L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







giovedì 28 ottobre 2010

Drammaterapia e Drammi: lo spettacolo senza spettacolo

Modello di Pompa per creare il Vuoto
@ Director

Improvvisamente la Difesa, ma subito appresso anche il Pubblico Ministero, si accorsero che mezza aula era scomparsa. Proprio così…non soltanto metà della popolazione nomade di quanti avevano assistito al dibattimento sino ad allora, ma anche metà aula fisica! I due interlocutori e dobbiamo dire anche l’associazione di “Anna e le Sue Sorelle”, nonostante l’ovvia divergenza di vedute sui fatti discussi, non avevano dubbi: se spariscono i pensieri, con loro, “virtuali” ma potenti, rischia di scomparire anche la possibilità dell’agire. Oppure essa si irrigidisce, sclerotica, nel luogo comune, nella meraviglia, cosa che tutti sappiamo differente dal sentimento di stupore, e si esprime nell’iterazione di condotte solite, abitudinarie, quelle, per intenderci, che davvero Julio Cortazar avrebbe mandato diritte alla forca. Azione…non azione, diremo, ma piuttosto ripetizione.
Quali parti, quale recitazione! Tutto appariva mostruosamente vero e neanche il doppio salto cabriato di un olimpionico invitato a testimonial, avrebbe fatto pronunciare UNA parola a quell'uditorio. Gilles de Rais ora troneggiava di nuovo, prepotente nella virtù, come lo era stato nel peccato e non aveva bisogno di puntare il dito su qualcuno in particolare per affermare che l'ipocrisia, l'inganno, la malignità (omettiamo il Maligno) albergano nei nidi delle colombe e rendono muti e instupiditi i piccoli volatili che nasceranno...Non vi erano "prime pietre" da esortare al lancio, per sentire l'acre odore di muffa che si nutre del bagnato di cortili dove il sole non entra mai o non lo si fa entrare  per far luce sul senso delle cose che ci sono attorno. Il senso nuovo, quello aggiunto, quello diverso, quello che "concede" scale normali alle persone normali, obbligando tutti, almeno per una volta sentirsi cattivi, brutti, ignorati, soli e con qualche handicap. "Solo l'amare, solo il conoscere conta, non l'aver amato, non l'aver conosciuto. Dà angoscia il vivere di un consumato amore" (Il Pianto della Scavatrice, Pier Paolo Pasolini, 1956). No, l'aula sparita, quella parte mancante, mozzata alla partecipazione ai lavori per un appuntamento dal parrucchiere, o cerusico -vista l'epoca-, od il vuoto pneumatico delle idee troppo impigrite da sempre;  quella che esalta il pudore misurato in centimetri e non in anima, era tarata su una frequenza di decibel che non sopporta i suoni di sotto, nè quelli di sopra...ma convive con quello eterno ed immutabile dello specchio dove guardare il mondo.
Ahi che dolore pensare che le paralisi non siano solo quelle più o meno “flaccide” che la neurologia prevede! Che vi sia una sorta di sorda paura, incapace di ascoltare anche se stessa e dunque chi ti parla davanti, racconta e vuol condividere. Certamente i crimini commessi da quell’uomo, tutt’altro che probo e caritatevole, che era Gilles de Rais, e lo spettacolo offerto dalla descrizione delle sette mogli trucidate di Barbablù dovevano di sicuro aver amplificato quel grande peccato che Dante canta e punisce in un girone assai severo: l’ignavia.
"A buon intenditor poche parole"- cantò qualcun altro. Un altro ancora: "non ho parole"!
Ed un terzo"... per questa sera, tiro giù il sipario".

7 commenti:

  1. bleu portavoce di "Anna e le sue sorelle"28 ottobre 2010 alle ore 18:08

    E pensare che "Anna e le sue sorelle" speravano addirittura in un editoriale di Umberto Eco sul dibattimento.

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  2. Grande Director, unico attore dell'immaginifico teatro a cui aneli; non riceverai applausi, nè fischi, perchè abbiamo paura che gli Orchi dentro di noi possano svegliarsi e stiamo attenti ai rumori ed anche a muoverci bruscamente.
    Abbiamo capito che non ci sono orchi ma le nostre paure ci aspettano sul trono alla fine del tappeto rosso... Nero

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  3. Grande Director, unico attore dell'immaginario teatro a cui aneli.
    Non riceverai fischi né applausi, perché abbiamo paura che i rumori possano svegliare gli Orchi.
    Anche se abbiamo capito che gli Orchi sono solo immaginari, le nostre paure ci impediscono di fare rumori molesti, di esprimerci, e di fare movimenti bruschi.
    Sappiamo anche che è inutile, tanto la "Paura", ci aspetta sul trono in fondo al tappeto rosso.
    Nero

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  4. Volevo ringraziare “ Anna e le sue sorelle,”perché difenderanno la scelta fatta da Rebecca . Guarda! In un angolo nascosta dietro il sipario un’ ombra. Rebecca, raccolta, legge nel suo intimo spaventata per tutte le emozioni che drammaticamente stanno invadendo e distruggendo sogni , desideri e felicità. Volevo l’amore…L’amore …Oh! che follia inseguirlo. Per aver desiderato …e oltre cercato ME. Vera dietro una porta…
    Beatrice..

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  5. ...allora guarda che le stai ringraziando, sprovveduta, in calce al post sbagliato, vai un poco prima. Qui c'è solo Gilles de Rais che, se potesse, ritaglierebbe tutte e sette le teste melliflua Beatrice! Ne aspetto una giusta! Che non si sappia leggere tra le righe?!

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  6. Nero la prossima volta Barbablù terrà fuori dal castello la donna ingrata, fuori dalla testa speranze ingrate Dovrà indire un gran banchetto e lasciare tutti gli ospiti a guardarsi...perchè sarà servito solo quello che avranno intensamente pensato di volere. Piatti vuoti per cervelli vacanti di idee. Il digiuno del Sire, sarà anche quello dei suoi commensali. Che si ripensi a tutti i piatti consumati prima, che si rigurgitino come usanza dell'antica Roma i pasti prelibati, senza scambiare la lama della Falce per il becco amorevole di mamma uccello, che nutre, che alleva. Destini all'indietro.

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  7. Forse in una cena fatta di piatti vuoti potremmo prendere coscienza, che quello che abbiamo vissuto non è l'unico modo per vivere, ma la difficoltà di mettere del cibo sconosciuto in un piatto sconosciuto e non avere posate per mangiare e sporcarsi le mani per fame,così nutriti rialsarsi appagati dal cibo e scoprire che non è poi così brutto sporcarsi le mani.Liberta

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