalzo, vagabondo, sta sempre buttato in terra e senza giaciglio, dorme all’aperto davanti agli usci e nelle strade, perché ha la natura della madre, sempre compagno di casa dell’indigenza. Ma da parte del padre è uno che tende insidie a ciò che è bello e buono, essendo di natura virile, audace, violento, gran cacciatore, sempre occupato a tessere qualche trappola e desideroso di intelligenza e pieno d’espedienti, tutta la vita dedito al filosofare, abilissimo imbroglione, esperto di veleni e sofista; inoltre né è per natura immortale né mortale, ma a volte nello stesso giorno fiorisce e vive, quando le cose gli vanno bene, a volte invece muore ma di nuovo torna a vivere per la natura paterna, sempre scorre via la ricchezza che si procura, così che Amore non è povero né ricco, e allo stesso modo si trova nel mezzo fra sapienza e ignoranza” (da il Simposio, Platone).

Nel laboratorio del Principe Ranocchio, la Principessa finalmente esce dal guado pericoloso e fantastico dello stagno, grazie alle braccia di una compagna che da fuori la chiama a sè. Non il padre Re, nè la madre Regina, nè il Principe Azzurro, ancora un poco Marron per il recente soggiorno paludoso...L'amicizia con il mondo si rinnova, nelle braccia di un'amica, donna, rispecchio di madre genitrice ed insieme di figlia. E' questo che avviene. Nei momenti più gravi nessuno ci può salvare; debbono esserci i mezzi, questo è certo, un farmaco, una parola, un gesto, un'uscita, ma l'autonomia delle intenzioni è sovrana...altrimenti finirebbe, questo mondo, per tirarti per le zampe come accaduto al povero ranocchio, rendere incosciente la tua azione, priva di energia e senso. L'amore non può salvare, se questo non esiste in te a stipulare i difficili contratti con la vita e persino il suo dono trova luoghi adatti come dimora se tu li hai preparati, hai desiderato quello per chi tu sei e puoi essere altro e non solo la sua conquista. L'amore, affermava Carotenuto, si veste di luoghi e sembianze così difficili da spogliare dalle nostre, senza abbandonarci un poco ed andare oltre... 

2 commenti:

  1. @ Sole
    Cosa vuole realmente una principessa? La libertà di scegliere, di agire, di sbagliare, di credere e di sognare, di essere se stessa con pregi e difetti, di stare in uno stagno a giocare con i ranocchi e decidere di uscire a scoprire il mondo. Ma la libertà ha un prezzo, la responsabilità e il rischio delle proprie azioni, che fa parte del gioco, certo, ma la parte umana non può e non deve prevalere sulla parte umana, altrimenti è l’immobilità come l’ acqua ferma di uno stagno, da cui in qualche modo bisogna uscirne, con tutta la forza d’animo di cui siamo capaci, perchè le principesse sanno osare e sciogliere incantesimi, non ultimo quello di trasformare un ranocchio nel "principe azzurro".

    RispondiElimina
  2. Mentre tu scivevi quello che leggo, Blue scriveva, esplorandola, su la stessa tematica. Se fossi un ranocchio, irretito, mio malgrado, da un brutto sortilegio, eppure con la volontà di sottrarmi a quello...non accetterei indiscrinatamente la possibilità del risveglio, della redenzione, della salvezza al bacio di chiunque. Il ritorno tra gli umani dovrebbe avere un segno ed un percorso altrettanto valido, non chiederei prestazioni per riprendere le antiche sembianze o quelle, prima o poi mi parlerebbero del rischio di tornare ranocchio e per sempre. La principessa dovrebbe essere capace di ricevere e dare un dono, altrimenti una zampa resterebbe troppo lunga e verde sotto il mio mantello di ermellino. E credo, mettendomi al posto (arbitrario!9 della principessa che a volte si debba lasciare che i ranocchi gracidino nello stagno, togliere quel bastoncino con l'amo dalla piazzola che gira e li fa a turno aprire la bocca nel tentativo disperato di essere pescati. Ma tutto, secondo me, vale trasversalmente ai due sessi, vale per le persone, per i nostri interessi, impegni, intenti...solo a guardarci dentro meglio. Grazie Sole

    RispondiElimina