L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







giovedì 14 ottobre 2010

Drammaterapia & la Storia al Femminile

@ Bleu

Anch'io ho un punto di forza: Zeus! Devo spiegarlo? Io sola tra i celesti conosco il segreto del forziere che cela sotto chiave la saetta. Ma la saetta non serve…… Poni accanto alla mia la tua dimora. Godrai il fiore di questa grande terra: offerte votive per sposalizi e nascite. Allora, sempre tu loderai il mio consiglio” (La Dea Athena, Eumenidi, Eschilo)
Come i cantori greci, anche io invoco il favore di una divinità nella trattazione di temi grande come l’universo. Il bene e il male, il femminile e il maschile, l’ombra e la luce e noi, povere scimmie nude, intrappolati tra essi.
Associo il mio richiamo ad Athena, quando è ricordata come dea della conoscenza, della giustizia, delle arti e dell’artigianato. La dea guerriera della strategia, ma che conosce il perdono poiché dona il suo voto all’accusato quando i giurati sono in parità nel verdetto. (chissà cosa avrebbe fatto nel processo a Gilles de Rais). L’altra faccia del femminile che racchiude elementi maschili, e ne compie la sintesi (forse).
La Storia, caro Nero, l’hanno scritta gli uomini, non le donne. Perdona la generalizzazione, ma è così. Per non cadere nella valutazione di genere, troppo semplicistica, posso dire che le vicende storiche sono state studiate e illustrate con qualità legate alla componente virile: la potenza, la forza, la conquista, l’esplorazione di nuovi territori, la sottomissione sono state esaltate e poche volte osservate con spirito critico.
Ulisse, l’astuto che fa cadere Troia, Enea, il fondatore della stirpe dei Cesari, Napoleone e Alessandro, gli inquisitori che mandarono al rogo le più belle menti a loro contemporanee e salirono comunque all’onore degli altari… un elenco così lungo da far paura.
La letteratura esalta i cantori di imprese eroiche ed è più semplice ricordarsi di Omero che della poetessa Saffo e della sua delicatezza (Ho una bella figlia, l’amata Cleide, che ha l’aspetto simile a fiori d’or).
Eppure, a dispetto di storici e di storiografi, esiste un’altra storia, quelle delle donne.
Che non furono solo madri piangenti, streghe sul rogo, pulzelle d’Orleans e monache di Monza, sante vergini e martiri, condannate dal loro destino biologico al ripudio, al disprezzo, alla castità più umiliante , se sterili o incapaci di generare figli maschi.
Vi furono donne fiere, colte, intelligenti, capaci di affetto e di amore, votate alla pace, ma non deboli nè vittime, che tracciarono e percorsero le strade del progresso che oggi ci sforziamo di individuare.
Proviamo a ricordare i libri di storia: quante righe dedicate all’opera di mecenati donne e quanti paragrafi dedicati alle conquiste di Cortès e Pizarro?
“La pace delle due dame”, Madame Curie, scienziata due volte Nobel, Maria Montessori, ovvero il coraggio di una grande idea, Maria Gaetana Agnesi e la versiera, Madame de Staël e il suo salotto culturale, quanto sono bistrattate nei percorsi formativi e scolastici di base o negli approfondimenti culturali individuali!
(Volutamente, non fornisco links o referenze, perché questo è un invito a stimolare curiosità e voglia di sapere che meritano un momento di energia in più)
Eppure queste donne ci parlano di un altro tipo di lotta, senza armi, condotta con la forza, ma non con la violenza.
Gilles de Rais
Ci raccontano che se, come vuole Konrad Lorenz, esiste il male ed è necessario perché legato alla nostra condizione di Homo sapiens, allora esiste anche la contropartita: lo spirito critico, il desiderio di pace e benessere, la capacità di amare e di soffrire, e soprattutto di RIDERE, dietro altri stimoli che non siano la sopravvivenza della specie.
Gli animali, come ho avuto spesso occasione di scrivere, non covano vendetta, usano l’aggressività in maniera funzionale alla sopravvivenza propria e della prole.
Non così gli uomini e lo sappiamo, nessuno si senta escluso. La Bestia, quella biblica, è in noi, dorme nelle pieghe della coscienza, alza la testa quando ve ne sono le condizioni. Basta una zanzara molesta, gonfia del sangue succhiatoci, ma stupida e là…. con una prosaica ciabatta (che è l’equivalente di un bazooka) la inchiodiamo al muro, sul pavimento, e poi la contempliamo con compiacimento!! Quanta soddisfazione nello schiacciare quel piccolo simulacro di nemico che si è preso una infinitesimale parte del nostro sangue, lasciandoci un ponfo più piccolo di una moneta da cinque centesimi! Lo fa persino il Dalai Lama.
Ma esiste anche altro in noi e lo raccontano la storia della pace, della cultura, della terra, dell’amore. Una storia diversa se raccontata al femminile, o secondo una visione improntata alle qualità che si associano ad esse. Ho rivalutato assai l’odiato Manzoni del Liceo rileggendo il “Cinque Maggio”, perdendomi nelle sue riflessioni sulla sofferenza finale di Napoleone, confinato su uno scoglio nell’Oceano, e nella morte vicino alla redenzione.
Nella nostra cultura, anche quella legata alla tradizione cattolica, sappiamo di avere il libero arbitrio, cioè la capacità di scegliere tra Bene e Male, ispirati ora dalla religione, ora dalla la filosofia, dall’ideologia o finanche dalla scienza.
A questo punto, viene da chiedersi: vale la pena scegliere il bene? E perché farlo, se il Male è necessario, visto che persino la Bibbia vuole che “Nessuno tocchi Caino”?
E cosa siamo noi, che portiamo nella coscienza il germe di Landru e il desiderio dei cori angelici? Cosa
Lo descrive bene Albert Camus ne “La Peste” :
"So soltanto che bisogna fare quello che occorre per non essere più un appestato, e che questo soltanto ci può far sperare nella pace, o, al suo posto, in una buona morte. Questo può dar sollievo agli uomini e, se non salvarli, almeno fargli il minor male possibile e persino, talvolta, un po' di bene. Dopo un silenzio il dottore domandò se Tarrou avesse un'idea della strada da prendere per arrivare alla pace. "Sì, la simpatia". […] "Se si può essere un santo senza Dio, è il solo problema concreto che io oggi conosca".

2 commenti:

  1. Proveniamo da quella peste terribile che abbiamo sperimentato nella elaborazione de "Il Rinoceronte": la propaganda. Quella al servizio del Potere che è al servizio dei disastri di un narcisismo che si copre di ideali. E tu ci porti in volo sulla "peste" di Camus...un grande, così vicino, storicamente, a quanto Grotowsky stava elaborando. Sempre di Peste si tratta: questo gioco esibizionista dello scandalo eletto ad audience. Che si tratti di fingersi morti in una squallida sceneggiata dopo un magnifico goal fatto in campo, o delle bandiere bruciate allo stadio da parte di qualche persona resa cretina da quanto gli è attorno. Ci potremmo chiedere...ed il libero arbitrio dove sta, la propria capacità di scegliere? Molte volte sta nelle tasche degli altri, nelle loro parole, nelle loro psicopatologie. Se questo vale come analisi dall'elicottero, poi però bisogna scendere a terra...e parlare all'uomo che sbaglia dei suoi sbagli e non solo delle sue giustificazioni. Lo abbiamo detto nessun orco o cattivo, ma alti i recinti dell'etica contro la barbarie di chi professa crimine e terrore e vuole leggere l'evoluzione alla rovescia. Simpaticamente, empaticamente, director

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  2. Il libero arbitrio... Solo di questo potremmo parlarne per ore.
    Cosa rende l'uomo libero di decidere? La sua coscienza forse? Torniamo punto e a capo, ancora una volta, e, in un'idea del tutto personale, ti propongo una massima del grande Einstein: "Due cose sono infinite; l'universo e la stupidità umana. Sull'universo ho ancora i miei dubbi".
    Nero

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