L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







giovedì 24 giugno 2010

Drammaterapia: Psicosomatica di scena!

Director e Nero, Foto di scena da "il Kamikaze", 11 aprile 2010
@ director

Domani, di Psicosomatica si parlerà attraverso corpo & anima di voi attori, giacchè è psicosomatico a volte un sintomo fisico, sono tutte psicosomatiche le nostre emozioni espresse attraverso il corpo. Forse fa eccezione lo sbadiglio; ma non quello da contagio, ad esempio, trasmesso da chi ci è vicino, mentre lo “esegue”, perché, in quel caso, la riproduzione del gesto dell’altro passa per la nostra percezione e riflesso psichico.

Il corpo dell’attore non è un contenitore di emozioni, né quest’ultime possono ovviamente esistere senza il suo corpo. L’attore che recita è dunque l’espressione figurata (ma sensibile e vivente) di quanto la realtà psicosomatica sottenda l’intimo collante tra il nostro gesto ed il “significante”. Egli è simulacro dell’esperienza umana; un cristallo che si offre specchio alla nostra presenza, che fa potenzialmente vibrare allunisono chi assiste, come un cristallo. Ciò a cui si assiste, in effetti, è lo “spettacolo” del teatro, quell’incontro assolutamente partecipativo tra recitante e spettatore (Grotowsky), incontro “costitutivo” intendo dire.
Per questo ho scelto di parlare di psicosomatica e attraverso due brevi pieces, estemporanee, se si valuta che le ho scritte negli ultimi tre giorni, ma significative se descrivono intimamente il punto di arrivo ed insieme partenza di alcune tematiche venute allo scoperto nel nostro lavoro con la dramma terapia. Il processo drammaterapico scava, esplora e porta alla luce attraverso passaggi e percorsi che sono psichici e fisici e relazionali. Lo spazio delle significazioni, allora, si estende oltre l’anima ed il corpo del soggetto, permeando e modulandosi nell’esperienza con l’altro. Anche questo spazio-tempo più dilatato diventa psicosomatico, alla stessa stregua di quanto lo è, per un soggetto allergico alla lattuga, leggere la parola “lattuga” su una rivista. Le nostre crisi allergiche, nel lavoro della drammaterapia, ci parlano di noi separati o negati, inespressi. Guai a dare un antistaminico, come rimedio, peggio che mai il cortisone! Questo aiuterebbe perversamente a sopportare per sempre il compromesso delle malattie dell’anima.
Perché la psichiatria organicista, quella che impiega i farmaci per intenderci, utilissimi, anzi in alcuni casi indispensabili per alleviare le condizioni di chi soffre, non ascolta con una certa continuità e frequenza le parole che sgorgano dalla sofferenza e che riproducono in modo drammatico le condizioni d'esistenza di ciascuno di noi, e in modo vertiginoso alcuni abissi che solo l'arte, la poesia, la musica, la mistica fanno dischiudere, chiedendo spesso il sacrificio dell'artista, del poeta, del musicista, del mistico?”
Umberto Galimberti. Scoprire Il dolore dell'anima,“"La Repubblica", 12 febbraio 2007

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