L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







mercoledì 27 ottobre 2010

Drammaterapia & Barbablù: riscrivere le storia

@ director

Ci permetta questa Corte e la pazienza degli onorevoli Giurati, di fornire degli argomenti che finalmente spazzino via dall’attuale contraddittorio, camuffamenti della accusatrice e di questa storia. Ci riferiamo alla storia di Barbablù, quella che ha condannato Rebecca ad un matrimonio infelice o dove –punti di vista diversi- l’attrice si è condannata da sola. L’una, viene detto, vittima del contesto e della cultura; Barbablù, opporremmo allora noi, vittima della propria follia.
Vogliamo però premettere a questo nostro ultimo intervento nel tribunale della coscienza di questa umanità, che qui si raccoglie per valutare e giudicare, che, lavorando all’interno del sistema Coscienza dell’Uomo, sia molto difficile, anzi impossibile, giungere a criteri di oggettività, figuriamoci poi di Verità! La coscienza è un processo in evoluzione, anche per quanto riguarda il rapporto uomo-donna, ma vorremmo dire maschio-femmina, e desideriamo ricorrere ad un principio solo apparentemente distante da quanto è oggetto di discussione oggi: il principio di Heisenberg.
Esso così recita: «Nell’ambito della realtà le cui connessioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono quindi ad un completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere (all’interno delle frequenze determinate per mezzo delle connessioni) è piuttosto rimesso al gioco del caso » ( W.Heisenberg, Indeterminazione e realtà, Napoli, Guida 1991, p.128). Andiamo a spiegare meglio: il principio postula che qualunque coppia di grandezze osservabili generiche, che non siano nella relazione di essere compatibili, non si potranno misurare simultaneamente, se non a prezzo di indeterminazioni l'una tanto più grande quant'è più piccola l'altra”. E dunque qualunque elemento della coppia che si ponga in qualità di “osservatore” non potrà che determinare con parzialità la posizione dell’altro, il suo momento angolare, il suo punto di vista diremo noi! Rebecca e Barbablù, dentro questa metafora, sono all’interno della stessa storia/Storia e, se guardiamo bene, entrambi vittime di quell’accadimento in progress che è l’evoluzione e la selezione naturale. Ma desideriamo illustrare meglio e senza mezze misure .
Guardiamo alle ultimo intervento di Rebecca. Ella ora ricorre alla voce esperta di un sedicente associazione di donne, Anna e le sue sorelle, che dovrebbero ricordarsi fondamentalmente di essere state, almeno nel passato:
a) “femmine”, capaci di selezionare “maschi”;
b) che avessero abbastanza testosterone da proporsi come vincenti;
4) nello “amplesso” che doveva assicurare solo la sopravvivenza e conseguentemente a ricasco l’evoluzione della specie (secondo fenomeni sintropici);
5) e che in questa discussione, se non riportiamo a garante l’evoluzione della coscienza nella storia biologica e culturale dell’essere umano, non andiamo più distanti dalla dinamica dell’Homo Abilis e della sua donna (certamente abile anch’essa)!

Giudicare questa difesa “Machilista”, come il coro dell’accusa vorrebbe sottintendere, significa mistificare il fatto che se è assolutamente criticabile il rogo alle Streghe, altrettanto ingiusti e di giustizia sommaria possono essere i linciaggi agli Orchi! Si dimentica forse che a difendere Barbablù è qui sia la storia che la sua insanità?
Conosciamo la “solidarietà” delle nostre donne; il loro chiacchiericcio, come le loro intuizioni scientifiche, i loro inganni ed i loro silenziosi sacrifici, ma sappiamo anche che Rebecca, indotta dalla cultura, dalla famiglia (qualunque causa esimente si invochi), contrasse un matrimonio di interesse e riuscì a rimanere vedova ricca di una unione scellerata! In questo caso al “rogo” fù il “mostro” e se la motivazione fosse da ricercare nella sua sete di “conoscenza”, non ci sentiamo molto distanti da osservare certa sapienza arrogante che destinava alle fiamme le fiammelle della coscienza nelle donne “rivoluzionarie” della nostra Storia! Si consideri ora quale sincretismo di paradossi offre la vicenda di Gilles de Rais, a cui Perrault si è ispirato: egli, condottiero valoroso che conta quasi più morti nella stanza segreta della sua torre che sul campo di battaglia ed eppure…eppure luogotenente ammirato (e chissà cosa altro…) dalla Pulzella d’Orleans, progenitrice certamente insieme ad molte altre silenziose, di un risveglio della coscienza umana, addormentata nel “sogno” della biologia e della cultura!
Barbablù, conceda questo eccellente consesso, non colse la potenziale “sensibilità” della propria sposa ad accogliere la propria mente malata? Può darsi, ma in questo caso era la sua stessa follia ad impedirglielo. Probabilmente un poco del coraggio di Giovanna D’Arco a soffiare dentro l’animo di Rebecca, avrebbe consigliato più saggio percorso alla donna.

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