L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







martedì 19 ottobre 2010

Drammaterapia nella drammaterapia come teatro nel teatro



@ Nero
Vera o immaginata: storia di un incontro
sottotesto: quando l'esame è dislocato in altri posti da quello della sedia dove siamo seduti

Ad una situazione di vita quotidiana, vissuta più volte o del tutto nuova, ognuno attribuisce importanza più o meno grande. Ad una situazione di pericolo ognuno reagisce facendo leva sulle proprie forze, risorse, conoscenze ed esperienze. Ad una prova di esame, importante o meno che sia, tutti hanno la preoccupazione di superarlo in maniera eccellente, quantomeno accettabile.
In tutti i casi, guardando dall’esterno situazioni diverse che fanno parte della vita di ognuno, balzano agli occhi fatti innegabili; gran parte del risultato, come vivremo, come ce la caveremo, dipende solo dalla nostra capacità di modularci in maniera equilibrata e responsabile alla situazione.
Quello che abbiamo vissuto ieri, era un esame vero o solo immaginato? E se da quell’esame fosse dipeso il nostro futuro, saremmo stati in grado di sopportare l’impegno e l’ansia data dall’importanza di tale evento? Sinceramente non so rispondere. Posso dire che ce l’avrei messa tutta… Ma sarebbe stato sufficiente?
Quante prove la vita ci pone di fronte, e quanta vita lasciamo passare eludendo le difficoltà, barcamenandoci tra un problema ed un altro, tra situazioni pratiche o emotive che non abbiamo il coraggio di prendere in mano? Quanti incontri sono stati importanti, o fondamentali per il nostro futuro, e non abbiamo avuto la capacità di sfruttare l’occasione? Quanti treni abbiamo lasciato passare?
Un giorno ho incontrato il teatro, -non un luogo, non una persona, ma un modo di esprimersi-, un teatro molto particolare, che, a volerlo ascoltare, parla al tuo inconscio, va ad aprire catenacci arrugginiti e dimenticati che non si aprirebbero con l’uso della forza, anzi…
E un po’ per curiosità, un po’ perché avevo detto ad uno che mi conosce bene che avrei fatto il mio dovere, ho continuato ad infilarmi in questa situazione, lasciando che la sofferenza si facesse grande, lottando con il raziocinio che mi dava mille motivi per mollare (forse perché è una parola che odio non l’ho fatto), ascoltando il dolore che affiorava, alleggerendo i pesi del passato.
Tra alti e bassi, smarrimento e gioia, gruppo e solitudine, autonomia e condivisione, in un guazzabuglio di emozioni, gioie, amarezze… Il mio cammino continua…
E forse nemmeno ricordo bene perché avevo così paura di continuare, di esserci, di partecipare, ma ricordo perfettamente che era vera e tangibile, come era vero l’esame di ieri.
Poi uno mi ha detto: “Guarda che è tutto un gioco, è tutto messo in scena per farti crescere, per farti capire che le paure sono solo immaginarie e le difficoltà sono quelle che noi vogliamo vedere a tutti i costi…”
Ma vuoi vedere che ‘sto tizio c’ha ragione!!!

2 commenti:

  1. ...credo che le difficoltà esistano, siano macigni veri, pali di traverso sulle rotaire, montagne che si parano davanti con pareti lisce ed alte, strapiombi dove spesso la corda è "autenticamente" insufficiente...e che poi la nostra caparbia, spesso figlia dell'orgoglio e nipote del narcisimo e con bisavolo la paura (il trisavolo era ancora scimmia!) ci faccia ostinare nel fraintendere volli, volli, sempre fortissimamente volli (Vittorio Alfieri). Monumento all'intenzione che si sposa anche all'azione, ma che non significa viaggio verso l'abisso o scalata verso l'impossibile. Misurarsi con se stessi mentre ci si misura con un compito non tolgie potenza alla nostra volontà, ma la scopre umanamente e giustamente fragile e tuttavia capace di tollerare la sconfitta, di non vivere come lesa maestà il dissenso, il rifiuto, la perdita...ecc ecc. Socraticamente accettare le nostre piccole morti quotidiane è la vittoria più elevata che può vivere la coscienza dell'uomo, non più misurato ed automisurato sull'adattamento e nel confronto con la natura matrigna o madre avvolgente. Vincere a tutti i costi è perverso, quanto falso credere che tutto sia come appare. In questo la drammaterapia crea un prezioso spartiacque in cui ci si ) getta (noi) insieme pesci e pescatori, con il miracolo delle contraddizioni.

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  2. Non posso che darti ragione director, quando imparerò a far questo avrò imparato a vivere. Ti posso garantire che ci sono vicino, anche se a volte scappo a gambe levate... Nero

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