L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







domenica 14 novembre 2010

Drammaterapia, Nevrosi e Prezzo: Mad World


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MAD WORLD by Gary Jules

All around me are familiar faces
Worn out places
Worn out faces
Bright and early for their daily races
Going nowhere
Going nowhere
Their tears are filling up their glasses
No expression
No expression
Hide my head I want to drown my sorrow
No tomorrow
No tomorrow
And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I’m dying
Are the best I’ve ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It’s a very very
Mad world
Mad world
Children waiting for the day they feel good
Happy birthday
Happy birthday
Made to feel the way that every child should
Sit down and listen
Sit down and listen
Went to school and I was very nervous
No one knew me
No one knew me
Hello teacher tell me what’s my lesson
Look right through me
Look right through me
And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I’m dying
Are the best I’ve ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It’s a very very
Mad world
Mad world
enlarged in your world
Mad world

MONDO FOLLE

Tutto intorno a me ci sono volti familiari/ Luoghi logori/ Volti logori/ Sveglio e brillante per le corse quotidiane/
Senza meta/ Senza meta/ Le loro lacrime hanno riempito i loro bicchieri/ Nessuna espressione/ Nessuna espressione/Nascondo la testa voglio affogare il mio dolore/ Nessun domani/ Nessun domani/ E trovo un pò buffo/
e trovo un pò triste/che i sogni in cui muoio/ sono i più belli che abbia mai fatto/ E trovo difficile da dirti/ E trovo difficile da sopportare/ quando la gente corre in circolo/ E' davvero/ Un mondo folle/ Un mondo folle/ Bambini che aspettano il giorno in cui si sentiranno bene/Buon compleanno/Buon compleanno/Ti fanno sentire come ogni bambino dovrebbe/ Seduto ad ascoltare/ Seduto ad ascoltare/ Sono andato a scuola ed ero molto nervoso/ Nessuno mi conosceva/ Nessuno mi conosceva/ Salve, prof, dimmi qual è la mia lezione/ Mi guardi attraverso/
Mi guardi attraverso/ E trovo un pò buffo/ e trovo un pò triste/ che i sogni in cui muoio/ sono i più belli che abbia mai fatto/ E trovo difficile da dirti/ E trovo difficile da sopportare/ quando la gente corre in circolo/ E' davvero/ Un mondo folle/ Un mondo folle/ Allargato nel tuo mondo/ Un mondo folle

@ Director

Le nevrosi degli individuo partecipano la nevrosi della cultura nei termini in cui essa è frutto di meccanismi dei difesa (ed i loro prodotti) dell'individuo da sempre, dalla nascita della sua individualità autocosciente in mezzo al gruppo. Voglio dirla grossa e rozza, ma sono convinto...estremamente vera e non vi è giudizio di bene o male: dopo la nascita della stampa, della fotografia, con l'avvento della radio, quello della televisione, dei mezzi di  comunicazione multimediale ed internet qualcosa di specifico è profondamente cambiato. Prima di questa grande rivoluzione della comunicazione, prima che un segnale morse impiegasse un manciata di pochi secondi a fare il giro del mondo e tornare al punto di partenza, l'individuo aveva riti privati e collettivi ad arginare solitudine e senso di morte dietro ad esso. Dopo i riti ed i rituali (cose ben diverse sappiamo) sono cambiati ed ancora, in questa fase di passaggio, stentano rumorosamente a funzionare. " I miti ci guardano costantemente e noi dobbiamo riuscire a sostenerne lo sguardo" afferma Hilmann; bisogna riconoscerli dietro le maschere dei nostri moderni oggetti di desiderio.
Urlare il proprio dolore allo specchio di una camera che ti riprende dentro alla stanza del Grande Fratello, costituisce, da un punto di vista sociologico, solo un urlo di risposta a quello più grande che, inevaso, si è determinato nella cultura del nostro tempo. Non aiuta quello privato, non dà sollievo a quello dell'uomo che piange nascosto. Del bambino incompreso nei suoi bisogni. No One Knew Me. La nevrosi della nostra cultura crea bisogni e risposte a questi e come pensa un grande uomo quale Hilmann, non armonizza le domande e le risposte del singolo con il collettivo. Questo è un discorso ampio, difficile, a cui in questa sede si può alludere, ma certo non trattare compiutamente, ma è utile alla comprensione del successivo concetto. La drammaterapia ed altre discipline, in prezioso inesauribile bilico tra la scienza psicologica e quella umanistica, obbliga al recupero di quella riflessione che esplora il viaggio costante tra l'individuo ed il gruppo, attraverso le creazioni della cultura. Lo accompagna, mentre affina i suoi strumenti d'indagine, dà finalmente "dignità" al suo "drama", tentando di spogliarlo delle apparenze e dei travestimenti comodi e spesso mistificanti e, come si discuteva ieri con Maria Pina, rende l'individuo "creatore" e non solo "fruitore" del suo tempo. E' questo riappropriamento dei sentimenti e delle loro ombre (buone quanto le nostre ali) a lavorare nei nostri laboratori ed oltre.

4 commenti:

  1. Dietro le nostre nevrosi spesso ci nascondiamo per non tirare fuori quello che non sappiamo, e questo ci condanna a vivere senza poter scegliere, ripercorrendo gli stessi rituali (stampelle).Senza il teatro non avrei avuto questo pensiero.Astra

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  2. Comprendo quello che provo nei vari atelier, attraverso quello che tu scrivi, emozioni, sensazioni all'inizio non riconosciute e poi piano piano, sempre più vissute e tenute come un prezioso dono dentro di me. Ora comprendo tutte le difficoltà che ci sono, la differenza di quello che viviamo fuori è talmente lontana da questa esperienza, che ci fa credere che quello che proviamo è soltanto un momento a se stante e poi così si ricrea quella non comunicazione tra l'esterno e il nostro interno, che ci permette di prenderci in considerazione e così vivere. Liberta

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  3. La drammaterapia ci aiuta a capire noi stessi attraverso il lavoro di gruppo e ci permette di scoprire "cose", che nel tempo abbiamo imparato a tenere nascoste, a non considerare vere ed importanti, perché dolorose. Il lavoro che portiamo avanti ci fa anche capire, come tu affermi, che i media non aiutano l'individuo a superare le difficoltà, né a capire, e tantomeno a curare il senso di solitudine, insoddisfazione, inadeguatezza e frustrazione; anzi, li alimenta e li ingigantisce, creando miti e divi, che appaiono umanamente lontani dal nostro quotidiano e soprattutto perfetti e senza problemi. Ecco dove, secondo me, il gruppo aiuta; si va avanti insieme, si lavora ad un unico obiettivo, ci si conosce e accetta, con i limiti e senza paure, perché si è in un ambiente protetto. Cosa non meno importante, ci si diverte. Non mi sembra cosa da poco, e sarebbe sciocco sprecare occasioni di crescita come questa. Nero

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  4. Le nevrosi nascondono spesso la mancanza di comprensione, siamo abituati attraverso i mezzi di comunicazione moderni, a giudizi, dibattiti, commenti, pensieri che non sono nostri, perché non lasciano spazio all'ascolto, quello vero che viene dal cuore. Immagino una nonna col proprio nipotino davanti al focolare, a raccontare fiabe che parlano di folletti e fate buone.
    Sole

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