L'Atelier LiberaMente è uno spazio aperto, nella misura in cui va consolidando il suo pensiero e la sua pratica. Un blog permetterà di estendere l'area comunicativa, un "drama" allargato delle idee e delle competenze. Director, E. Gioacchini







mercoledì 24 novembre 2010

Drammaterapia & Catarsi: verso il cambiamento

@ Director

Modificare la propria condotta in vista di un obiettivo non sempre costituisce un compito facile, anche se la posta in gioco rispetto a quel traguardo é alta e magari, sulla carta, meriterebbe ogni nostro sforzo. Questa è una realtà con cui ci incontriamo ogni giorno o quasi, nelle più differenti corcostanze. Quando la modificazione è di tipo funzionale alla situazione, prestazionale, ma senza un cambiamento strutturale nella personalità del soggetto, il risultato non possiede i requisiti di autenticità e potenza ed il valore del nostro sforzo è spesso vanificato dalla variazione anche minuscola di uno dei dati del problema che stavamo affrontando.  Un lavoro più profondo che coinvolga i nostri veri ricordi, bisogni, aspettative, timori costituisce invece un reset capace di riprogrammare progetti ed orientare le energie. Questo accade in psicoterapia, ma perfino in alcune circostanze della vita, fuori del setting, quando situazioni "limite" obbligano il soggetto ad una rielaborazione cosciente ed inconscia del proprio progetto di vita e modello della realtà.
In drammaterapia, il teatro ha questa potenza di lavorare con il "come se", svegliandolo dal letargo dello spettacolo in poltrona, come da quello immanente del sintomo, del conflitto, del lapsus e obbligare il soggetto a confrontarsi con quanto inevaso, dissimulato, nascosto e persino negato. A farci personaggi ed interpreti. Allora le prove d'autore della personalità alle prese con le più svariate situazioni divengono innumerevoli e senza finale scritto, si modulano sul momento storico ed individuale della persona, approdano ad adattamenti nuovi e fino ad allora inespressi. In questo senso il teatro usato in drammaterapia possiede un ruolo di elemento transizionale, che accompagna, quale testimone (il setting, il gruppo, il director, il pubblico), il soggetto verso la verifica di possibili cambiamenti. L'aspetto catartico di questo lavoro risiede proprio nella ridefinizione di pensnieri ed emozioni difronte allo spettacolo della propria rappresentazione: come non la si immaginava, come si ha il coraggio di usare, come praticabile da quel momento in poi e, soprattutto, come s'impone ora nuova alla nostra coscienza.

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