L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







martedì 16 novembre 2010

Drammaterapia: il nostro uso del Virtuale

E' appena uscito nelle sale romane “The social Network”, movie ispirato alle vicende dei creatori di Facebook. La pellicola fornisce lo spunto per approfondire un passaggio del precedente post.
Se, oltre che seguire la vicenda centrale, si osservano con attenzione le abitudini degli studenti del College ove è ambientata la storia, salta subito all'occhio il massiccio impiego di portatili e di tecnologia informatica che è presente nella vita quotidiana degli studenti americani.
Avere con sé il proprio notebook ed essere collegati in rete, mentre si assiste ad un concerto, averlo acceso, accanto al proprio letto sin dal primo mattino, per poter dare un'occhiata veloce prima di colazione ad eventuali aggiornamenti sul proprio profilo, sembrano essere la regola per gli studenti americani dei primi anni 2000. Anche per un internet addicted più accanito, la situazione descritta è sembrata eccessiva.
Ma, se sgombriamo il campo da facili valutazioni, questa è la realtà: i mezzi di comunicazione cambiano sempre più velocemente, a un ritmo cui è difficile adattarsi in tempi rapidi, e chi non ne usufruisce è tagliato fuori, che piaccia o no. Avere contatti di lavoro, senza disporre di una casella di posta elettronica è impensabile. Gestire un'attività artistica e non disporre di una pagina su Myspace, può limitare notevolmente scritture e contratti.
Probabilmente, quando arrivò il telefono nelle case, molti avranno pensato che la gente non avrebbe più scritto lettere o cartoline. Forse in parte è accaduto proprio questo, ma le persone hanno tuttavia continuato a interagire, a parlarsi, a cercarsi e a trovarsii, ma in modo diverso.
Le mail hanno sostituito le poste, la messaggeria istantanea ha soppiantato le mail, i blog hanno dato la possibilità a tanti di esprimersi e di esporre le proprie idee senza dover dipendere da redazioni e giornali. Non si potrebbe rimanere in contatto costante con i nostri amici lontani senza facebook....e così via
Ancora però si sente il ritornello nostalgico che condanna i rapporti virtuali in favore di quelli reali. Ma quanti hanno il tempo, i soldi, e le energie per parlare, conversare, comunicare con tutti i propri affetti, in maniera costante, continuativa e vera? Quanti lo farebbero comunque?
Non credo che la telefonata annuale per gli auguri di Natale al cugino lontano sia più vera di un messaggio in chat. Né ritengo che certi sodalizi che durano per il tempo di un'esperienza condivisa (come una collaborazione lavorativa, un corso di studi, un allenatmento in palestra) abbiano maggiore spessore di un link su facebook.
Non ci sarebbe neanche bisogno di affermare che una carezza , un sussurro, un abbraccio sono mille volte più importanti e preziosi di una mail. Si sta parlando qui di due situazioni ben differenti, in cui l'una non esclude l'altra: realtà e virtualità rimandano a due livelli di funzionamento del nostro pensiero diversi, che possono essere sinergici e non antagonisti, come si tende spesso a fare.
Questa non vuole essere un'apologia della tecnologia informatica, ma un invito a una riflessione libera e scevra da facili moralismi, leggermente improntata al positivismo.
Il mondo cambia a un ritmo che spiazza ed è difficile seguirlo. Ma ci vengono forniti nuovi strumenti e nuovi spazi da esplorare che possono essere vissuti in maniera creativa per raggiungere obiettivi importanti quali una migliore e compiuta espressione di sé stessi e del proprio mondo interiore. Oppure possono essere utilizzati per una migliore gestione del proprio tempo e delle proprie risorse personali e della vita di relazione: si rifletta sulla rapidità di una mail per un accordo di lavoro per esempio o sulla buona energia che può generare un inatteso pensiero gentile comunicato per sms.
Tra reale e virtuale, la verità, come sempre e diversamente da quanto si pensa, non sta nel mezzo, ma sta in profondità.

1 commento:

  1. Il tuo scritto pone in evidenza un fatto inconfutabile: Anche lo strumento più straordinario, può diventare un'arma a doppio taglio che può farci molto male. Questo perchè l'essere umano è portato ad adagiarsi sulle comodità che possono poi -inconsapevolmente- danneggiarlo e, soprattutto, preferisce sostituire i rapporti reali con quelli virtuali, più nascosti e meno impegnativi.
    Il tutto condito dall'insipienza e dalla superficialità che regnano sovrane.... Nero

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