L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







giovedì 7 ottobre 2010

Dammaterapia: la Principessa contesa tra i regni

@ Blue

“Principessa, cosa hai combinato? Vestiti stracciati, il viso imbrattato e tutti quei lividi, quei graffi...Come hai potuto? Come hai potuto fare una cosa del genere?!
Tu, la più bella, la più onorata delle principesse, la perla del regno, l’orgoglio della stirpe: colei davanti alla quale le porte si spalancano, le schiene si piegano ossequiose, le mani si tendono a sorreggere, aiutare, proteggere, tu, come hai potuto? Tu che in vita tua non hai mai udito neanche una parola che non fosse un complimento, un omaggio, un moto di affetto? Persino i rimproveri del precettore e dell'istitutrice non erano altro che un modo diverso di onorarti.
Finire nello stagno, buttarsi nel fango, mischiarsi con i rospi, ascoltare il loro offensivo gracidare e non solo...
Hai familiarizzato con viscidi tritoni, crudeli zanzare, ambigue libellule : è inutile dirti che tu, non solo non dovresti mai incontrare certe creature, ma dovresti addirittura ignorarne l’esistenza.
Cosa hai voluto dimostrare a te stessa, a noi, al tuo mondo?
Che sei adulta, che sei forte, che sei in grado di badare a te stessa? Ma guardati: hai sulla faccia l’aspetto inconfondibile della sconfitta, trasudi amarezza da tutti i pori…roba che in vita tua non hai mai conosciuto neanche una goccia di sudore, né tuo, né altrui. Posso persino vedere quanto è affilata quella punta di coltello che d’ora innanzi porterai tra le costole.
Valeva la pena fare questo? Per che cosa, per chi? Valeva la pena conoscere, sapere, sperimentare?
No, attenta, so cosa stai per obiettare. Lo intuisco da quel guizzo improvviso che sta animando il tuo sguardo. La conoscenza, la consapevolezza, la crescita interiore… Tutto va bene...ma occorre essere preparati, forti, avere capacità e spalle larghe per sostenere e sopportare.
Ricordi Rebecca (fiaba di Barbablù)? Sai chi è, vero? Lei volle andare oltre, volle aprire una porta proibita e quando vide ciò che vide, cosa successe?
Non si può andare oltre ciò che siamo, non c’è sempre la fata madrina a salvarti o una sorella Anna ad accorrere in tuo aiuto. Se non sei in grado tu di salvarti, non può farlo alcun altro. E adesso, stammi a sentire: essere principesse non significa solo privilegi, ma anche avere dei doveri, persino se non voluti, né scelti.
Il popolo ti guarda e sogna un mondo di bellezza e di purezza. Ricorda che c'è un ordine necessario delle cose e dei ruoli che si sente confortato dall'immagine di te che sorridi e porti il ricordo di un’innocenza mai perduta o anche posseduta solo per qualche istante.
Il medico cura, il soldato difende, il sacerdote conforta, le madri accolgono, i maestri insegnano, le principesse sognano e fanno sognare. L'uomo dentro la divisa può essere debole e aver paura, ma il soldato non lo dimostra. Dentro il camice, l'uomo soffre per i dolori di altri, dietro la cattedra, l'uomo dubita, ma il medico e il maestro no, sono lì per fare il loro dovere.
Se tu scendi dal tuo castello per andare tra i rospi, cosa diventi?
Una principessa ferma a metà che penzola nel vuoto, inutile al mondo: non più regale, ma neanche umana, senza un posto dove stare. Non più sul trono del regno, ma neanche nello stagno e questo tu lo hai visto bene.
I tuoi amici nello stagno ti hanno forse sfamato? E tu ti saresti nutrita, come loro , di insetti? Erano felici di giocare con i nastri del tuo vestito, divertiti dalla tua presenza insolita tra loro, ma erano nel loro mondo, al loro posto”.
La principessa avrebbe voluto piangere, ma si accorse di non saperlo più fare. Il dolore era diverso, non poteva più uscirle dagli occhi e poi essere dimenticato; era il dolore dell'esperienza, della conoscenza, un fardello duro che tanti aveva portato alla follia, al degrado, al male, alla rovina, persino sul patibolo.
Affamata, lacera e sporca dopo il lungo viaggio tra le paludi, sapeva che la fata madrina aveva ragione, ormai lei era solo il simulacro impolverato di quella che era prima di andare nello stagno.
Parole di scusa? Giustificarsi? Tentare di spiegare? E poi, quali parole usare? Quelle che conosceva erano ormai inutili.
Senza accorgersene, sentì la propria voce cominciare a parlare: “Sono tornata dallo stagno, perchè sono e sarò sempre principessa. Ma non porto con me solo sporcizia, delusione e inutile sapienza. Ho con me un'emozione, una sola, ma grandiosa. Ne farò un gioiello prezioso, che brillerà sul fondo dei miei occhi, adornerà i miei vestiti, arricchirà le mie mani, accompagnerà i miei movimenti. Il mio popolo vedrà scintillare quella luce e saprà che dietro le vesti regali c'è una donna, una madre, una figlia e ogni suddito sognerà un'innocenza persa e ritrovata. E dirà: è proprio bella, la nostra principessa, è speciale, diversa da tutte le altre, è come una stella, lontana sì, ma sempre al suo posto e noi possiamo alzare lo sguardo e sapere che è sempre lì.
Porterò gli schizzi di fango come una frangia del mio scialle e il fardello prima o poi sarà un compagno di viaggio, perché peserà sempre nello stesso modo, ma nel frattempo le mie spalle saranno diventate più forti”.
Detto questo, decise che era il momento di andare a dormire e si accorse che la fata madrina era solo la fata madrina e lei era “la Principessa”. Sognò lo stagno, i rospi e li vide trasformarsi in teneri, divertenti, girini; le altre principesse avrebbero sognato il Principe Azzurro.

Foto: da  The Princess Diaries, 2001

2 commenti:

  1. Quale meravigliosa Principessa è colei che scende tutti i gradini della sua vita, del suo Mondo, che lascia gli agi e le ricchezze, gli affetti più cari, la referenziale vicinanza dei suoi sudditi e, non ultima, la sua bellezza per andare a trascorrere i suoi giorni in mezzo ai ranocchi?
    E' veramente una Principessa speciale, diversa da tutte le altre, che ha trovato la sua coscienza; l'ha svegliata e ha cominciato a cercare tra le sue pieghe il senso della vita.
    Forse un po' lo dovremmo fare anche noi...
    O lo stiamo già facendo in questo sgangherato Atelier, tra alti e bassi, buoni propositi e fallimenti, promesse di fedeltà e rinunce??
    Ciao Principessa, mi piaci di più lacera ed infangata. Nero

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  2. Grazie Nero! Gli schizzi di fango a volte sono salutari come una doccia!

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