L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







mercoledì 27 ottobre 2010

Drammaterapia: Rebecca contro le amputazioni della Storia e di Barbablù

Piccola Narratrice, Blue Beard, Atelier Drammaterapia, 2006

Onorevoli Signori della Corte,
da questo momento la difesa di Rebecca sarà assunta dall'Associazione “Anna e le sue sorelle” perchè troppo impari è apparso il dibattimento sul comportamento dell'imputata.
Si sappia subito che la voce tonante con cui il la Difesa di Barbablù espone e argomenta i capi di accusa e le citazioni con cui egli rinforza le proprie tesi non intimidiscono punto Rebecca; ma è parso giusto a noi, per par condicio, fornire all'imputata le armi dialettiche di cui ella, per giovane età, per grado di istruzione e condizione sociale di provenienza, non dispone.
Permettete di presentarci: siamo una Associazione femminile che fornisce voce e muscoli a tutte le donne che, nel tempo e nello spazio, soffrirono e soffrono per l'arroganza di un sistema che non permette loro di esercitare persino i più elementari diritti dell'essere umano. Non abbiamo paura di essere chiamate “femministe” o “streghe” con disprezzo o derisione. Abbiamo vestito gonnellone a fiori e zoccoli olandesi quando ce ne fu bisogno per scardinare un mondo che poneva la sottomissione femminile al sommo di tutte le virtù.Tante di noi finirono con ignominia su roghi, reali e virtuali, accesi dal potere per contrastare il diritto di ogni donna a essere ciò che desiderava: guerriera, mistica, scienziata.
Oggi, con la forza della sorellanza, assumiamo la difesa di Rebecca e non sottovalutino, gli Onorevoli Giurati e il Pubblico Ministero, questa indomabile energia che lega tutte noi. Con questa arma, gentile e implacabile come il fioretto, un invisibile (ai vostri occhi) esercito di donne sopravvive ogni giorno, nelle parti più remote e dimenticate del Pianeta. Ci parliamo senza parole perchè il nostro ventre ci suggerisce la sofferenza e la gioia di una sorella, perchè le nostre mani sono abituate a stringersi tra loro e a comunicare con un fremito quasi impercettibile la più sottile delle sensazioni, il più inesplicabile dei disagi. E dunque ci portiamo mutuo aiuto nelle prove più dure. Vi piaccia continuare a pensarci intente a parlare per ore sul niente, a farci una guerra sotterranea, ma sono molte di più le parole che non ci diciamo perchè superflue e le guerre che abbiamo scongiurato.
Tralasciamo di commentare l'incongruenza di fondo delle accuse formulate a Rebecca. Se il matrimonio tra i due era stato pensato come un accordo commerciale, se la gioventù dell'accusata era la moneta di scambio per il benessere e la sicurezza concessa, perchè chiedere anche il sentimento? Il Barbablù dovrebbe rispondere delle sue azioni anche di fronte a un tribunale civile, per mancato rispetto dei termini contrattuali.
Affrontiamo allora, senza più preamboli, il nocciolo della questione.
Ricordino, soprattutto i signori giurati uomini, che in ogni bambina vi è una donna e non il contrario.
Anche la più giovane, la più inesperta , la più povera e affamata delle Rebecche è una Donna, intesa come essere umano , di sesso femminile, adulta, consapevole dei propri desideri, con la dignità e il diritto al rispetto altrui e all'autodeterminazione.E invece a Barbablu e ai suoi accoliti piace vederci eterne bambine, da guidare, censurare, mettere alla prova!
“Brava Rebecca, perchè hai obbedito agli ordini” “Cattiva Rebecca, hai disobbedito e meriti una punizione esemplare per farti ricordarti sempre chi è il padrone, per evitare che tu prenda una cattiva strada, perchè solo io, tuo signore e padrone, conosco ciò che è giusto per te”.
Dove sta, signori giurati, l'atto di fiducia di cui parla il Pubblico Ministero? Ti consegno le chiavi del castello e tu puoi entrare ovunque eccetto che in una delle stanze (e stiamo a vedere se ubbidisci?)
E' una fiducia sub condicione questa!
La vera fiducia sarebbe stata quella di consegnare a Rebecca le chiavi del castello senza alcuna proibizione, con il coraggio di affrontare gli occhi della propria donna dopo che avessero visto l'orrore e la tenebra di quello stanzino. Come un vero innamorato, le avrebbe consegnato metaforicamente tutto il proprio essere, fatto di luci e di ombre. Ombre non peggiori di quelle dell'animo di qualunque altro umano. Forse Rebecca sarebbe fuggita da lui, dopo la scoperta, come verrebbe immediato pensare.
O forse forse.. sarebbe rimasta al suo fianco, per capire, accettare, correggere o chissà cosa altro. Quante donne rimasero fino all'ora estrema insieme al proprio uomo, per quanto scellerata fosse stata la vita del loro compagno? Rivendichiamo per Rebecca anche il diritto di essere complice, colpevole, co-imputata nel processo a Gilles de Rais, se questa fosse stata la sua scelta.
Invece, eccola lì , accusata del peggior reato che una donna possa commettere agli occhi di un uomo: la sete di conoscenza!
A onor del vero, si trova in buona compagnia: lo stesso peccato fu commesso da Eva nella notte dei tempi e sappiamo bene quali furono le conseguenze. Anche per lei le cose furono poste negli stessi termini, in fondo.
E Pandora che aprì il vaso contenente tutti i mali? Cattiva bambina anche lei... scusate l'ironia.
L'ingiustizia somma, l'ingiuria, la beffa peggiore sta nei termini dell'accusa. Addirittura non si riconosce nelle azioni di Rebecca neppure la grandezza , la nobiltà della pulsione a sapere, a conoscere. In lei e in tutte le altre donne, si parla di “curiosità” . Curiosità , capite? Una cosa da comari, una ficcare il naso dove non si deve, un ricondurre il tutto a una banale, ridicola, patetica azione da bimbetta, per l'appunto.
Chi porterebbe Ulisse davanti a questo tribunale con questa accusa? Nessuno, signori, poiché a lui si imputa e al tempo stesso si perdona, la “sete di conoscenza”, la nobile pulsione dell'animo che porta al progresso del genere umano. E allora ricordate che è un peccato, un affronto allo spirito, rispettare il divieto di una porta da non aprire, un frutto da non mangiare, un vaso da non aprire.
Chiediamo quindi l'assoluzione con formula piena dell'imputata poiché le accuse sono viziate da un grave pregiudizio di base.
E ci sia permesso ancora dire che, mentre auspichiamo un mondo dove tutte le Rebecche possano essere amate senza bisogno di esami da superare e possano sentirsi in diritto di aprire tutte le porte, rivolgiamo un pensiero di commiserazione a Barbablù che, mosso dal desiderio di sentirsi amato, comunque ha commesso un così grave errore di valutazione della reale sensibilità della sua sposa.

6 commenti:

  1. Se la mettiamo così...dovremo ricorrere alla voce dell'associazione "Orchi per Destino"!

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  2. anna e le sue sorelle (bleu portavoce)28 ottobre 2010 alle ore 13:33

    Comunicato stampa:
    Non abbiamo paura nè di Orchi, nè di Inquisitori.

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  3. Non ne avete paura perchè non ci sono nè Orchi nè inquisitori, ma solo poveri cristi che non sanno più chi sono, e quale è il loro ruolo. In un mondo in cui si dice tutto e il suo contrario, questi poveri maschietti vengono cresciuti -da mamme donne- come pupazzi, stropicciati come fazzoletti, bombardati e frustrati da immagini stereotipate che ti fanno sentire sempre la peggiore delle nullità, salvo poi lamentarsi che...
    Avete ragione ad essere arrabbiate, ma siete corree della nostra difficoltà...
    Certo, Barbablù ha un po' esagerato, ma in fondo chiedeva solo che un piccolo angolo del suo intimo rimanesse segreto... Potreste giurare, care Rebecche, di non avere angolini bui nel vostro incantevole cuore? Nero

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  4. Non è vero, Rebecca, tutto parla della paure degli Orchi e di quella di Donne poco Madri, ovvero streghe!

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  5. Barbablù ha concesso a Rebecca di disporre di tutti i suoi beni, in cambio della sua fiducia. Quale prezzo vale un amore negato ad una morte crudele? Rebecca ha rischiato, infrangendo un divieto, di perdere tutto. Barbablù avrebbe rischiato di rivelare il suo lato oscuro ed inconfessabile, accettando che la sua sposa scegliesse di amarlo o rinnegarlo? Interrogativi a cui e difficile rispondere, quanti Barbablù e Rebecche percorreranno le stesse strade senza incontrarsi, compiendo gli stessi errori?
    Sole

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  6. Povere Rebecche e poveri Orchi! Per ognuno, uomo o donna, ci sono mille attenuanti e mille scusanti : famiglia, madri, società. E se ogni tanto si facesse un atto di dolore? Una presa di coscienza delle proprie responsabilità individuali di fronte alle pressioni esterne. Se non si ha il pane, per esempio, si può scegliere di rubarlo, di elemosinarlo, di morire di fame o di emigrare. O di sposare un Barbablu. (e qui torniamo allo scritto di Camus)

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